Cinque

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"Cominciavamo a darti per dispersa" disse Andrea venendo verso di me con un bicchiere in una mano e la sigaretta nell'altra.
Quella sera il Trabocchetto era più pieno del solito; una nube grigia di fumo aleggiava all'esterno del locale e si faceva fatica a farsi strada per raggiungere la porta d'ingresso.
"Scusate, ho cenato tardi e ci ho messo un po' a prepararmi" mentii, non avevo certo intenzione di mettermi a raccontare di come avevo appena messo fine alla mia relazione.
Insieme ad Andrea c'erano Davide, Tia e un ragazzo che non avevo mai visto fino ad allora; quest'ultimo mi porse la mano e si presentò con un sorriso smagliante:
"Piacere, Daniele"
"Sole" risposi stringendogli la mano
"Che fighi i tuoi capelli"
Mi facevano particolarmente piacere i complimenti sui capelli dal momento che la maggior parte delle persone li trovava ridicoli e infantili e mia nonna aveva più volte minacciato di diseredarmi.
"Grazie! Ma questo non è il colore che dovrebbero avere, dovrei andare a tingerli"
Andammo avanti per un po' a parlare tutti insieme di tagli di capelli e fasi adolescenziali annesse, dopodiché entrai nel locale per prendere da bere.
"Qual è il programma per stasera?" chiesi tornando fuori con un bicchiere di gin lemon in mano.
"Qualunque cosa tu abbia voglia di fare splendore" rispose Andrea facendomi l'occhiolino.
Finsi di pensarci un po' e poi dissi:
"Potremmo andare ai Palazzoni"
Non volevo sembrare troppo entusiasta all'idea ma la verità era che non vedevo l'ora di tornare lassù.
"Ottima idea! E' da un po' che non ci vado" disse Daniele e incominciò ad incamminarsi con gli altri due al seguito.
"Aspettate, ma abbiamo appena preso da bere!" feci notare io.
"Tranquilla Sole, il proprietario ci conosce e non ci ha mai fatto storie, basta che poi gli riportiamo i bicchieri" rispose lui
"Che cosa bizzarra" pensai; non ero mai stata in un posto dove i proprietari permettevano ai clienti di portarsi i bicchieri in giro per il paese.
O sui tetti dei palazzi

Una volta saliti in cima lo spettacolo era ancora meglio di quello di una settimana prima: la luna era quasi piena e tutto il cielo era tappezzato da migliaia di puntini luminosi. Provai una sensazione di infinita tranquillità, chiusi gli occhi per un istante e mi sentii parte di quella calma primordiale.
Quando li riaprii vidi che Davide, Tia e Daniele erano dietro al muretto dell'altra volta, Andrea invece si stava sedendo vicino a me.
"Bella stellata stasera, eh?" disse dopo aver dato un sorso al suo drink.
"Stupenda" risposi, mentre mi sedevo a mia volta "Quello lì è Giove" continuai, indicando un puntino di luce non troppo distante dalla luna.
Andrea mi guardò sgranando gli occhi
"Si vede che hai fatto il liceo" rise "Io non avrei saputo nemmeno dirti se fosse una stella o un aereo"
"In realtà è un pianeta"
Mi pentii subito di quella puntualizzazione saccente, non volevo dare l'impressione della so-tutto-io.
"Purtroppo al liceo queste cose non le insegnano" continuai, cercando di riparare al danno "Conosco qualcosina sui pianeti e le stelle perché mio padre è un grande appassionato di astronomia, a casa abbiamo anche un telescopio"
"Davvero?" chiese lui incuriosito
"Beh, è piccolo e qua da noi non è che si riesca a vedere granché... Però quando ci sono nottate così serene si distinguono chiaramente persino gli anelli di Saturno"
"Caspita!" esclamò lui "Mi piacerebbe vederli!"
Poi il suo sguardo si rabbuiò:
"Anche se non credo che al tuo ragazzo farebbe piacere che un tipo che conosci appena venisse a casa tua nel mezzo della notte con la scusa di guardare le stelle"
Mi accigliai. Era la prima volta che Andrea nominava il mio ragazzo.
Il mio ex ragazzo
"Sono in grado di decidere da sola chi può e chi non può entrare in casa mia. E comunque ci siamo lasciati"
Il mio tono risultò più secco di quello che avrei voluto; nel pronunciare quelle parole ad alta voce mi scattò qualcosa dentro che fino al allora non avevo provato: dispiacere. In un istante mi resi conto di quanto tempo avevo passato insieme a Roby senza essere felice, quante volte gli avevo detto che lo amavo senza che fosse vero, quante bugie gli avevo raccontato invece che affrontare la realtà. Il senso di colpa mi morse lo stomaco e le lacrime cominciarono a scendere lungo le mie guance.
"Ehi Sole, mi dispiace" disse Andrea avvicinandosi a me "E' stata colpa mia, vero? Per quel bacio..."
"No" risposi prendendo un fazzoletto dalla borsa e asciugandomi gli occhi "Era finita da tempo, il bacio è stato solo l'incentivo che mi ha spinto a chiuderla"
"E perché stai piangendo? Ti sei pentita di averla chiusa?"
"No, è stata la cosa migliore per entrambi" risposi "Penso di aver metabolizzato il tutto solo adesso, scusami"
"Non mi devi chiedere scusa, probabilmente tra l'alcool e tutto il resto hai buttato fuori tutte le emozioni adesso"
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, poi lui continuò:
"Anche se mentirei se dicessi che mi dispiace che ora sei single"
Un lieve sorriso arricciò le mie labbra.
"Oh... Beh, pensavo di non interessarti, sai, in quel senso"
Lui mi guardò confuso.
"Ma come, non esco insieme ad una ragazza più volte in una settimana se non mi interessa "sai, in quel senso"" rise, facendo il segno delle virgolette con le dita.
"Si beh" continuai incerta "solo che, ecco, mi aspettavo che avresti... cioè che mi avresti..."
"Che ti avrei baciato?" concluse lui per me
"Beh ecco, si"
"Pensavo non volessi! Dopo quel primo bacio mi avevi fatto promettere di non dire niente a nessuno e ho pensato che te ne vergognassi..."
Oh no. Ero davvero così pessima a lanciare segnali?
"Non me ne vergognavo! Ero solo confusa, mi avevi colto alla sprovvista"
Ci fu un momento di silenzio dove lui puntò i suoi occhi nocciola fissi nei miei ancora umidi.
"E adesso? Sei ancora confusa?"
"No" risposi in un sussurro
"Perché è tutta la settimana che ho una voglia assurda di baciarti"
Senza aspettare una mia risposta accostò una mano dietro la mia nuca e avvicinò il mio viso al suo; le nostre labbra si schiusero in un bacio dolce e appassionato allo stesso tempo, sentii la sua lingua calda giocare con la mia e il suo respiro sulla guancia.
Quando le nostre bocche si staccarono, riaprii gli occhi. Guardai in lontananza e davanti a quell'immenso cielo stellato, sorrisi.

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