capitolo 20

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Pochi minuti prima di arrivare, Giulia riceve un messaggio e sorride leggendolo. Non ce la racconta giusta, è successo qualcosa.
Sono sempre più ansiosa, fra poco rivedrò Edo. Mi manca sempre tanto, ma abbiamo due vite diverse ognuna nella propria città, non possiamo vederci tutti i giorni, e non potremmo neanche per tutti gli impegni che abbiamo. Sono le undici e trenta, mancano poco più di dieci minuti. Sara si aggiusta i vestiti, una maglia oversize nera che le arriva poco prima del ginocchio, il cappello con la visiera curva al contrario e delle calze a rete, con sotto delle sneakers basse sempre nere. Io invece ripasso il trucco, che invece lei non ha, mentre Giulia è troppo impegnata a sorridere al vuoto. Arriviamo a Roma e ci precipitiamo giù dal treno, trovando Edoardo, Alessandro, Valerio, Dani e Marta che ci aspettano. Senza attendere un secondo di più lascio il bagaglio per terra correndo incontro a Edoardo, che non fa altro che sorridere da quandi mi ha vista. Gli salto in braccio, legandogli le braccia al collo e tenendolo stretto a me il più possibile. Mi allontano leggermente e mi metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendo. <Sei sempre più bella>, dice, guardandomi con occhi pieni di amore, per poi baciarmi. Mi sento in paradiso. Ci stacchiamo e ci sorridiamo, per poi staccarci per salutare gli altri, anche se presumo che siano ancora attaccati. Mi giro verso Sara e vedo che ha fatto la stessa cosa, solo che si stanno ancora limonando senza contegno. Alzo gli occhi al cielo sorridendo e recupero il mio bagaglio e il suo, prima che qualcuno possa prenderli. Mi giro verso Giulia e capisco il suo comportamento: la trovo appiccicata a Dani mentre si baciano e sorrido istintivamente. Prendo anche il suo bagaglio e torno da Edo. Lui, facendomi lasciare per terra i bagagli, mi circonda la vita con le braccia e mi solleva, facendomi girare. Rido felice finchè non la smette. Mi riappoggia sul terreno e io unisco le nostre fronti. <Ti amo, Edoardo Esposito>, affermo, guardandolo come se fosse la cosa migliore del mondo, quello che per me effettivamente è. <Ti amo, Ilaria Termini>, replicò, guardandomi allo stesso modo. <Ehm, ragazze, ci siamo anche noi>, esordisce Valerio, alzando un braccio. Marta gli dà una gomitata, mentre Vale geme di dolore per il colpo subito. <Lasciali stare, abbiamo fatto così anche noi>, gli ricorda. Rido e vado a salutarli, per poi trascorrere il mio solito e fantastico weekend a Roma.
*due anni dopo*
Mi ritrovo a piangere nel bagno di casa, mentre Sara bussa preoccupata alla porta. Mi alzo tremante e giro la chiave in modo che si possa aprire. Torno a sedere contro il muro singhiozzando e tremando come una foglia. <È aperto>, dico con voce rotta, mentre Sara si precipita all'interno. Si inginocchia davanti a me, per poi prendere quello che avevo in mano e che era la causa del mio pianto. <Quindi tu sei...>, mormora, lasciando la frase in sospeso. Io annuisco piangendo più forte. <Cazzo Sara, ora come glielo dico>, gli confesso la mia paura abbracciandola. Mi avrebbe lasciato? Non lo avrebbe fatto? Niente era certo. Ma abbiamo solo ventiquattro anni. <Non ti preoccupare, sarà felicissimo>, mi rassicurò, passando lentamente la mano sulla mia schiena. <Aspetta, vedo che posso fare>, disse staccandosi e prendendo il telefono. Compose un numero, poi si portò il cellulare all'orecchio. <Chi stai chiamando?>, balbetto, ancora troppo scossa. Lei ignora la domanda, portando tutta la sua attenzione alla persona dall'altra parte. <Ho bisogno di te>, sentenzia. <Non fare il coglione, è seria la questione>, continua, mentre intuisco che sta parlando con un ragazzo. <Dove sei?>, domanda, camminando per il bagno. <Allontanati>, gli ordina. <È successa una cosa, ho bisogno che tu venga a Torino>, dice, facendomi sbiancare. Desidero solo che non sia Edo al telefono. <Va bene, ti passo a prendere io in macchina, non dire niente a nessuno>, risponde, attaccando. <Vale ha detto che domani mattina è qui e che non dirà niente, nè ad Ale, nè a Dani, nè a Edo>, mi rassicura, asciugandomi le lacrime. <Ora riposa, sarai stanca>, mi suggerisce, dandomi una mano ad alzarmi e poggiando il così temuto oggetto sul lavandino. Vado in camera mia e mi addormento.
La mattina dopo mi sveglio con la porta d'ingresso che sbatte, così mi alzo e vado a vedere. Trovo Valerio e Sara, così sforzo un sorriso e abbraccio Vale. <Lo sa già?>, chiedo a Sara, mentre Vale ci guarda confuso. Lei nega con la testa, così vado in bagno e prendo l'oggetto che potrebbe spezzare la relazione fra me e Edo. Lo porgo a Valerio e lui sgrana gli occhi. <Oddio, veramente?>, sorride lui. <Congratulazioni!>, esclama abbracciandomi. Io scoppio di nuovo in lacrime e lui si allarma. <No cucciola, che hai? Non sei felice?>, mi domanda. <Sono troppo giovane per stare da sola con mio figlio>, confesso. Sono sicura che mi lascerà, non penso voglia un figlio così presto. <Hei hei, calma. Perchè da sola?>, mi domanda lui, prendendomi il viso. <Perchè Edo quando lo saprà mi lascerà>, piagniucolo. <No, non ti lascerà. Edo mi ha parlato l'altro giorno e mi ha detto che vorrebbe una famiglia con te, ma ha detto che ha paura che tu non sia pronta>, spiega lui. <Sul serio?>. <Sul serio>. Quelle parole mi erano servite, ora ero più tranquilla. <Andiamo a Roma? Così glielo dici>, propone. <Andiamo>, accetto.
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||Un incontro inaspettato|| ~FF~ Sespo [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora