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Apro leggermente gli occhi, strizzandoli in continuazione per abituarmi alla forte luce del sole che penetra dalla finestra. Un estenuante fitta di dolore mi arriva e pervade la testa, come una grossa freccia che colpisce con velocità il proprio bersaglio, e tra i conati di vomito, lo stomaco che mi si contorce nell'addome e il mio corpo che rifiuta di muoversi, mi sembra quasi come se quaranta elefanti mi avessero calpestata più e più volte.
Con molta calma tento di mettermi seduta, dandomi un aiuto con i gomiti; le coperte mi coprono solo fino a metà coscia mentre il resto del corpo è avvolto da una semplice maglia di cotone rosa salmone. Una maglia non mia.
E neanche il lenzuolo bianco panna ricamato faceva parte della mia stanza, se non ricordo male.
Un colpo di aria fredda fa sbattere violentemente la finestra e mi sfiora il collo, facendomi rabbrividire e costringendomi a portare le coperte fino a quest'ultimo.
Do un'occhiata veloce in giro: tutto troppo rosa e fin troppo ordinato. C'è qualcosa che mi sfugge.
Come diavolo ci sono finita in camera di Emily?
Frammenti non definiti della serata passata si fanno spazio nella mia testa, ma niente che risponda alla mia domanda.
Poggio delicatamente le punte dei piedi a terra, rabbrividendo nuovamente per il contatto con il pavimenti freddo; faccio una corsetta a piccoli passi verso la porta socchiusa, soffermandomi di scatto non appena una voce al quanto familiare raggiunge le mie orecchie.
"Credi ricordi qualcosa di ieri sera?"
"Per le condizioni in cui era, penso sia gia troppo se trovi le forze di alzarsi dal letto"
"Beh, spero vivamente tu abbia ragione. Altrimenti non sarei in grado di trovare una spiegazione plausibile per.."
"Spiegazione per cosa?" la mia curiosità ha preso ancora una volta il sopravvento e senza che nemmeno me ne accorgessi, mi ritrovo ferma sulla soglia della cucina, intervenuta nella loro conversazione come se non l'avessi appena origliata.
"Per il quale non siamo tornati a casa stanotte. E indovina un po'? Non per causa mia" Il suo tono cambia repentinamente da preoccupato a duro e scontroso.
"Buongiorno anche a te"
"Tutto bene Allyson? Ti ho già preparato qualcosa per la colazione e l'aspirina, immagino tu sia distrutta"
"Immagini bene; cosa farei senza di te!"
"Basta con queste smancerie, ti consiglio di muoverti se non vuoi rimanere qui" sbuffa seccato.
Mangio con foga ciò che Emily ha preparato dolcemente per me sotto lo sguardo scrutatore di mio fratello, impaziente di andare a casa. E' più fastidiosa del solito la sua presenza.
Dopo aver terminato e ringraziato la mia migliore amica, esco di corsa di casa per raggiungere l'auto di Nash parcheggiata fuori col motore acceso, pronto a partire non appena metto piede all'interno, senza neanche darmi il tempo di sistemarmi.
"Mi spieghi che ti prende?"
"Beh, si da il caso che le mie intenzioni non erano quelle di passare la notte dalla tua amica solo perché tu non eri assolutamente nelle condizioni adatte per tornare a casa"
"E da quando in qua ti preoccupi per me?"
"Da quando mamma e papà mi hanno affidato la responsabilità di ciò che fai. Quindi, le conseguenze le avrei pagate io, non tu" Il suo tono è gelido, tanto quanto l'azzurro che riempie le sue profonde iridi, le quali, fortunatamente, non distoglie dalla strada.
Ed io non ribatto.
Non avrei motivo di portare avanti la discussione sapendo di essere nel torto, anche se accettare che sia lui ad avere ragione per una volta, mi è parecchio difficile.
Prima che quell'odioso silenzio opprimente si faccia spazio tra me e lui, decido di continuare a conversare.
"Almeno sai dirmi se ho combinato qualcosa in particolare ieri sera? Vorrei poter ricordare, ma per ora non ne sono in grado" mi porto una mano alla fronte, come se con solo questo gesto potessi placare il tormento assiduo che ho in testa.
Lo vedo irrigidirsi completamente sotto il mio sguardo interrogatorio: stringe con forza il volante tra le mani, fino a far diventare le nocche bianco gesso, mentre il suo sguardo fisso davanti a sé è un intenso miscuglio tra sollievo, timore e titubanza.
"Non ricordo nemmeno io granché della serata, mi spiace" chiude secco il discorso.
So che non avrebbe motivo per dirmi una menzogna, ma la sua reazione non mi convince del fatto che ciò possa essere la verità.
"Tranquillo, chiederò a Matt o Cameron"
"Alla fine hai parlato ancora con il tuo ragazzo?" pronuncia le ultime parole marcando con disprezzo ciò che sarebbe il soggetto della domanda.
"No, non credo di averlo visto durante il resto della serata"
Serra bruscamente la mascella.
"Sappi che io invece l'ho visto ed anche in buona compagnia" ridacchia, anche se nel suo tono c'è tutto tranne che del vero divertimento.
"C-cosa intendi dire?" le parole mi muoiono in gola assieme al respiro, mentre tutto ciò che sono in grado di fare, è sperare di non udire la conferma al susseguirsi di idee surreali che si stanno creando nella mia testa.
"Che faresti meglio a lasciarlo e scoprire chi è la ragazza con cui ti ha fatta cornuta, per poi riempirla di botte" si volta, rivolgendomi con nonchalance uno sorrisetto complice, colmo di rabbia e desideroso di vendetta. Un sorriso che, però, non sono in grado di ricambiare.
Rimango con lo sguardo fisso in un punto impreciso davanti a me, tentando di rielaborare la verità arrivata come un colpo secco allo stomaco, troppo veloce per essere schivato.
Dopo pochi attimi, sembra rendersi conto della mia reazione, probabilmente diversa da quella che si aspettava.
"Tutto bene?"
"Dimmi un solo motivo per il quale dovrebbe andare bene qualcosa, dopo ciò che mi hai appena detto?!" Non ha senso accanirmi contro di lui che non è responsabile della faccenda, ma nonostante le sue intenzioni fossero buone, mi fa infuriare il modo superficiale con cui me l'ha riferito.
Cosa si aspettava? Che mi mettessi a ridere assieme a lui dopo aver scoperto che Shawn mi ha tradita?
Il silenzio è l'unica cosa che ricevo in tutta risposta da parte sua: che si sia finalmente accorto che anche lui è in grado di sbagliare?
Una volta fermi nel vialetto affianco al giardino, scendo dall'auto sbattendo violentemente lo sportello ed entro frettolosamente in casa, diretta al piano di sopra con gli occhi bassi e colmi di tristezza, ma il mio intento viene disturbato dalla comparsa di mia madre proprio davanti a me sulle scale.
"Allora tesoro, com'è andata la festa?"
Costretta a rispondere alla sua domanda, alzo lentamente il volto sulla sua figura che mi scruta con cura e vedo il suo sorriso smagliante mutare subito quando nota il mio sguardo evidentemente distrutto, impossibile da nascondere ad occhi così attenti.
La porta alle mie spalle si apre nuovamente, rivelando proprio la persona da cui sono scappata un attimo fa; le lacrime minacciano di uscire da un momento all'altro e l'ultima cosa che desidero, è che lui mi veda così.
Una volta arrivata nella mia stanza, digito velocemente il numero di Matthew, intenta a scoprire cosa è successo esattamente ieri sera ma, come al solito, i miei piani non arrivano mai al loro fine e vengo nuovamente interrotta dall'ingresso della mia figura materna in camera, preoccupata dalla reazione avuta poco fa.
"Se stai per domandarmi cosa sia successo, faresti meglio a chiedere spiegazioni a tuo figlio, perché io ora non ho voglia di parlare" la interrompo bruscamente, ancora prima che possa aprire bocca, sapendo già cosa avrebbe voluto dire.
"No, non chiederò spiegazioni a Nash, sarai tu a dirmelo, a tempo debito." Si avvicina, posando dolcemente la mano sul mio viso e raccogliendo con il pollice una gocciolina di quel liquido salmastro sfuggito al mio controllo, con quel suo tocco delicato; leggiadro, quanto il tono soave e comprensivo che utilizza, in completo contrasto con il mio.
Dopo che mia mamma lascia la stanza, rimango distesa sul letto per un lasso di tempo indeterminato, cullata solamente dal silenzio fascinoso che regna in queste quattro mura, tediato, tuttavia, dal mio ampio e pesante respiro.
Ciò che più mi distrugge è la consapevolezza che ci possa essere la possibilità di aver visto con i miei stessi occhi Shawn, ma di non riuscire a rammentarlo per via dell'alta quantità di alcool ingerita.
Può aver fatto veramente una cosa del genere? Una parte di me, seppur piccola, continua a sperare che ciò non sia vero. Ma perchè mai Nash avrebbe dovuto mentirmi? Non credo che le sue intenzioni fossero quelle di farmi star male o di farmi litigare con Shawn per un suo capriccio.

Busso con insistenza alla porta di casa sua, con i nervi a fior di pelle e l'agitazione ormai incontrollabile, e, quando finalmente viene aperta, l'immagine che ho di fronte mi lascia alquanto interdetta. Sul lato destro del suo volto, un grosso ematoma violaceo ricopre il suo occhio gonfio, mentre, sullo zigomo sinistro, è presente una piccola lesione coperta di sangue ormai secco; il labbro e il naso sono anch'essi gonfi e rossastri.
Poggio delicatamente la mia mano sul suo viso tumefatto, accarezzando le sue ferite come se potessi cancellarle con gesto.
"Cosa ti è successo Shawn?" la voce esce come sospiro spezzato e impercettibile.
Lui, in tutta risposta, si scosta bruscamente dal mio tocco, distogliendo lo sguardo dal mio con una risata alquanto beffarda.
"Perchè non lo domandi al tuo migliore amico?"
Indietreggio, incapace di credere a ciò che ho sentito.
E nonostante il solo pensiero che possa essere colpa di Matt mi stia tartassando, decido di accantonare e di non approfondire l'argomento; non è di chi gli ha fatto ciò che volevo parlare.
"In ogni caso, non sono qui per parlare di questo"
Ingoio a fatica un fiotto di saliva, guardando Shawn dritto negli occhi con aria di intesa.
"Posso benissimo intuire che qualcuno non si sia fatto i cazzi suoi, quindi di cosa dovremmo parlare precisamente?"
"Non lo so più nemmeno io a questo punto, perchè se questo è tutto ciò che hai da dirmi tu, l'unica cosa che mi viene da pensare è di non aver mai conosciuto fino in fondo la persona che mi trovo davanti e per cui ora sto provando parecchio disgusto"
Alle mie parole, troppo amare per essere rimangiate, il suo sguardo si fa cupo e malinconico, come se avesse assimilato solo in questo momento le conseguenze di quello che ha fatto.
"Ero ubriaco Ally.." biascica, abbassando il volto; tentando poi, invano, di prendermi la mano, convinto di poter aggiustare tutto con tanta facilità.
"Ma non è una scusa plausibile" alzo di poco il tono di voce ed ora sono io a ridere sarcasticamente davanti a tale scena, quasi da non realizzare che stia succedendo davvero.
"E cosa vuoi che ti dica? Ho capito che con te le scuse non servono, figuriamoci in questa situazione. So di aver sbagliato e me ne pento, ma non sono in grado di tornare indietro per poter evitare che accada."
"Hai ragione, delle tue scuse non me ne faccio niente, e nemmeno tutto ciò che potrai dire ancora potrebbe minimamente alleviare la rabbia che sento nei tuoi confronti. E mi sento anche una stupida ad aver pensato che venir qui potesse servire a qualcosa. Avrei solo voluto che finisse in maniera diversa. Buona continuazione Shawn"
Lui, visibilmente incapace di controbattere, rimane fermo sulla soglia di casa, con lo sguardo smarrito e attonito. mentre osserva la mia figura allontanarsi.

My brother, me and my boyfriend.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora