La serata

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Pov. Helena

Ero crollata sul letto alle 17:00 circa. Troppo stanca per riuscire a rimanere sveglia.
Quella settimana era stata distruttiva. Troppi compiti, troppi pensieri, troppe emozioni.
Erano le 19:30 quando mi svegliai dal mio sonnellino e mi sentivo ancora più stanca di prima. Quel "riposino" non mi aveva aiutata affatto, avevo semplicemente peggiorato la mia già precaria condizione di pigrona.

Che importa della scuola, stasera mi divertirò e mi ubriacherò. Cazzo si, non penserò a niente, neanche a lui– così almeno credevo.

Alle 21:15 ero pronta. Stranamente in orario – non per molto– Avevo scelto un vestito nero, abbastanza corto e semplice ma non per questo poco sexy.
Fasciava le mie forme perfettamente e di questo ne andavo fiera.

Tutte le porcherie che mangiavo erano servite? A quanto pare si.

Indossai delle décolleté non troppo alte ai piedi e potei giurare che entro quella serata sarei sicuramente caduta.
Sapevo che mi sarei pentita della scelta delle scarpe, ma non volevo deludere le mie amiche mettendomi delle vans, come mio solito.
Sarebbe stato imbarazzante.

Mi truccai leggermente non volendo imbrattarmi di stucco il viso come facevano quelle oche delle mie compagne di classe ogni maledetto giorno.
Volevo essere il più naturale possibile, così mi misi un leggero filo di trucco, l'immancabile mascara ed un rossetto rosso ad evidenziare le mie labbra carnose.
Mi diedi un'altra occhiata veloce allo specchio, e fui pronta.
Per quanto riguardava i capelli, me li ero semplicemente legati in una coda alta lasciando ai lati due ciuffi ad incorniciarmi il viso.

Avevo assunto inconsapevolmente un aspetto selvaggio e sexy e questo per la prima volta sembrava piacermi.
Così, sorridente e con una luce strana negli occhi, dovuta esattamente a cosa, non lo sapevo neanch'io, scesi le scale e salutai mia mamma.

«Ciao mami, sto uscendo!»
«Helena, mi raccomando, stai attenta.
Usa le precauzioni!» mi disse seria.

«Ma mamma, ma che dici!» sbottai sconvolta.

Ma era uscita pazza? Non avrei mai dato la mia verginità al primo ragazzo che capitava. Ci tenevo davvero che fosse speciale

«Scherzo amore, lo sai. Divertiti» mi rispose ridendo.
Oddio, che imbarazzo.
Così, senza dire altro, uscii di casa dirigendomi a passo spedito verso il locale.

Erano le 21:50 quando arrivai, ovviamente come sempre, in ritardo.
E fu lì che lo intravidi, non c'era alcun dubbio, era lui. Era David.

–Oh mio dio quanto era bello, con quella camicia bianca, la giacca elegante e quei pantaloni a fasciargli le gambe muscolose. Ma che diamine ci faceva lì?
Avrei dovuto salutarlo? O far finta di niente?– optai per la seconda.

Troppe domande però mi tartassavano in quel momento. –Con chi era venuto? Solo? Con la sua ragazza?
quel pensiero mi fece inorridire. No cazzo, lui, beh lui..
Lui cosa? Era il mio prof, nient'altro.

Dovevo smetterla di pensarlo, di immaginare le sue labbra sulle mie, di desiderare le sue mani su di me, di volerlo. Dovevo smetterla, cazzo. Vederlo lì, così bello da far male, non mi aiutava per niente ad allontanarmi. Anzi se possibile vederlo lì, così sexy risvegliò i miei sensi.
Lo volevo. Dio se lo volevo.

Cercai con lo sguardo le mie amiche, quando lo squillo di un telefono mi fece sobbalzare. Era il mio. Sbuffai, rispondendo scocciata:

«Ludo, ma dove siete?» chiesi impaziente.
«Hele, siamo dentro, ti stiamo aspettando. Tu dove sei?»
«Sono arrivata adesso. Sto entrando»
Così senza aspettare risposta chiusi la chiamata. Dovevo sbrigarmi ad entrare, prima che iniziasse ad esserci fila all'ingresso.
Mi catapultai dentro velocemente, sperando di vederle al più presto. Cosi fu.
Erano davvero bellissime.

«Hele, finalmente! Tu ed il tuo essere ritardataria non cambierete mai» rise Victoria. Aveva ragione, non sarei mai cambiata.

«Sisi, ora però andiamo a bere»
«Che prendi?» mi chiese Chiara
«Secondo te?»
«Okay, birra per tutte allora!» asserì Chiara urlando.

Avevo perso le altre di vista dopo la sesta birra, così continuai a bere ancora e ancora fino a che un rumore di sedia che veniva spostata mi incuriosì.

Sentivo la mente leggera come mai prima d'ora e priva di inibizioni.
Il corpo accaldato e le emozioni in subbuglio.
Non stavo capendo più niente.
Ero ubriaca.
Accasciai il volto contro il piano bar, tentando di respirare lentamente e riprendermi da quella sbornia inattesa, improvvisa.

Reggevo bene l'alcol, ma mai ero arrivata al punto di bere così tanto.
Avevo superato il mio limite e questo era un guaio. Un enorme guaio.
«Miss Williams?»
quella voce..




Angolo dello scrittore:
Questo è il vestito che indossa Helena.

Angolo dello scrittore:Questo è il vestito che indossa Helena

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Quello stronzo del mio profDove le storie prendono vita. Scoprilo ora