Capitolo 8

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L'oscurità, lentamente, stava lasciando il posto ad un cielo appena più chiaro del nero assoluto che aveva imperato per le ultime ore: l'alba era vicina.

Hiccup e Sdentato avevano, ossessivamente, perlustrato ogni centimetro dell'Isola e del mare che lambiva le sue terre, ma non avevano trovato alcun indizio sulla sorte di Astrid e, ormai, la speranza di trovarla ancora viva, era diventata una flebile utopia.

La Furia Buia, pur essendo stremata dalla lunga ricerca, aveva, diligentemente, assecondato la volontà del proprio cavaliere e migliore amico, sfidando la propria resistenza e spingendo il suo corpo al limite.

L'affetto che lo legava al ragazzo, era qualcosa di così grande e profondo, da poter comprendere perfettamente il dolore per la perdita della sua compagna. Voleva bene anche lui a quella femmina, l'aveva odiata all'inizio, ma poi si era rivelata un'umana gentile e, Hiccup, fin da subito, aveva mostrato una predilezione ed una preoccupazione particolare per lei, perciò, anche lui, l'aveva protetta e difesa. Quando capì, poi, che, i due, erano più che semplici amici, e che vivevano l'uno per l'altra, si era ripromesso che nulla, che avrebbe potuto impedire, li avrebbe mai separati. Ma, evidentemente, il destino aveva scelto diversamente.

Il suo udito affinato, captò, nuovamente, un debole lamento di Tempestosa e, il suo sguardo, si volse nella sua direzione. Nelle ultime ore, i versi dell'Uncinato erano diventati sempre più flebili e, questo, poteva significare solo una cosa: stava morendo.

Gettò un'occhio al suo cavaliere, era stremato, devastato eppure il suo sguardo smeraldino non smetteva di scansionare febbrilmente l'area sotto di loro e le sue labbra non smettevano di pronunciare suppliche e preghiere ai suoi dei, in una cantilena indecifrabile, ove solo il nome di Astrid era l'unico suono comprensibile.

Il drago, prese una decisione: era il momento di rinunciare e pensare a chi poteva essere ancora salvato. Serrò la bocca, indurì la sua espressione e, ignorando la volontà del giovane Capo, cambiò repentinamente direzione, puntando la spiaggia.

Hiccup, preso alla sprovvista dal gesto della Furia Buia, fu quasi disarcionato e protestò immediatamente, cercando di riprendere il controllo della rotta: "Hey! Aspetta! - tirò il suo manubrio nel verso opposto – Che ti prende? Non abbiamo ancora finito qui!", si lamentò.

Sdentato, irremovibile sulla sua scelta, continuò a volare per raggiungere l'Uncinato sofferente.

"Bello, ti prego! Dobbiamo trovare Astrid!", si ruppe nel dolore, nuovamente. Ma, il drago, non si lasciò impietosire, almeno esteriormente, dalla supplica e ringhiò il suo deciso "no". Era necessario, doveva porre fine a quella disperata follia.

Il cavaliere continuò a tentare, invano, di correggere la traiettoria dell'amico, fino a che non atterrarono sulla scura battigia e, il rettile, si voltò di scatto, afferrandogli il braccio e tirandolo via dalla sella, facendolo cadere in terra.

Il giovane, basito e incredulo per ciò che era appena successo, rimase inginocchiato sulla fredda sabbia, i pugni serrati e lo sguardo tradito e confuso, a fissare quello duro e impassibile della Furia Buia.

Un lamento, un sibilo appena accennato, lo fece girare con un sussulto e la sua espressione inorridì, quando realizzò che aveva lasciato Tempestosa agonizzante e ferita, senza cure, dando la precedenza alla sua infruttuosa ricerca.

"M-mi dispiace... - balbettò, colpevole, mentre si avvicinava al drago e la accarezzava per darle conforto - ... Astrid non mi perdonerebbe mai per averti lasciato soffrire così. - sussurrò, poi si rivolse a Sdentato – Hai ragione, amico, dobbiamo occuparci di lei", quello mugolò triste, in risposta.

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