Pov. DavidErano già 4 settimane che fingevo che la sua presenza non mi toccasse minimamente.
Da quando la vidi il primo giorno, non riuscì a togliermela dalla testa, neanche ora a distanza di settimane ci riuscivo.Il mio migliore amico, Sean mi aveva chiaramente sbattuto in faccia la verità.
Io ero un suo insegnante e lei una mia alunna, non potevo permettermi di stuzzicarla in quel modo, di guardarla, di far certi pensieri su di lei.
Dovevo far finta di niente. Dovevo trattarla come tutti.Mai cosa fu più difficile.
Vederla ogni giorno, che fosse in classe o nei corridoi non aiutava affatto.
Dovevo starle lontano.
Eppure quando la vidi chiacchierare felicemente con quel moccioso senza degnarmi di uno sguardo, la mia
pazienza vacillò.Chi cazzo si credeva di essere quel damerino da permettersi di poterle toccare la spalla e sfiorarle le guancia..?
E fu solo quando lo vidi avvicinarsi a lei, alle sue labbra che scattai.«Miss Williams, la ricreazione è terminata. Vada in classe prima che sia obbligato a farle una nota.
E parlo anche con lei, ragazzino.»
dissi severo.La vidi scostarsi velocemente dal ragazzo, come scottatasi e guardarmi intensamente.
–Smettila di guardarmi così, ti prego–«Mi chiamo Mark Luis, prof»
«Luis, vada in classe.» risposi io con tono alterato.
Lo vidi irrigidirsi sul posto, a quanto pare il mio tono era risultato talmente minaccioso che non se lo fece ripetere una terza volta e così, con la coda tra le gambe, si dileguò.
«Miss Williams.» Non seppi per quale motivo, ma mi avvicinai. La vidi sobbalzare per la vicinanza, e alzare lo sguardo per incontrare il mio.
«Prof Taylor» disse lei imbarazzata.«Non stavo facendo niente, era solo un semplice amico» mi disse, calcando sulla parola amico.
«Non penso che lei baci i suoi amici Miss Williams»
«Non lo stavo baciando!»Sghignazzai. Lo sapevo benissimo che non lo stava baciando, ci avevo pensato io ad interrompere qualsiasi contatto.
«Meglio per lei Miss Williams.
Ora vada in classe, si è trattenuta abbastanza.» così guardandola annuire, mi voltai non senza prima però sorriderle ammiccante.Missione Fallita.
L'obbiettivo che mi ero prefissato ossia quello di starle lontano il più possibile era andato a farsi benedire nell'esatto momento in cui l'avevo vista accanto a quel Mark.
Lei era mia.
Era una mia alunna, mi corressi
–Si come no, solo per questo– e ne lui ne nessun altro avrebbe dovuto mettersi contro di me.Helena non era come le altre.
Così, con questa nuova consapevolezza, tornai a casa, sorridendo leggermente, cosa che non facevo ormai da tempo.
Tempo.Ne era passato parecchio da quel giorno.
Flashback
8 anni fa
«Elise, sono tornato. Ti ho portato la pizza» ridacchiai alzando leggermente il tono di voce per farmi sentire.
Sicuramente stava facendo i compiti a quest'ora.
Si, erano esattamente le 21:30 e come suo solito si riduceva a completare i compiti sul tardi. Ma sapevo anche che la mia sorellina amasse la pizza. Senza alcun dubbio se avesse potuto, avrebbe mangiato solo quello per il resto della vita.
Eppure, non c'era traccia di lei. Nessun rumore.
Niente di niente.
«Elise? Dove sei?» dissi deglutendo a vuoto. Ogni volta che sentiva la parola pizza, si precipitava come un uragano urlando di gioia, cosa che in quel momento però non avvenne.
Strano, molto strano.
Posai il cartone della pizza sul ripiano della cucina, senza neanche togliermi il giubbotto, corsi verso la sua stanza.
Non so perché, ma ebbi un brutto, un terribile presentimento.
Mai cosa fu più vera.
Ero sconvolto.
Vidi li, per terra, il suo corpo esanime. No, non riuscivo a crederci, sicuramente stavo immaginando tutto, era solo un incubo.
Si..sicuramente.
«Elise, Elise svegliati. Ti prego, sono qua. Sono qui piccolina.» nessuna risposta.
Provai a scuoterla leggermente, niente.
Era sdraiata, il suo corpo privo di vita sul pavimento, sembrava stesse dormendo, ricoperta di sangue, del suo sangue.
Mi risvegliai come scottato da questa conclusione. Si era suicidata.
L'unica persona che per me contasse qualcosa, se ne era andata.
Mi aveva lasciato anche lei.
Piansi, piansi come mai prima di quel momento.
Piansi tutto.
E poi, non piansi più.
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Quello stronzo del mio prof
Teen FictionLui: bello, terribilmente bello, arrogante e stronzo. Dannatamente sicuro di sé e del suo fascino. Sa sicuramente il fatto suo. Lei: insicura e schiva, ma allo stesso tempo testarda e combattiva. Nessuno riusciva a metterle i piedi in testa. Due ca...