<Non mi lasciare, io ho ancora bisogno di te>, dice piangendo Edoardo, piegandosi sul mio busto. La stanza d'ospedale è fredda, oppure sono io che sento freddo, poichè manca poco ad abbracciare la morte. <Edo, amore mio, vieni qui>, gli dico, facendogli un po' di spazio sul lettino. È la prima volta che lo vedo piangere così disperatamente e mi si stringe il cuore, ma non ci posso fare nulla, ormai ho ottant'anni, sarebbe dovuto succedere prima o poi. Mi dispiace soltanto di causargli così tanto dolore. Edoardo si sdraia accanto a me, poggiando la testa sulla mia spalla, come era solito fare. <Non puoi lasciarmi Ilaria, ti amo troppo per lasciarti andare>, mormora, e il nodo che ho in gola si stringe sempre più. <Edo, io ti amerò sempre, anche quando non ci sarò più>, lo rassicuro, ma lui piange più forte. <Ti prego, non mi lasciare..>, supplica, ma io non posso vincere questa guerra. Sappiamo entrambi che dovrò lasciarlo, anche se contro la mia volontà. <Spero di averti dato la vita che meritavi>, sussurro, accarezzandogli i capelli bianchi, un tempo lucenti e scuri. <Lo hai fatto, ma devi continuare a farlo>, mormora, con la voce rotta.
<Ti amo, Edo>.
La porta si apre di scatto, rivelando Sara, della mia stessa età. Appena mi vede si porta le mani davanti al viso, coprendoselo. <Ti lascio da sola con lei?>, domanda Edo, tirandosi a sedere. Nonostante sia mio marito, vedendo Sara stare così male gli cede il posto affianco a me, anche sul letto di morte. Non lo smetterò mai di amare. Ora siamo solo io e lei. <Ho bisogno di un secondo, scusa>, mi dice, uscendo dalla stanza. Entrano però Giorgio e Nicole, ormai adulti, sposati e genitori. Sono stati gli unici a voler entrare, Federica non riusciva a vedermi, e la capisco. Ho fatto la stessa cosa quando i miei genitori sono morti, e li ho visti solo dopo che avevano già lasciato questa vita. Niccolò invece, il mio ultimo figlio, è in viaggio per lavoro e non potrà tornare prima di domani mattina. Entrando, hanno dimostrato di avere lo stesso carattere della madre: non imbattibile, vulnerabile, ma forte.
<Zia>, mi richiamano. Dopo più di quarant'anni mi chiamano ancora così, e non posso fare a meno di sorridere debolmente. <Non puoi lasciarci ora. Mamma ha bisogno di te, Edo ha bisogno di te, devi superare anche questo>, mi dice Nicole, mentre Giorgio resta in religioso silenzio. <Non posso farcela, lo sapete anche voi>, confesso, lasciandomi sfuggire un paio di lacrime. <Zia, ho seriamente paura per mamma. Senza nulla togliere allo zio, ma per la mamma sei stata un punto di riferimento, un appiglio, e lo sei tutt'ora. Se tu non dovessi farcela, lei morirebbe, magari non fuori, ma dentro sì. Devi farcela zia, e lo dico per tutti, perchè nessuno vuole avere una tua fotografia dove sorridi, se non puoi più farlo>, mi dice Giorgio. <Ci proverò>. Escono dalla stanza, ed entra Sara debolmente. Si siede sulla sedia in plastica accanto al letto e mi prende la mano. È la prima volta che la vedo piangere così. La vidi piangere solo al mio matriminio. <Cosa mi combini, stronzetta?>, chiede ridacchiando nervosamente, mentre continuano a scenderle delle lacrime. Chiudo gli occhi, per non piangere anche io. Non sono pronta a lasciarla. <Sembra ieri il giorno in cui mi incazzai perchè provasti a fumare>, rise, non smettendo un istante di piangere silenziosamente. <Ti dissi di non farlo mai più, perchè faceva male e portava alla morte, e non volevo perderti. Ora ti sto perdendo comunque>, dice, accasciandosi sul mio letto e piangendo, forse anche più di quanto lo faceva Edoardo. <Io l'ho mantenuta la promessa, ma tu ora devi fare lo stesso>, mormora, con voce rotta. Si riferisce a quel giorno, in cui mi promise di restare per sempre al mio fianco solo se l'avessi fatto anche io. E io sto infrangendo la nostra promessa, ma un giorno si sarebbe sgretolata comunque, solo non ci aspettavamo così presto. <Ti voglio bene, Ilaria. E non te l'ho mai detto, ma ho un fottuto bisogno di te, accanto a me. Non puoi lasciarmi>, ammette, e lì piango anche io. <Facciamo una cosa>, dice, alzandosi. Si fa portare il cellulare dal figlio, per poi digitare qualcosa. Prima ci scattiamo una foto, io con la faccia solcata dalla stanchezza e pallida, mentre lei con il labbro tremante e gli occhi rosso fuoco, poi mi chiede se ho voglia di fare un'ultima cosa per lei. Mette Sogni appesi, la mia canzone preferita, e mi chiede di cantarla insieme a lei. Annuisco, e prendo un respiro più profondo. Sono anni che non canto più, ma per lei questo ed altro. Me lo ha chiesto perchè è consapevole che sarà l'ultima volta, ed è anche il motivo per il quale ho acccettato.
<Provo a dimenticare scelte che fanno male, abbraccio le mie certezze, provo a darmi da fare. Ancora non riesco a capire se il mondo, un giorno, io potrò amarlo, se resto chiuso a dormire quando dovrei incontrarlo. Quello che cerco di dire, da quando scappavo da tutto, quando ridevano in gruppo tornavo e scrivevo distrutto, è che ho gridato tanto, in classe non ero presente, sognavo di vivere in alto, di mostrare che ero un vincente. E quando ho incontrato me stesso, mentre correvo di notte, gli ho urlato di odiarlo contro e lui ha diviso le rotte. Ma guarda che strana la sorte, oggi che mi sento bene, io lo rincontro per strada, gli chiedo di ridere insieme.
Dimmi che cosa resta se vivi senza memoria. Perdo la voce, cerco la pace, lascio che la vita viva per me. E dimmi che cosa senti se scopri di avere paura. Brucio i consigli, alzo il volume, l'ansia nasconde i sorrisi che ho. E dimmi che cosa vedi quando ripensi al domani. Quali domande, quante risposte, forse domani, ripeti forse. E vivo coi sogni appesi, vivo coi sogni appesi, girano le pareti, vivo, vivo coi sogni appesi>. Riesco solamente a cantare la prima strofa e il ritornello, perchè sento la vita allontanarsi sempre più. <Sara>, sussurro, facendola voltare. <Ilaria, no, ti prego>, mi prega, mentre riprende a piangere silenziosamente. Mi sento sempre più leggera. Quindi è questa la morte? <Dì a Edo, a Fede e a Niccolò che li amo. Ti voglio bene, Sara>, sussurro, per poi spegnermi.
Pov's Sara.
<Ilaria! Svegliati ti prego!>, urlo, sentendo il suono piatto dell'elettrocardiogramma e guardando il corpo inerte sul lettino. <No! Non puoi avermi lasciato!>, continuo, accasciandomi sul pavimento. Entrano nella stanza tre infermieri, che mi portano via di forza, nonostante cerchi di oppormi. Mi portano nella sala d'attesa, dove ci sono tutti. <È finita, l'ho persa, l'ho persa! Aveva giurato di non abbandonarmi!>, urlo, piangendo fino a che ho lacrime.
Pov's Edoardo.
Appena vedo Sara stare così, crollo anche io. Ale corre da Sara, ma lo scansa e rovescia di proposito una sedia. <Perchè l'ha fatto? Perchè? Lei doveva stare al mio fianco!>, continua a urlare, mentre piange sempre più disperatamente. Esco dall'ospedale, appoggiandomi alle scale antincendio. Non ci posso credere. L'ho persa, per sempre. Ho perso l'amore della mia vita, la madre dei miei figli, mia moglie. Voglio svegliarmi e sapere che è tutto un sogno, che Ilaria si è alzata presto e mi ha preparato il mio caffè mattutino, che appena andrò in cucina la troverò a parlare al telefono con Sara, e appena mi vedrà verrà a darmi il bacio che mi dà ogni mattina e mi porgerà il cornetto che si ostina a comprare, nonostante sappia che a me non piace per nulla. Torno a casa, voglio immergermi nel mio dolore.
Pov's Valerio.
La morte di Ilaria ha scottato tutti, ma Edo e Sara ne sono usciti bruciati vivi. Sono due settimane che entrambi non escono da camera loro. Sara si è trasferita nella camera degli ospiti e ci rimane tutto il giorno, mentre gli altri dormono prende un pacchetto di grissini, che gli basta per tutta la giornata, e una bottiglia d'acqua. Edo invece, si alza dal letto, va in cucina, prende il caffè e mangia la solita brioches, che a lui non piace, bacia la foto di Ilaria e torna in camera sua. Ormai sono due fantasmi, e non riusciamo a farli rivivere.
Pov's Edoardo.
Un mese dopo.
Anche Sara ci ha lasciati. Il suo cuore da ottantenne non ha retto tale dolore, anche se ne ha tenuto fin troppo per anni, non era più quello di una volta. Ale era morto dentro, e Giorgio e Nicole sono più morti che vivi. Iris è a pezzi, e David non riesce ad accettarlo, facendo finta che non sia mai successo niente, ma è evidente che dentro sta morendo pure lui. Io invece, sono nel letto dello stesso ospedale che ha ospitato anche Ilaria e Sara. Sono nel suo stesso letto, e ho chiesto espressamente ai dottori di non fare entrare nessuno. Prendo il telefono, sfogliando nella galleria tutte le foto mie e di mia moglie, da quando aveva diciassette anni, fino al mese scorso. <Sto arrivando, cucciola mia. Probabilmente andrò all'inferno, perchè il paradiso l'ho già visto nei tuoi occhi>, mormoro, per poi chiudere gli occhi e addormentarmi.<Ti amo, Edoardo Esposito>.
Le tolgo completamente i vestiti, e solo ora mi accorgo di quando sia dannatamente bella, e maledettamente mia.
<Edo, io sono incinta>, mi dice, mentre io la prendo in braccio e la faccio girare in aria.
<Ti amo>, mi dice, mentre entra in sala parto.
Mi inginocchio davanti a lei, e sorrido. Lei inizia a piangere e mi abbraccia. <È un sì?>, domando spaventato. <È un sì, è un sì per tutta la mia vita>.
<Ama il papà lei>, mi pavoneggio, mentre lei inizia a ridere. <Ti sta vomitando addosso, fenomeno>, ride, e io prima sgrano gli occhi, poi mi unisco a lei.
<Non vedo l'ora che tutto sia finito>, le confesso. <Perchè?>, chiede. aggrottando le sopracciglia. <Perchè muoio dalla voglia di baciarti>, rispondo, vedendola sorridermi come solo lei sa fare.
<Già stanco?>, domanda, quando le tolgo l'abito e il vestito, che addosso sembra li abbiano cuciti su di lei. Sorrido, e mi tuffo su di lei.
<Uguale al papà>, sorride, mentre tiene in braccio nostro figlio, partorito da pochi minuti. Alza lo sguardo su di me e mi sorride, riscaldandomi.
<I bambini sono da Sara, abbiamo un'oretta tutta per noi>, mi dice, e non perdo tempo nel prenderla braccio e portarla in camera, mentre lei ride.
<È strano, vero?>, mi chiede. Abbiamo appena finito di fare l'amore, e lei è appoggiata sul mio petto. <Cosa, cucciola?>, domando. <Che noi finalmente stiamo bene. Una volta Sara mi ha detto la stessa cosa e pensavo di capirla, ma la sto capendo solo ora>, spiega. <Finchè sarai felice, non ci sarà niente di strano>, le dico, stampandole un bacio in fronte.
<Avresti mai pensato che saremmo invecchiati insieme?>, domanda, mentre beve una tazza di tè. Ormai abbiamo settant'anni, e siamo ancora innamorati come il primo giorno. <No, ma ne sono felice>.
L'unica cosa che ricordo prima di morire sono questi istanti, e non posso essere più felice di così.
Cucciola mia, sto tornando da te. Come promisi all'altare, anche se tu non mi sentisti, neanche la morte ci separerà.Fine.
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Grazie mille a tutti per aver letto la storia, spero vi sia piaciuta 💕
By: Ilaria
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||Un incontro inaspettato|| ~FF~ Sespo [IN REVISIONE]
FanfictionNon pensavo che quell'estate mi avrebbe cambiato la vita.....