Capitolo Sei

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Nel momento esatto in cui Ermal aprì la portiera della macchina e venne investito dall'afa di metà luglio, ebbe l'impulso irrefrenabile di insultare Marco per aver deciso di sposarsi in piena estate.

Infilò due dita oltre il colletto della camicia, sperando che bastasse a farlo respirare, e si avviò verso il palazzo davanti a lui.

Suonò il campanello del piccolo appartamento al terzo piano e attese pazientemente che qualcuno aprisse, mentre sentiva chiaramente la voce di Anna dall'altro lato della porta lamentarsi perché i capelli non stavano come avrebbero dovuto.

"Ermal, ciao. Che ci fai qui?" chiese la madre di Anna appena aprì la porta.

Per un attimo Ermal vide passare un'ombra sul viso della donna, probabilmente convinta che la sua presenza significasse che qualcosa non andava.

Ermal sorrise. "Sono solo venuto a vedere come sta la sposa."

La donna si fece da parte per farlo passare e disse: "A parte una piccola crisi con l'acconciatura, sta bene. È in camera, vai pure."

Quando Ermal si affacciò nella stanza, Anna se ne stava seduta davanti a uno specchio, con una forcina tra le labbra e le dita immerse nei capelli.

"Tutto bene?"

Anna lo guardò attraverso lo specchio e scosse la testa, mentre si toglieva la forcina dalla bocca. "I capelli non stanno su."

"Posso?" chiese Ermal avvicinandosi a lei.

Anna si strinse nelle spalle. "Tanto non puoi fare peggio di quello che ho fatto io."

Ermal sorrise mentre recuperava una spazzola e qualche forcina, e iniziava a dedicarsi con attenzione ai capelli della ragazza.

"Come ti senti?" chiese senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo.

Anna continuò a guardarlo attraverso lo specchio. "Nervosa. Ma non vedo l'ora di sposarlo. E Marco? L'hai già visto?"

Ermal scosse la testa. "Non ancora. Vado da lui tra poco."

Anna rimase in silenzio. Osservò Ermal intrecciarle i capelli con attenzione e poi infilarle qualche forcina nei punti giusti per tenere la treccia raccolta sulla testa.

"Che ne dici?" chiese lui dopo aver finito.

"Dove hai imparato?"

"Facevo le trecce a mia sorella, quando era piccola" rispose Ermal sorridendo.

Anna osservò sorridendo il risultato finale, poi si voltò verso di lui e lo ringraziò.

Ermal era un amico prezioso, uno di quelli che si incontrano raramente nella vita. Questo, Anna lo aveva capito subito. Ma quella mattina, quando aveva deciso di perdere tempo per andare da lei ad assicurarsi che stesse bene, piuttosto che stare con Marco - del quale, tra l'altro, era anche testimone di nozze - ne ebbe la conferma.

"E tu come stai?" chiese Anna.

Ermal sospirò. Sapeva benissimo cosa si nascondeva dietro quella domanda.

Erano passati più di tre mesi da quando lui e Fabrizio si erano lasciati. Da quel momento, Ermal aveva evitato di affrontare l'argomento con tutti - al punto che nessuno dei suoi amici sapeva davvero per quale motivo si fossero lasciati - e nessuno si era più permesso di chiedergli come si sentisse, consapevoli che Ermal non potesse stare bene se Fabrizio non era con lui.

"Me la cavo" rispose Ermal.

"L'hai più sentito?" chiese Anna, senza che ci fosse bisogno di specificare di chi stesse parlando.

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