Capitolo 19

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*quattro anni dopo*
《Ilaria! Muoviti, siamo in ritardo》, mi urla Sara dalla stanza adiacente, mentre mi infilo i vestiti che lei stessa mi ha dato. Abbiamo finito la scuola da un po', due anni precisamente, e siamo andate ad abitare insieme. In questi anni sono cambiate un po' di cose, e soprattutto noi stesse. Soprattutto Sara, nell'estetica. Si è fatta il septum e il labret centrale, e devo dire che le stanno bene. Ha fatto abbastanza tatuaggi, nove per la precisione, e ha colorato le punte dei capelli di blu. È un look appariscente, ma devo dire che si addice con la sua personalità, un po' folle. Io, invece, ho cambiato poco; sono dimagrita di qualche kilo grazie alla palestra, e ho aggiunto un pircing all'ombelico e l'helix. 《Arrivo, arrivo!》, urlo di rimando, infilandomi in fretta e furia il top bianco. Mi giro verso lo specchio, facendo cadere l'occhio sulla mensola: lì è posizionata la coppa che ho vinto quando partecipai ad amici, arrivando al primo posto. Ora io, di mestiere, canto, come ho sempre sognato, e Sara presta servizio come modella, anche se lavora anche in un bar per avere più liquidi. L'unica cosa a non essere cambiate affatto sono le relazioni: io sono ancora felicemente fidanzata con Edoardo e lo stesso Sara con Alessandro. Mi aggiusto alla meglio i capelli, decisamente più lunghi di quanto possa sopportare mia madre, ed esco dalla mia camera. Trovo la mia migliore amica già pronta, con un pantalone a vita alta camouflage e un top verde militare, accompagnato da uno zaino di pelle nero e delle Jordan dello stesso colore. 《Finalmente!》, esulta, legandosi i capelli in una crocchia disordinata. Prendiamo tutto e usciamo, senza essere disturbate da nessuno. È pieno luglio, ma nonostante questo Sara si ostina a non lasciare le gambe scoperte. Certe abitudini, non cambiano mai.
Ogni tanto cambiamo strada, prendendo le più isolate, per non essere riconosciute. Nonostante non siamo ai livelli di Laura Pausini e Belèn, abbiamo comunque un discreto successo, e i fan non mancano. Sara, nel frattempo, utilizza un accendino per accendersi una sigaretta; pur avendoci messo tutta la sua buona volontà, non riuscì a smettere di fumare, così Alessandro dovette accettarlo. Parliamo del più e del meno, con in mano la nostra birra, finchè non sono le cinque del mattino, e decidiamo di rincasare.
Il giorno dopo ci svegliamo a fatica dopo l'ora di pranzo. La prima cosa che vedo appena sveglia è Sara con un pigiama troppo largo per lei, come lo è sempre stato, e con i capelli che più in disordine non si può. Inizio a ridere, ricevendo dapprima un occhiataccia, per poi sentire la sua risata aggregarsi alla mia. Chiamo una pizzeria, perchè Sara, a detta sua, è troppo stanca per cucinare e io farei esplodere la cucina. Nel frattempo, Ale, ancora soprannominato "lo storto", chiama Sara, che sparisce nella sua camera. Mentre aspetto le pizze, mi metto sul divano a guardare "malattie imbarazzanti", un programma che a me all'inizio non interessava, ma dopo un po' che lo guardavo con Sara, me ne sono appassionata anch'io. Mentre guardo il caso di un ragazzo con non pochi problemi ai genitali, sento Il ritratto di Dorian Gray del mio fidanzato rimbombare nella silenziosa casa. Mi precipito al telefono, notando che colui che mi chiama è lo stesso che ha fatto la canzone. <Amore!>, esclamo, accettando la chiamata. <Cucciola, come stai?>, chiede lui, mentre io mi faccio sempre più felice. <Ora meglio, tu?>, chiedo di rimando. <Bene piccola. Senti, ma questo fine settimana saliamo noi o scendete voi?>, domanda. Ogni weekend ci alterniamo per vederci, a volte vengono Valerio, Edoardo e Alessandro a Torino, e a volte andiamo io e Sara a Roma, ogni tanto portandoci dietro anche Giulia. <Scendiamo noi amore>, rispondo. <Bene, perchè Vale si è preso la febbre>, dice lui ridacchiando. <Voglio proprio vedere cosa gli combina Sara>, rido io, facendo ridere anche lui. Mi prendo un istante per ascoltare la sua risata, la amo follemente. In generale, amo follemente quando è felice. In questo periodo è un po' stressato, perciò sono più felice di lui quando si diverte. Dopo aver parlato per un po', il campanello suona, segno che sono arrivate le pizze. <Amore, aspetta un secondo, sono arrivate le pizze> spiego io, appoggiando il telefono sul tavolino e mettendo il vivavoce. Apro la porta al fattorino, un ragazzo alto dagli occhi azzurri. <Buongiorno, ecco la sua margherita, la sua diavola, la sua birra e la sua cocacola>, esclama lui, passandomi ogni cosa che ha elencato. <Grazie, quanto le devo?>, chiedo, cortese. <14,90€>, risponde lui, così prendo una banconota da venti e gliela porgo. <Tieni pure il resto>, dico io. Lavorando tutto il giorno sotto il sole di luglio per tutta la città, penso che una mancia se la meriti. <Grazie, buon pranzo e arrivederci>, risponde, regalandomi un sorriso. <Arrivederci>, ricambio il saluto, per poi chiudere. Prendo il telefono e, prima di portarlo all'orecchio, tolgo il vivavoce. Non sento nulla, così, dopo un paio di istanti, decido di parlare io. <Edo, ci sei ancora?>, chiedo. <Chi cazzo era quello?>, esordisce, abbastanza irritato. <Il fattorino?>, domando retoricamente, confusa. <Il fattorino che ci prova con te>, specifica. <Non ci stava provando>, puntualizzo. <Ah no? Mi sembrava un po' troppo gentile>, continua, sempre più irritato. <Amore, non essere geloso>, inizio. <Tanto lo sai che qualora qualcuno ci provasse con me Sara è sempre pronta ad allontanarlo gentilmente>, esclamo sarcastica. L'ultima volta che un ragazzo ci aveva provato con me Sara ci si era messa a litigare, in mezzo al centro, urlando come se mi stesse rapendo. Rido mentalmente al ricordo, e poi mi spunta un vero e proprio sorriso quando Edo ricomincia a ridere. <Hai ragione, scusa>, si scusa ridendo. La sua risata provoca la mia, così inizio anche io. Aspetto che finisca di ridere, poi ricomincio a parlare. <Amore scusa, puoi chiamarmi più tardi? La mia pizza mi aspetta>, dico, guardando desiderosa la mia margherita sopra al tavolino davanti al divano. <Certo cucciola, ti chiamo fra un paio d'ore. Ti amo, a dopo piccola>, mi saluta lui. <A dopo Edo, ti amo anch'io>, ricambio, per poi attaccare. <Sara! Ci sono le pizze!>, urlo, per farmi sentire da quella sclerotica. <Oddio, arrivo immediatamente!>, grida lei, confermando il mio pensiero.Dopo pochi istanti esce furiosamente dalla stanza catapultandosi sul divano, affianco a me. Subito si appresta ad aprire la sua Beck's utilizzando il suo accendino nero. <Buongiorno, miss femminilità>, la schernisco, mentre lei addenta voracemente una fetta dalla sua diavola. Mi fa il dito medio, iniziando poi a ridere con la bocca piena e rischiando di soffocare.
Forse non saranno le persone migliori su questo globo, non saranno le più educate o le più giudiziose, non saranno le più corrette, ma a me va bene così. Sono i miei migliori amici e il mio fidanzato, i migliori che potessi mai ottenere. E tutto sommato, ero, sono e sarò felicissima così.
 <Sara cazzo, svegliati!>, urlo nella camera di Sara, mentre lei continua a dormire indisturbata. Al chè io mi incazzo e vado in cucina, prendendo una bottiglia d'acqua da due litri. Torno in camera e la apro, versandogliene metà sul corpo. <Come cazzo fai a non svegliarti!>, strillo, vedendola ancora addormentata profondamente. L'altra metà gliela svuoto sul visto, e lei si sveglia di soprassalto. Mi guarda e con occhi furiosi mi incenerisce. <Ma che ti sei rincoglionita?>, grida, asciugandosi il viso con le mani. <Sei in ritardo, testa di cazzo!>, rispondo io, e lei sgrana gli occhi. <Merda!>, urla, balzando giù dal letto e correndo all'armadio. Non cambierà mai, penso mentre scuoto la testa. Esco dalla sua camera e vado in bagno per finire di prepararmi. Due ore dopo, siamo a Porta Susa per prendere il treno per Roma. Sono appena le sette del mattino, ma ci voglio abbastanza ore e noi vogliamo stare il più possibile con i nostri amici e fidanzati. Con noi c'è anche Giulia, che sembra stranamente più euforica e ansiosa delle altre volte. Sta straparlando, e so già che fra un po' Sara sbotta, non sopportando le persone che parlando la mattina. Come avevo pensato, Sara si gira verso Giulia. <Giulia cazzo, statte zitta 'n attimo! Non puoi rompe' er cazzo così, so' manco le sette>, esclama lei. Stando spesso con Ale e i suoi amici, ha preso la parlata romana e quando si incazza le viene naturale parlare così e con quell'accento. Non lo fa apposta a parlare così alle persone, non ha filtri e non riesce a dire le cose in modo pacato. <Sono in ansia, capitemi>, si giustifica lei. <Ho capito che sei in ansia, ma cristo, già sono rincoglionita di mio, se mi parli così io non ci capisco più un cazzo>, continua Sara, più pacata. Si strofina il viso con una mano, tranquilla perchè senza trucco, e sospira. <Lo volete un caffè? Offro io>, domanda. <A te Ila piglio qualcos'altro, so che non ti piace il caffè>, mi precede, quando vede che stavo per puntalizzare il mio disgusto verso la bevanda. Disgusto forse no, ma mi faceva veramente schifo. <Cappuccino?>, domanda. Io annuisco distratta, non vedo l'ora di essere a Roma. Ci dirigiamo al bar, sedendoci e ordinando due brioches al cioccolato, due caffè e un cappuccino. Abbiamo preso solo due brioches perchè Sara non mangia mai la mattina, altrimenti sta male, e non vorrei vederla vomitare per tutto il treno. Giulia riceve una chiamata, così si alza. Quando torna, è felicissima. <Giù, chi era?>, chiedo. Lei diventa rossa, iniziando a balbettare. <Nuovo amore?>, si mette in mezzo Sara. Lei diventa ancora più rossa, se possibile e si nasconde la faccia con le mani. <Basta, stronze>, dice ridacchiando. Io e Sara alziamo contemporaneamente le mani, come a voler dire di essere innocenti. Ci dirigiamo al nostro binario e prendiamo il treno in perfetto orario.
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Heyy, scusate l'assenza, finalmente ho pubblicato un altro Capitolo!! Tra poco finirà la storia...😕 secondo voi come continuerà?

||Un incontro inaspettato|| ~FF~ Sespo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora