Capitolo 2

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La stanza era buia, illuminata solo dai raggi della Luna. Poche cose erano distinguibili ad un occhio attento: una scrivania, un comodino e un letto sul quale dormivano due figure. La ragazza era distesa su un fianco, gli occhi chiusi, le labbra appena aperte e i lunghi capelli dorati sparsi disordinatamente sul cuscino. Il ragazzo la teneva stretta da dietro, un braccio sotto il suo collo e una mano sulla sua vita. I loro respiri erano il solo suono udibile, fino a che un delicato picchiettio non ruppe il silenzio. Piccole gocce di fredda pioggia iniziarono a cadere e infrangersi ripetutamente sul vetro della finestra.

Il nuovo rumore disturbò il giovane che, ancora in dormiveglia, si mosse. La sua mano accarezzò la veste impalpabile che indossava la ragazza accanto a lui, scese sul ventre e poi risalì fino ai seni, che sfiorò dolcemente. Quel contatto morbido e voluttuoso risvegliò i suoi istinti e, automaticamente, scivolò lungo i fianchi e le gambe fino a raggiungere l'orlo estremo della veste, che sollevò con le dita, permettendo alle mani di sfiorare la pelle nuda. Sentiva il calore del suo corpo sotto i polpastrelli, fece di nuovo il percorso a ritroso, ritrovando i morbidi seni sotto la sua mano. Il tocco inizialmente era delicato e incerto, ma poi il desiderio lo avvolse e divenne sempre più focoso, iniziando anche a giocare con i capezzoli.

Quel movimento destò la giovane, che si ritrovò il balia del suo compagno e dei brividi che la percorrevano. Il giovane, resosi conto che era sveglia, spostò la mano che era sotto la veste verso il suo ventre e si fermò tra le sue gambe, mentre l'altra mano andò a continuare la dolce tortura sui suoi seni, entrando dalla scollatura. La bionda dischiuse leggermente le gambe, permettendo al ragazzo di trovare la sua femminilità, che iniziò ad accarezzare abilmente in ogni sua parte, facendo sì che si inumidisse, provocandole gemiti di piacere. La giovane si perse in quel momento, così bello e potente, che la faceva avvicinare sempre più all'estasi, poi, desiderosa di ricambiare, cercò con la mano la nuda virilità del compagno che premeva dietro di lei.

Il contatto lo fece sussultare, ma quando la sentì afferrarle il membro e muoversi, il piacere lo investì violentemente. Goderono della gioia donatasi a vicenda, accarezzandosi e scoprendosi in un modo nuovo, finché l'urgenza di andare oltre e unirsi definitivamente non fu perentoria. Voleva entrare in lei, sentire le sue pareti calde e bagnate intorno alla sua erezione, voleva farla sua. La fece girare a pancia in su e la baciò con passione, cercando la sua lingua che trovò subito, mentre i loro respiri si fondavano nelle loro bocche. Poi si spostò sul suo collo, sui suoi seni che leccò e succhiò, facendola gemere, spinto da un desiderio che non era più contenibile e che gli impose di issarsi su di lei, facendo leva sui gomiti, pronto ad affondare tra le sue gambe. Ma prima che riuscisse a compiere l'atto tanto bramato, la ragazza, con un colpo di reni, capovolse le loro posizioni, mettendosi sopra di lui, riprendendo a baciarlo ardentemente. Spostò la lingua sulle sue labbra e ne percorse i contorni facendogli desiderare che tornasse nella sua bocca, poi si mosse sul collo e infine risalì iniziando a leccargli animatamente una guancia.

Ok... pensò, chi sono io per dire cosa piace ad una ragazza...

Poi però la giovane, iniziò a leccargli tutto il volto lasciando il ragazzo molto perplesso.

"A-Ast..." provò a dire chiudendo gli occhi ma, quando li riaprì, rimase sconcertato dal trovare due enormi pupille allungate contornate di verde, che lo guardavano, con sguardo preoccupato.

Hiccup spalancò gli occhi scioccato, guardandosi intorno, ritrovandosi solo nel suo letto nella tenue luce dell'alba. La consapevolezza che si trattasse solo di un sogno lo colpì e lo sconvolse: "No..." sussurrò ansimando.

"No, no, no, no! Drago cattivo!" rivolse uno sguardo di rimprovero a Sdentato e si infilò, coprendosi anche la testa, sotto le coperte. Chiuse con forza gli occhi nel disperato tentativo di raggiungere di nuovo il regno onirico e riprendere quel sogno meraviglioso. Andiamo, andiamo... pensò.

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