Il primo BA***

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Non ci credevo, non potevo ancora credere di non essere a casa a studiare, di essere uscita, e per di più non con le mie amiche, ma con uno sconosciuto, di cui non so ancora il cognome per giunta. Per fortuna mia madre ha abboccato quando le ho detto che avrei dormito a casa di Sarah, se scopre la verità sono morta. Ma adesso non ci voglio pensare, voglio solo godermi il momento con Aiden .... oh, aspetta, " ei, non mi hai detto il tuo cognome" dico non scandendo bene le parole, dato che il vento è così forte da non riuscir quasi ad aprire bocca, " chiamami solo Aiden" ribatte lui in tono acido, "mamma mia, che antipatico" esclamo a voce un po' troppo alta, ma per fortuna tra il rumore del vento e quello della moto Aiden non ha sentito niente; finalmente arriviamo al parco, Aiden parcheggia la moto poco più avanti e appena scendiamo esclama fiero di se' stesso: "È stato bellissimo il viaggio, sono troppo bravo a guidare" " oh, scendi dal piedistallo signor senza cognome", ribatto in tono mezzo ironico e mezzo arrabbiato, " ancora con questa storia del cognome, chiamami solo Aiden, solo Aiden, ok?"dice in tono così freddo e sgarbato che per poco non piango, poi notando la mia tristezza aggiunge: " ora andiamo?" "Ok" rispondo in tono più freddo del suo, lui fa finta di niente e ci incamminiamo verso il parco.  Dopo una trentina di metri arriviamo al parco, è meraviglioso come sempre, ricordo di venirci quando ero  piccola, mi ci portavano spesso i miei nonni, se non fosse stato per loro, io non avrei avuto un'infanzia, dato che i miei genitori sono stati sempre freddi con me, anche quando ero bambina, purtroppo ora i miei nonni non ci sono più, ma li vorrò per sempre più bene dei miei genitori. Quando entriamo vedo subito le altalene, ho dei ricordi bellissime su di esse, ero piccola, sopra questa altalena che era la mia migliore amica, mi confidavo con lei e volavo, volavo sempre più in alto, non mi annoiavo mai sull'altalena, ero capace di starci ore e ore. "Ei, tutto bene?" mi chiede Aiden interrompendo il mio flashback, "si, scusami, stavo pensando", " a cosa?" " a quando ero piccola e venivo sempre in questo parco, mi sedevo sull'altalena e tutti i miei pensieri e le mie preoccupazione svanivano", " che preoccupazioni avevi?" mi chiede incuriosito, " Avevo paura che i miei genitori si lasciassero"
" oh, mi dispiace, scusa non avrei dovuto chiedertelo" "tranquillo, ormai mi sono abituata a loro, chissà se gli importi davvero qualcosa di me" " sono sicuro che ti vogliono bene, solo che non te lo dimostrano" "spero tanto che tu abbia ragione, comunque non voglio deprimerti con la storia della mia famiglia, parlami della tua invece" dico mentre ci incamminiamo verso una panchina, Aiden cambia subito espressione e si siede, " oggi è proprio una bella giornata!" esclama cambiando completamente discorso, " si vero, comunque ti stavo domandando della tua famiglia, ho notato che hai una sorella"
" non ne voglio parlare ok?Non lo capisci proprio eh? È un argomento di cui preferirei non parlare, hai capito?"
Ora piango davvero, le lacrime mi scivolano sulla guancia senza rendermene conto, dove è l'Aiden che mi ha aiutata alla festa e mi ha accompagnata a casa sua? Questa versione di lui non mi piace per niente, non sapendo cosa fare alla fine mi alzo e scappo per la vergogna, lo sapevo, sapevo che ero solo un'illusa, come poteva un ragazzo così figo interessarsi a una ragazza come me,questo è il mio destino, anche alla media e al superiore mi innamoravo sempre di ragazzi che erano troppo per me, mi illudevo sempre di potergli piacere, ma a nessuno sono mai interessata veramente. Senza accorgermene sono già uscita dal parco e sto camminando più in fretta che posso, non voglio che qualcuno mi veda in questo stato, soprattutto Aiden, non voglio dargli questa soddisfazione dopo che mi ha umiliata; "ei, Ava, aspetta, mi dispiace, scusami cazzo, non volevo!" Mi urla Aiden da dietro, ma io mi metto a camminare ancora più veloce, addirittura a correre, ha passato il limite, come si permette a parlare con quel tono così autoritario, chi si crede di essere,se pensa di potermi mettere i piedi in testa si sbaglia di grosso. "Ava, fermati cazzo, parliamo", provo a correre più velocemente ma alla fine mi
raggiunge, mi prende per i polsi e mi gira verso di lui, la mia e la sua faccia sono ad un centimetro o forse meno, cazzo che buon profumo che ha, provo a svincolarmi dalla sua presa, ma Aiden stringe ancora di più e mi spinge verso il muro, ok ora non so cosa fare, che bello cazzo, da così vicino si intravedono i suoi pettorali, il mio cervello è in tilt, anzi tutto il mio corpo. Mentre faccio questi pensieri perversi, le lacrime continuano a scorrere lungo le mie guance, sono troppo offesa,credo di non aver mai pianto con tale intensità, " mi dispiace, non volevo parlarti in quel modo, ho sbagliato lo so, e solo che preferisco non parlare della mia famiglia, soffro troppo quando ne parlo" dice con intensità guadandomi sempre negli occhi, "be avresti potuto dire così, anziché urlarmi contro!" dico ancora singhiozzando, "lo so non ho scuse, mi dispiace tanto, davvero, scusami", dentro di me l'ho perdonato ma dai miei occhi escono ancora lacrime, ci guardiamo per venti secondi negli occhi con intensità, con passione, con un qualcosa di grande, che però non so bene come descrivere, non ho la più pallida idea di cosa fare, alla fine decide lui per me, mi tira a se' e mi bacia.

The boy  without last name Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora