L'inizio di tutto

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Non sapevo dove mi trovavo. Da ore ormai girovagavo in questo cupo labirinto di scale e corridoi e porte che non portavano in nessun posto, e lentamente cominciavo a preoccuparmi. Proprio quando non riuscivo più a trattenere il pianto, arrivai ad una scala più lunga e imponente delle altre,che portava a una porticina talmente piccola da passare quasi inosservata tra il bianco e il nero di quell'incolore labirinto. Decisi di fare un ultimo tentativo e arrivai in cima, dove varcai la porticina.
Lo spettacolo era talmente tetro che ero indecisa se ritornare sui miei passi: vidi la mia bellissima città di Mitakihara, il luogo dove avevo passato i momenti più belli della mia infanzia, completamente sfigurata; i grattacieli erano stati distrutti, e i migliaia di pezzi rimanevano appesi a mezz'aria, quasi come il tempo si fosse fermato e ci fosse qualcosa di invisibile che stesse giocando a riassemblare le costruzioni come mattoncini. L' aria era impregnata di fuliggine e gas di scarico, e in giro non si vedeva nessuno: tutto era avvolto da un completo silenzio innaturale.
Come se non bastasse, davanti ai miei occhi si erigeva un albero enorme, talmente grande da non riuscire a vedere la fine dei suoi rami, completamente privo di foglie; a fianco ad esso, la cosa più spaventosa e orripilante che io avessi mai visto, un essere che fin da bambini ha popolato i nostri incubi più profondi, l'incarnazione della Paura stessa.
Non appena lo vidi, il mio cuore si riempì di sgomento e di angoscia, ed ebbi come la sensazione di averlo già incontrato molte volte prima di questa, ma non riuscii a ricordarmi dove.
Ma quello che mi lasciò più esterrefatta, fu vedere un piccolo puntino che si avvicinava all' incubo con ostinata decisione: un piccolo puntino osava sfidare un essere che era di gran lunga più grande e più forte di lui? Non potevo crederci. Chi (o cosa) potrebbe mai avere così tanto coraggio?
Guardai meglio: quel puntino era in realtà una ragazza, sui 15 anni.
Era la ragazza più misteriosa che avessi mai visto: aveva capelli lunghi e corvini lasciati sciolti sulle spalle minute, che incorniciavano il volto pallido e grazioso, e indossava una camicia grigia, con al collo un fiocco di un grigio leggermente più scuro, e una gonna nera e gonfia orlata di pizzo bianco, i collant neri e stivali con tacco dello stesso colore alti fino al ginocchio; al braccio portava un piccolo scudo d'argento decorato con riccioli e ghirigori delicati, misterioso quanto la padrona.
Si stava dirigendo verso la creatura con un cipiglio ostinato, gli occhi grigio-viola illuminati da una luce sinistra. Quando raggiunse l'essere, una scarica di esplosioni lo colpì e mi lasciò a bocca aperta; era impossibile che fosse sopravvissuto! E invece le esplosioni non ebbero nessun effetto: era ancora lí, illeso.
Allora la ragazza tirò fuori dal suo scudo una Revolver e gli sparò contro, poi ne tiro fuori un'altra e un'altra ancora ad una velocità impressionante, tanto che l'aria si riempì dell'eco degli spari; ma tutto ciò sembrava non avere effetto.
Ad un certo punto la creatura sembrò stancarsi di quella fastidiosa seccatrice e passò al contrattacco: una ventata d'aria potentissima scaraventò via la strana guerriera e la sbalzò su un ramo dell' albero.
-Non ce la farà,e lei lo sa bene- disse improvvisamente una voce accanto a me.
Mi girai sorpresa, ma non vidi nessuno; poi, guardando in basso, vidi un animale simile a un gatto che mi fissava inespressivo con i suoi occhietti rosa. Era tutto bianco,con un cerchio rosa sul dorso, e dalle orecchie gli uscivano dei prolungamenti

Io, MadokaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora