Capitolo 6

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Un dolce tepore, caldo, soffice nel suo abbraccio, scandito da un suono ovattato, ritmico e rassicurante.


Sarebbe potuta restare lì per sempre, in quel luogo, distante dal tempo e dallo spazio, intorpidita dal sonno e dalla stanchezza, ma desiderava ardentemente conoscere i dettagli di quel posto sconosciuto e catturare il motivo della sua beatitudine e della sensazione di assoluta sicurezza e protezione che, quel dolce nido, sapeva trasmetterle.


Pigramente, dischiuse gli occhi, scostandosi le lunghe ciocche bionde dal viso, cercando di abituarsi alla quasi totale oscurità di quell'ambiente. Provò a issarsi a sedere ma si ritrovò trattenuta da qualcosa che cingeva la sua vita. Tentò, allora, a far leva sulla mano destra, ma non appena trovò l'appoggio, si accorse che questo era stranamente cedevole e morbido al tatto. Percorse con dita curiose, quella superficie sconosciuta, sforzandosi di mettere a fuoco nel buio, fino a che, un respiro caldo le solleticò il collo.


Girò di scatto la testa e nel momento in cui i suoi occhi riuscirono a distinguere i lineamenti rilassati di Hiccup, che ancora dormiva, con un'espressione di totale serenità, i ricordi del perché si trovassero lì, da soli, delle ultime ore trascorse insieme, inondarono la sua mente.


Ricordò ogni bacio, ogni carezza, ogni sospiro e gemito che avevano riempito quella notte indimenticabile e il suo sguardo cercò immediatamente la curva gentile delle labbra del suo promesso sposo, che erano appena dischiuse, ansiosa di assaporare nuovamente la loro consistenza squisita.


Allungò il collo e posò un bacio soffice sulla bocca di lui, prolungando il contatto per alcuni secondi, godendosi la perfezione di quel momento, stretta tra le sue braccia, pelle contro pelle, le membra ancora indolenzite dal piacevole esercizio fisico, nel chiarore appena distinguibile proveniente dall'ingresso della caverna.


"Merda!- esclamò agitata, mentre si metteva seduta, trascinando con se le braccia del suo compagno – Hiccup! - lo scosse senza troppe accortezze – HICCUP!", urlò concitata.


Il ragazzo, stordito per il risveglio, si guardò intorno, confuso, "C-cosa? C-che succede? - balbettò spaventato, poi afferrò saldamente le spalle della bionda – Che c'è? Stai bene?", il suo sguardo, ancora arruffato dal sonno, la percorreva ansioso in cerca di rassicurazioni sulla sua salute.


"Hiccup, è quasi l'alba! Ci siamo addormentati! Mio padre mi ucciderà...", spiegò in preda al panico mentre scattava in piedi e, procedendo a tentoni nell'oscurità, cercava disperatamente di recuperare i propri abiti.


"L'alba? Mi hai fatto spaventare... - sussurrò più rilassato e si sdraiò di nuovo - ...l'alba!", scattò in piedi.


"Accidenti, non vedo n- urtò una pietra con il piede nudo – AHIO! Porca...Hiccup aiutami, fai luce! Non vedo un accidenti!"

"Un secondo... sto cercando i miei pantaloni... - le rispose mentre, a carponi, percorreva la caverna - ... Inferno deve essere ancora agganciata... ma dove cavolo li hai mandati?"


"Avevo fretta di toglierli! - rispose alterata – forse la prossima volta preferiresti tenerli!"


Hiccup sbuffò e roteò gli occhi.


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