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Mi stavo dirigendo a casa finché qualcuno mi chiamò "oi Leni, testa di cazzo" mi voltai pensando che entro la fine della giornata qualcuno fosse morto. Katzo mi chiamò "Ciao Kacchan" "COME CAZZO MI HAI CHIAMATO??" "Senti non rompere, vado a casa" stavo per ricominciare a camminare ma mi bloccò per la spalla da dietro "dove credi di andare?" Fece un ghigno "a casa, te lo ho già detto" lo guardai male.
Merda.
Non sarei mai riuscita a competere contro uno come lui, in tutti i sensi.
"Non credo proprio" il suo sorriso malizioso diventò più preoccupante, incominciai a pensare in peggio
"io credo proprio di sì" cercai di fare un passo in avanti ma mi resi conto che la mia forza, paragonata alla sua, era pari a un inutile insetto.
"Rimani qui, fai compagnia al tuo povero compagno di classe" Gesù Cristo, sono tutti pedofili in questa scuola o sono io la sfigata di turno? "Non posso, magari la prossima volta" ricercai di fare un passo in avanti ma un'altra volta fallii, ero definitivamente nella merda.
"No, questa volta" "Senti Bakugo, devo andare ora, lasciami stare" incominciai a stufarmi "tu fai quello che dico io" mi girai verso di lui e lo guardai storto "non prendo gli ordini da te Katzo" mi spinse contro una parete, mi fece male la colonna vertebrale, ma tacqui. Mi bloccò con le sue braccia "lasciami andare" dissi cercando di mantenere la calma "illusa" si avvicinò pericolosamente al mio viso, spostai la faccia dall'altra parte e strizzai gli occhi, non volevo vedere cosa sarebbe successo dopo.
Katzo da quanto capii si bloccò "sei sicura di non volerlo?" Sussurrava al mio orecchio "Si" risposi secca "cazzo Leni sei bastarda e pure gnocca" arrossii leggermente, pochissimi mi facevano i complimenti "oh guarda, che carina, sta arrossendo" "non prendermi per il culo" "se vuoi lo faccio" posò una sua mano al mio fianco e lentamente la fece scendere, spostai la sua mano infastidita "non ti azzardare, lasciami andare" "guardami" aprii solo gli occhi con sguardo basso "No" sospirò e appoggiò le sue labbra
sul mio collo, cercai di spingerlo "non sono una di quelle troiette che ti cascano addosso, scollati immediatamente" parlai a tratti, continuò a baciarmi e leccare il mio collo mentre cercai inutilmente di farlo smettere. Incominciò a morderlo con più forza e quindi decisi di dargli una fine, anche mortale se ce ne era bisogno; gli diedi un calcio tra le gambe. "CAZZO!" approfittai del momento e a passo svelto me ne andai.

Corsi in camera e me la chiusi velocemente dietro, il mio respiro era irregolare e la mia espressione era sconvolta.
Strisciai sulla porta lentamente e allo stesso tempo mi accucciai su me stessa.
Dalla mia bocca uscirono solo versi strani, balbettii.
Misi le mani sulla mia testa e incominciai a mettere più forza sulle mie dita, come se volessi trappassare la mia testa.
I miei occhi erano paralizzati ma la vista si offuscò e la voce che emaneva balbettii senza sosta si corruppe ancora di più. Volevo sprofondare, volevo sprofondare per quello che era appena successo, volevo scomparire.
I miei pensieri si intrecciarono tra loro e le parole incominciarono a essere urlate più volte dalla rabbia , gli insulti ricominciarono e il desiderio di non avere più ansia sociale si abbassava e si alzava irregolarmente, la voglia di sfogarmi terribilmente si stava evolvendo; tutto questo fu rinchiuso, fu rinchiuso in una semplice cosa: il pianto.
Le lacrime incominciarono a rigare il mio viso e i singhiozzi incominciarono a farsi sentire. Portai le mie ginocchia fino a metà viso e le cinsi con le mie braccia, incominciai a tremare a tratti e respirai molto irregolarmente.
E ora ti chiederai...ma piangi sempre?
Sì, lo faccio sempre, fuori cerco di fare la dura, la tosta, ma l'unica cosa che so fare è parlare, cosa ci faccio con delle semplici parole in un mondo dove si preferisce adottare la violenza? Niente, ti possono ferire, ma non difendere.
Piango perché mi sento sfogata, mi sento bene tra le lacrime che cadono sulle mie guance e che vanno sulle mie labbra, con un gusto salato. Mi sento capita facendo così, mi sento capita da me stessa,
sapere che altre persone che potevano stare intorno a me avevano il mio stesso problema non mi importava, posso sembrare egoista, ma se vai con la tipica frase 'ti capisco' o 'non sei l'unica' e ti incominciano a parlare dei propri problemi non mi importa, potrei al massimo dire 'mi dispiace', ma in fondo non interessa a nessuno, a tutti gli importa (la maggior parte) solo di loro stessi e si sfogano con altre persone illudendosi che la loro vita cambia in questo modo, io mi chiedo, perché gli altri devono sapere i nostri problemi se gli importa solo di se stessi?

Mi rannicchiai ancora di più e i sintomi peggiorarono, avevo paura di quello che era appena successo, tutto quel contatto, tutto quel parlare...
Mi sentii male e andai in bagno a vomitare,
i singhiozzi, i balbettii e le lacrime non fecero altro che aumentare. Vomitai ancora, cercai di dire 'nononono' ma non ci riuscii che già vomitai la terza volta.
Avevo letto su un libro che il nostro comportamento influenza anche la nostra condizione fisica,
ecco la prova, mi capitava sempre.





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IMPORTANTE

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Ve la lascio qui: ChiaraL05
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