Riavvicinarsi

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Pov. David

Era appena suonata la campanella che segnava la fine dell'ora. Mai come in quel momento desiderai non finisse per poter godere di quel torpore mattutino dovuto al suo sguardo nel mio.
La vidi osservarmi attentamente, come a chiedermi qualcosa, qualcosa che effettivamente non sapevo.

Cosa c'era nel suo sguardo?
Perché non riuscivo a comprenderla fino in fondo? Era così complessa nel suo essere così unica, che faticavo a capire ciò che pensasse. Volevo saperlo.

Un movimento fulmineo mi distrasse dai miei pensieri. Stava scappando.
Da me.
Non ci pensai un attimo, e le corsi dietro con gli sguardi attoniti dei miei alunni nonché suoi compagni di classe.
Perché stava correndo via?
Che domanda sciocca, la risposta era solo una, a causa mia. Era tutto successo a causa mia.
E mai come in quel momento credetti di aver fatto la cazzata più grande della mia vita.

«Helena!» le urlai dietro. Correva veloce e spedita lungo il corridoio vuoto della scuola, ignorando il mio richiamo.

«Helena, fermati dannazione!» la raggiunsi a passo spedito stringendole delicatamente il polso. Non si girò.

«Lasciami» mi disse lei con voce rotta dai singhiozzi. Sentirla piangere per me fu quanto di più doloroso potessi mai provare. Sentivo il cuore sanguinare ad ogni suo singhiozzo e sapere di esserne la causa mi faceva sentire tremendamente in colpa. Non volevo andassero così le cose. Non lo avrei mai voluto.

«Non ti lascio Helena. Non voglio.»

«Perché mi hai fatto questo? Mi odiavi così tanto da dovermi ferire in questo modo?» mi chiese in lacrime voltandosi verso di me.
Io odiarla? Come avrei mai potuto farlo? Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata e lei pensava seriamente che potessi odiarla?

Brutto stupido, è quello che le hai fatto credere tu– mi ricordò il mio subconscio.

Già, ero davvero uno stupido. Non ne combinavo mai una giusta. La mia vita era un susseguirsi di sbagli e la cosa più estenuante era che ne ero anche consapevole.

I suoi occhi esprimevano un dolore ed una tristezza immensi, causati esclusivamente dal sottoscritto. Non mi davo pace.

«Sarebbe più semplice se ti odiassi, eppure non riesco. Non voglio. Odiarti è impossibile. Desiderarti invece, non lo è affatto.» le risposi io stancamente.
Desiderarla così ardentemente mi distruggeva fisicamente ed emotivamente.
La vidi asciugarsi lentamente con il palmo della mano le gote umide dalle lacrime. Era bellissima. Anche con le guance arrossate e gli occhi lucidi dal pianto, non riuscivo a scorgere in lei una minimo aspetto che non mi piacesse.

«Cosa..? Tu..mi desideri?» mi chiese balbettando teneramente.
«Dal primo giorno»

Mi sorrise. Quel sorriso era diventato la causa dei miei. Non riuscivo a farne a meno, non volevo farne a meno.

«Miss Williams, torni in classe. Non vorrei arrivasse in ritardo» ricambiai il sorriso. Sapevo che avesse capito cosa intendessi. Non era questo il luogo ne il momento adatto per parlare, perciò tornai con fatica al mio ruolo di insegnante sperando così di non dare nell'occhio.

«Certo Prof Taylor, mi scusi»
Fece per andarsene, ma prima che capissi cosa stesse facendo, mi ritrovai le sue labbra a due centimetri dalle mie.
Cazzo.

«A dopo David..» mi sussurrò a fior di labbra sfiorando le mie.
Rimasi lì impalato a guardarla tornare in classe, ero sconvolto.
La sua semplice vicinanza ed il suo respiro sulle mie labbra, mi avevano eccitato da morire.



Spazio dell'autore:
Bene tesori, scusate il ritardo nel postare il capitolo ma ho avuto il famoso "blocco dello scrittore" e mi sono impanicata. Probabilmente posterò due capitoli a settimana, fatemi sapere tramite i commenti se vi sta piacendo, se volete che modifichi qualcosa, qualsiasi cosa. Siete la mia più grande ispirazione ed ho bisogno del vostro sostegno per continuare.
Un bacione a tutti!

Quello stronzo del mio profDove le storie prendono vita. Scoprilo ora