3° Capitolo - Il soggetto della colpa

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"Una bottiglia di aspirina, per favore, signorina."
La giovane donna si chinó allegramente sotto il bancone per presentare a lui una semplice bottiglia bianca.

"Nient'altro, signore?" lei chiese.

"No," disse lui distrattamente, guardando dietro di lei una fila di scatole di sigarette. La sua bocca poteva aver detto una cosa, ma il suo sguardo chiaramente un altra, e la ragazza lo aveva capito con il suo istinto da venditrice.

"Sigarette, signore?" lei chiese.

Kakashi sospirò. "Certo, me le merito" disse, indicando la sua marca preferita. "E anche una rivista."

"Quale, signore?"

"Ehm ... quella che ha la più grande barra di censura sul fronte."

La ragazza del negozio guardò consapevolmente i suoi acquisti mentre glieli dava. "Brutta giornata, signore?" lei trovó ad indovinare.

"Proprio cosí" sospirò, porgendo delle monete alla ragazza che cominciò a contarle.

Sistemando tutti i soldi nella cassa, gli rivolse un brillante sorriso finto. "Il prossimo per favore."

Camminare per  strada era come camminare dritto nel mezzo di una  migrazione di gnu, e gli bastò un solo sguardo a quel fiume di corpi polveroso che si muoveva lentamente per capire che probabilmente Sakura aveva fatto la scelta giusta ad aggirare la città. Tuttavia, ogni tanto preferiva restare da solo, dal momento non tutti i piccoli piaceri della vita potevano essere goduti quando la Regina della giustizia  ti  respirava sul collo.
Così, mentre si incamminava attraverso le fitta folla, si assicurò di mettere la rivista sporca sul fondo della borsa, dove era meno probabile che Sakura la individuasse. Non voleva un'altra lezione di vita da lei. Senza dubbio era già dall'altra parte della città, battendo il piede con impazienza e pensando a qualcosa di arguto e tagliente da dire per quando finalmente si fosse presentato.

Ma con la velocità con cui la folla gli permetteva di muoversi, avrebbe dovuto farla aspettare. Soprattutto quando, a un certo punto, si arenó dietro un posto di blocco di donne pettegole che amavano fermarsi a intervalli di pochi metri per parlare tra di loro. Sembrava scortese spingerle (e aveva sempre avuto un debole per signore carine), quindi Kakashi aspettò pazientemente, sapendo che ogni istante di ritardo era probabilmente un'altra ruga sulla fronte di Sakura.

Una spalla si schiantò contro la sua. "Umf ­ scusa!"

"Scusa," disse automaticamente Kakashi allo stesso tempo.

Il giovane ragazzo che lo  aveva urtato rapidamente continuò per la sua strada senza fermarsi.
Era di fretta.
Kakashi lo guardó un momento con curiosità, prima di allungare lentamente la mano per accarezzare la borsa dove erano contenuti i suoi soldi e oggetti di valore. Era ancora li.
Bene bene.
Scrollò le spalle e continuó per la sua strada, sperando sinceramente che non venisse aggredito prima che uscisse fuori da questa città.

Quando finalmente raggiunse il cancello est dove dovevano proseguire per la strada verso Konoha, Sakuta non si vedeva da nessuna parte.

Strano, pensò Kakashi mentre camminava pigramente avanti e indietro per qualche minuto. Non era possibile che qualcuno che avesse preso la strada esterna arrivasse per ultimo, certamente non qualcuno come Sakura, il cui vizio era il fatto di arrivare sempre troppo presto.

Oh bene. C'era ancora molto da fare mentre aspettava.

Trovando un punto opportunamente riparato sotto un albero dove poteva tenere d'occhio l'ingresso della strada, Kakashi si sedette con un sospiro e prese una sigaretta dalla scatola nuova. L'accese con un piccolo Kats­jutsu, e con un altro sguardo furtivo per assicurarsi che Sakura non si stesse avvicinando di soppiatto, fece il primo tiro.

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