_*Tre anni dopo*_
<Fede, calma dai, papà lo vedi domani>, cerco di tranquillizzare mia figlia. È molto nervosa, forse più di quanto lo sia io, perchè non può vedere il papà. In realtà sono io che non potrei, lei può, però visto che io non posso vedere lui e lui non può vedere me sarebbe difficoltoso. Federica è stata fin da subito attaccata ad Edo, se non lo vede per più di dodici ore attacca a piangere e non la smette più. <Ila, la porto dal coglione?>, domanda ridacchiando Ale, che ormai convive con Sara. Lei appunto, arriva da dietro di lui e gli dà un coppino. <Niente parolaccie davanti alla bimba>, lo riprende, mentre lui si massaggia il punto dolorante. Sara non è affatto cambiata, è sempre la stessa di sempre, ma davanti a Federica ha un certo riguardo: non fuma, non dice parolaccie o bestemmie, non racconta storie ambigue e discutibili. Diciamo che si contiene, perchè vorrebbe che la piccola Fede cresca educata e graziosa, poi quando sarà abbastanza grande deciderà la sua strada. Rido guardando Ale e Sara mi lancia un'occhiata divertita. <Aspetta che la saluto e poi vai. Nella stanza c'è il borsone con le sue cose per domani>, lo informo, per poi prendere la piccola in braccio e sedermi sul divano con lei sulle gambe. La guardo con amore, notando quanto sia simile a Edo; gli occhi e le labbra sono uguali, il colore dei capelli è pressochè lo stesso e la forma del viso molto simile. Di mio ha solo il naso, e la forma degli occhi. È bellissima, non mi stancherò mai di dirlo. <Amore di mamma, ora vai da babbo, ci vediamo domani>, le dico, dandole un delicato bacio sul naso. Ale la prende il braccio e prende il suo borsone, mentre Sara gli apre la porta di casa. Si danno un bacio e lui va a portare Federica da Edo, dove rimarrà fino a domani.Sara chiude la porta e va in cucina, prendendo due birre e gliene porgo una. <Emozionata?>, mi domanda, aprendo la sua e sedendosi accanto a me, in modo non molto femminile. <Stai scherzando? Sto impazzendo!>, esclamo, aprendo anche la mia birra. Sono un paio di anni che non bevo, da quando ho scoperto della gravidanza, ma oggi me lo concedo. <Non vedo l'ora di vederlo, sono sicura che sarà bellissimo>, continuo. Domani sarà il grande giorno, il nostro grande giorno. Mi aveva fatto la proposta appena uscita dall'ospedale, Alessando e Valerio sapevano già tutto. Valerio mi aveva preso la bambina e Edo si era inginocchiato. Inutile dire di quanto io abbia pianto. L'anello era bellissimo, non era eccessivamentre grosso: era fine e tempestato di pietre minuscole, al centro, una più grande. Era di oro bianco, e io pensai fosse impazzito. Intanto, Sara e Giulia piangevano, mia mamma aveva gli occhi lucidi, così come Dani, e mio padre sorrideva. Gli saltai in braccio, e lui era rigidissimo. <È un sì?>, mi domandò insicuro. Io gli bagnai tutta la felpa, e continuavo a sussurrare che era un sì la mia risposta. Lì, fece cadere tutto dalle mani e mi strinse a sè come non aveva mai fatto.
<Finchè non si mette uno smoking bianco>, scherza Sara, facendo un sorso dalla sua birra. Io ridacchio, facendo come lei. Io e Edo abitavamo già insieme, ma visto che, per tradizione, lo sposo e la sposa non si potevano vedere prima del matrimonio, lui è rimasto a casa nostra mentre io sono a casa di Sara. In questi anni, ci siamo trasferite tutte a Roma, prima di tutti Sara. Io l'ho raggiunta pochi mesi dopo, e un anno dopo anche Giulia.
Il matrimonio sarà in chiesa, alle undici del mattino. Edo mi aveva detto che ci sarebbero stati anche Shiva, Mostro ed Ultimo, ma che non era niente di certo. Sara invece, mi aveva assicurato che aveva programmato tutto nei minimi dettagli, così io ero tranquilla.
Ci mettiamo a guardare un programma in tv e io mi addormento, mentre Sara mi copre e finisce ciò che resta nella mia bottiglia. Appena Ale torna mi prende il braccio e mi porta nella mia stanza, poi lui si reca nella sua.
Mi sveglio, e non riuscendo più a dormire guardo l'ora nel mio telefono. Sono le tre del mattino, fra un ora mi sarei dovuta alzare. Decido di alzarmi comunque, e mi dirigo nella cucina abitabile. Trovo la luce accesa, così vedo Sara, immersa nei suoi pensieri, che si fuma una sigaretta. <Sara>, la richiamo. <Dimmi>, disse, con tono moscio. <Cosa c'è?>, domando. So per certo che ha qualcosa per la testa e non si dà pace, ha sempre fatto così. <Niente>, taglia corto, andando a prendere un'altra tazza di caffè. <Quanti ne hai presi?>, chiedo. So che sta esagerando, la conosco fin troppo bene. <Questo è il sesto, più una Redbull>, mi risponde, bevendolo senza mettere nè latte nè zucchero. Da lì, ho la conferma: si sente male per qualcosa. Lo beve così solo quando sta male. <Siediti>, le dico, sedendomi nell'altro lato del tavolo. Lei fa come le ho detto e si accende un'altra sigaretta. Il fumo, ora che non sono più abituata a sentirlo in casa o comunque costantemente, mi dà fastidio, ma lei non ci fa caso e continua. <Dimmi cosa c'è>. <Non lo so cosa c'è, okay? Non ne ho idea, è che non sono abituata a tutto questo>, ammette, ma non capisco a cosa si riferisce. <"Questo" cosa?>, domando quindi. <Il fatto che le cose vadano bene. Sei cresciuta con me, sai che le cose non mi sono, non ci sono, mai andate bene. Ora che succede, non mi sembra così bello. È che prima mi godevo ogni piccola cosa bella, ora è tutto più grande di me>, confessa. <Il matrimonio, la piccola, il fidanzamento, la convivenza..ho paura che sia solo un sogno, che tutto questo un giorno svanirà, perchè a me le cose sono sempre andate male, non è possibile sia la mia vita>, continua, sorridendo mentre elencava le cose e poi tornando al suo tono. Spegne la sigaretta e ne accende un'altra. So come si sente, ma so anche che quando mi dovrà aiutare a prepararmi sarà la persona più felice del mondo. È molto malinconica, come me, ma lei a volte ha questi momenti, dove di solito si isola e fuma come una dannata. Ma so che se qualcuno le parla e le fa capire, si riprende subito, se invece la si lascia, ci mette qualche giorno. <Guardami Sara>, le dico, facendo incontrare il mio sguardo con il suo. In questi momenti mi mette quasi i brividi, ha gli occhi vuoti, spenti, e mi fa ricordare il periodo della nostra vita dove stavamo entrambe male. Capisco cosa intendeva, quando diceva che secondo lei non era possibile. <È normale stare male, ma non tutti riescono a superarlo e a farsi una vita migliore. Guardati intorno: non è la vita che hai sempre desiderato? Hai un fidanzato che ti ama alla follia, una migliore amica che un po' ti detesta, ma ti vuole bene, una famiglia che ti supporta, un lavoro che ami, hai ottenuto l'aspetto fisico che hai sempre voluto. Stai realizzando i tuoi sogni, non devi stare male ora. So che sembra impossibile, perchè prima non vedevamo la luce in fondo al tunnel, ma siamo salite su un treno che ci ha portate in pochi giorni fuori, quindi perchè non goderci finalmente la luce?>. Fissa per pochi istanti il posacenere, per poi prendere di corsa il telefono e comporre un numero. <So che sono le tre e mezza, ma corri a casa mia. Dobbiamo preparare Ilaria>, esclama, per poi attaccare. Va a svegliare Alessandro, che, confuso, corre in salotto. <Amore, devi andare da Edo>, gli dice Sara. <E perchè? Io stavo dormendo>, si lamenta, strofinandosi l'occhio. <Devo preparare Ilaria>, esclama lei, e lui corre a prendere i suoi vestiti. Se li infilò strada facendo e buttò i pantaloncini da basket sul divano, mentre usciva di casa. <Ci tiene quasi più lui di me>, commenta Sara, facendomi ridere. <Fra un po' arriva Giulia>, mi informa, facendomi strada nella sua casa, fino ad arrivare alla camera sua e di Ale. Mi butta nel bagno della stanza e mi ordina di lavarmi.
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Eccomii! Scusate l'assenza ma ho avuto molto da fare. Grazie labellezzanellorrore che mi hai aiutata per questi capitoli 🖤
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||Un incontro inaspettato|| ~FF~ Sespo [IN REVISIONE]
FanfictionNon pensavo che quell'estate mi avrebbe cambiato la vita.....