Capitolo1

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[La storia è ufficialmente in revisione, ecco perché i capitoli appariranno diversi nello stile e la grammatica. Mi scuso per eventuali disagi nella lettura]

Il primo giorno di scuola al Nordwestern Christian College non potevache assecondare le mie aspettative. La sua noiosa routine e i suoi soliti, monotoni studenti non erano cambiati affatto. E agli occhi di tutti anche io ero rimasta la cara vecchia me. Continuavano a vedermi come la sorellina minore e indifesa di Luke Hemmings, alle cui regole ero tenuta ad attenermi. Eravamo praticamente gemelli, almeno secondo tutti quelli che ci vedevano vicini. Il nostro aspetto non lasciava spazio ad alcun dubbio, condividevamo gli stessi geni. Se solo avessero guardato un po' più nel profondo si sarebbero accorti di quanto fossimo in contraddizione. Lui camminava a testa alta, determinato e fiero, con una prepotenza e un'ambizione che combinate diventavano letali. Io, al contrario, ero stata per la maggior parte della mia vita silenziosa e passiva nei confronti dei suoi ordini, mi ero costretta dentro una pelle che non sentivo mia. Per quanto cercassi di fingermi a mio agio, io non ero la ragazza che tutti vedevano, non ero la sorella che mio fratello voleva che fossi.

Miero preparata mentalmente ad affrontare l'anno scolastico accompagnata dal mio personalissimo cane da guardia nonché fratello maggiore, che aveva ben pensato di farsi bocciare. Sospettavo che la sua superficialità nello studio e il suo atteggiamento da padrone del mondo nei confronti del corpo insegnante fossero più che studiati a tavolino. Un piano perfetto per darmi il tormento anche l'ultimo anno di scuola. Non c'era stato verso di liberarmi di lui, nonostante ci avessi sperato con ogni singola molecola del mio corpo.  E dulcis in fundo non avrei potuto che essere deliziata dalla sua compagnia persino in classe. Ovviamente sarebbe finito nella mia sezione, lo avevo sempre saputo. Era un po' come avere un infallibile sesto senso per certe cose. E mannaggia a me, avevo ragione una volta sì e l'altra pure.

-Più ti guardo più ho la tentazione di accarezzarti i capelli con il rasoio- Non ebbi bisogno di voltarmi per sapere che il suo sguardo esprimeva disprezzo. Non aveva ancora accettato il fatto che i miei capelli avessero subito un taglio corto fino al collo e che da color grano avessero assunto le tonalità del cielo.

-Non sei obbligato a guardarmi, lo sai?-

-Non potevi scegliere un colore normale? O, meglio ancora, rimanere bionda?- Si comportava come se avesse tutto il diritto di farmi la ramanzina, dimenticando ogni volta che seppur lontano avevamo ancora un padre e che a quanto pareva il suddetto genitore era d'accordo con la mia scelta stilistica. Mi infastidiva parecchio che Luke non accettasse l'esercitazione del mio libero arbitrio.

-Semi fossero piaciuti castani, li avrei fatti così. Invece mi piacciono azzurri. Non è un problema che mi riguarda se ti fanno schifo- Mi guardai intorno e come mi aspettavo nessuno rivolgeva lo sguardo a noi. Luke aveva messo in chiaro che ero off limits per chiunque e la notizia si era sparsa a macchia d'olio. Non capivo come un ragazzo normalissimo come lui potesse avere tanto ascendente sulle persone, ma certo era che le sue parole funzionavano molto bene. Nessuno si era mai avvicinato troppo, né per amicizia, né per qualcosa di più profondo. Avevo imparato a convivere e gestire tanta solitudine, eppure, qualche volta, bruciava ancora sotto la cenere delle mie ormai morte e sepolte speranze. I miei occhi incontrarono la figura di Michael Clifford, il celebre e acerrimo nemico di mio fratello. Per qualche arcano motivo tra i due non era mai scorso buon sangue, anzi sarebbe stato più accurato dire che si trovavano sulle rive opposte di un canale di lava bollente. Chissà se Luke sapeva già che insieme a lui, anche Michael era stato bocciato. Luke si accorse del mio sguardo fisso su qualcuno e lo seguì, rabbuiandosi all'istante. Lo sapeva. Lo sapeva e aveva sperato che Clifford non si presentasse a scuola, ne ero certa.

-Stagli alla larga- Il suo tono autoritario non mi spaventò, lo aveva usato tante di quelle volte che quasi mi mancava quando parlavamo con tono pacifico.

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