Sette

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Sgomitando, ci facemmo strada in mezzo alla fiumana di gente per riuscire ad arrivare il più vicino al palco possibile; tenevo stretto il braccio di Daniele che era il primo della fila e con l'altra mano presi quella di Andrea: almeno non ci saremmo persi in mezzo a tutte quelle persone.
Quando raggiungemmo un punto abbastanza libero ci fermammo a guardarci intorno.
"Però!" disse Daniele "Gettonato questo Gabry Ponte eh"
"In effetti non mi aspettavo tutta questa gente" risposi "Se poi non ci piace o ci stanchiamo possiamo sempre andarcene"
"Scherzi Sole? Hai avuto un'ottima idea a proporre questa festa! Sarà divertente vedrai"
Mi resi conto solo in quel momento che stavo ancora tenendo la mano di Andrea stretta nella mia; imbarazzata gliela lasciai andare con la scusa di rovistare nello zainetto in cerca del cellulare.
Avevo scritto un messaggio ad Aurora dicendole che sarei venuta al concerto con qualche amico e che ci saremmo trovate qui, ma guardando lo schermo vidi che non mi aveva ancora risposto.
Oltre a Davide e agli altri amici di Andrea che avevo già conosciuto, con noi c'erano due ragazze: una alta, con una chioma di capelli rossi e il viso coperto di lentiggini e l'altra, molto più bassa, con capelli ricci neri e un berretto rosa shocking; quest'ultima era mano nella mano con un ragazzo.
Essendo arrivati lì con due macchine e non avendo ancora avuto modo di presentarci, andai verso le due ragazze e tesi la mano:
"Ciao, mi chiamo Sole" dissi sorridendo
"Che capelli... interessanti" rispose la ragazza alta tenendo le braccia conserte e nascondendo una smorfia dietro ad un sorriso forzato "Come mai questo colore stravagante?"
"Io...beh, mi piace distinguermi dalla massa" risposi a disagio
"Capisco" disse squadrandomi dall'alto in basso "Io non mi tingerei i capelli nemmeno sotto tortura" aggiunse, senza smettere di fissare la mia maglia nera con il logo dei Ramones.
"Sono Alessia, comunque" disse senza stringermi la mano
Solo in quel momento mi resi conto che stavo ancora tenendo il braccio teso a mezz'aria, lo abbassai di scatto sperando che nessuno ci avesse fatto caso.
"Io sono Francesca e lui è il mio ragazzo" aggiunse l'altra ragazza indicandomi con un cenno della testa il ragazzo accanto a lei
Oh grazie, non ci ero arrivata
"Piacere, Filippo" disse lui sorridendomi e staccando la mano da quella di Francesca per stringere la mia.
"Quindi sei tu la Sole di cui Andrea parla sempre" sogghignò Alessia facendo un passo verso di me "Nome impegnativo, non trovi?" aggiunse ridacchiando con l'amica.
Sentii le guance avvampare e le mie dita si serrarono a pugno. Come diavolo si permettevano? Ci conoscevamo da trenta secondi e già avevo voglia di tirare ad entrambe un ceffone.
Inspirai e sbandierando il sorriso più falso che potevo, risposi:
"Basta saperlo portare"
Mentre mi gustavo quella piccola vendetta, sentii un paio di braccia cingermi i fianchi: grazie al cielo Andrea era arrivato a salvarmi da quelle due vipere.
"Di che parlate ragazze?" chiese guardando prima me e poi le altre due
"Oh niente di che" rispose Francesca "abbiamo conosciuto la tua nuova amica"
Scandì l'ultima parola come se fosse qualcosa di disgustoso dal quale tenersi alla larga, dopodiché afferrò il braccio di Alessia e si allontanarono insieme verso il chiosco delle bevande.
"Qual è il loro problema?" chiesi girandomi verso Andrea
"Non farci caso" rispose lui alzando gli occhi al cielo "Fanno così ogni volta che conoscono una ragazza che mi interessa, sono piuttosto protettive nei miei confronti"
"Protettive? Io direi piuttosto possessive" ridacchiai "Non è che sono segretamente innamorate di te?"
"Non direi" scoppiò a ridere "Le conosco da quando avevamo cinque anni, da piccoli abitavamo tutti e tre nella stessa via" spiegò "Siamo praticamente cresciuti insieme"
"Che bell'infanzia" pensai
"Quindi quante ragazze hanno già messo in fuga?" chiesi scherzando, ma non troppo
"Non sono così male una volta che le conosci" disse un po' più seriamente "Se vai loro a genio sono le ragazze più simpatiche del mondo"
Qualcosa mi diceva che quello non era il mio caso

Due ore dopo eravamo in macchina in viaggio verso casa; la serata fu pazzesca, avevamo ballato e saltato per tutto il tempo. Per metà concerto sentii gli occhi di Alessia e Francesca puntati addosso, poi per fortuna le vidi andare via insieme a Filippo: Alessia camminava scalza tenendo in una mano le sue vertiginose Chanel tacco 12 e nell'altra il tacco rotto della scarpa sinistra. Ben le stava!
Una volta portati a casa tutti gli altri, Andrea e io rimanemmo soli in macchina.
"Mi chiedevo se ti andava di rimanere a dormire da me" chiese titubante
"Non so se è il caso..." risposi incerta
"Pensi che tuo papà potrebbe arrabbiarsi?"
"No, non è quello, stanotte rimane a dormire a casa della sua compagna"
"E allora qual è il problema?" chiese accarezzandomi la guancia
"Beh non vorrei disturbare, e poi se incontrassimo tua mamma sarebbe... imbarazzante" conclusi timidamente
"Non preoccuparti, a quest'ora starà già dormendo e domani mattina uscirà presto per andare al lavoro"
"Ah, in questo caso accetto volentieri! Sicuro che non sia un disturbo?"
"Assolutamente no!" Esclamò "La casa è grande e noi possiamo starcene tranquilli in mansarda. E' come se fosse un piccolo appartamento, c'è anche il bagno"
"Non sembra una cattiva idea" sorrisi "Devi solo prestarmi un pigiama, lo spazzolino ce l'ho io nello zainetto"
"Vai in giro con lo spazzolino in borsa?" chiese lui divertito
"Certo! Non si può mai sapere, guarda solo questa sera"
"Sei incredibile" concluse dandomi un leggero bacio sulle labbra

Feci le scale che portavano in mansarda cercando di fare meno rumore possibile, mi lavai i denti e misi il pigiama più grande di tre taglie. Mentre aspettavo che Andrea uscisse dal bagno, mi guardai intorno: jeans e camice erano sparsi un po' ovunque, un grande letto matrimoniale occupava una buona metà del locale e alle pareti erano appoggiati scaffali sopra i quali riconobbi diversi libri di testo risalenti probabilmente alle scuole superiori.
Mentre curiosavo sul comodino sentii la porta del bagno aprirsi, mi girai e rimasi impietrita per un attimo: Andrea uscì con addosso solo un paio di boxer neri.
Lo guardai per più tempo del dovuto: il suo fisico era asciutto, non troppo muscoloso ma proporzionato, ma la cosa che mi fece rimanere a bocca aperta fu il grande tatuaggio colorato che percorreva tutto il suo braccio destro finendo poi sul pettorale.
Avevo sempre visto solo la parte dell'avambraccio, non avevo idea che fosse così grande.
"Wow" dissi con un filo di voce
"Ti piace?" rispose lui guardandosi il braccio" "E' un insieme di simboli giapponesi, non sto a spiegarteli tutti adesso altrimenti siamo ancora qua domani mattina ma se ti interessa un giorno magari ti spiegherò il significato di ognuno"
"Certo che mi interessa! Caspita Andre, è davvero bellissimo"
Si avvicinò lentamente e mi abbracciò da dietro baciandomi lievemente il collo; sentii la sua erezione premere sulla mia schiena e avvertii un formicolio nel basso ventre.
Oddio
Non avevo mai pensato seriamente a questo momento.
"Ti va?" mi sussurrò all'orecchio
Mi andava?
"Io..." ansimai, non sapendo ancora cosa avrei risposto
"Lasciati andare" disse piano "Sei bellissima"
La mia mente non aveva ancora preso una decisione, ma il mio corpo si.
Mi girai decisa verso di lui e lo baciai con trasporto, chiusi gli occhi e sentii la sua mano calda dietro la nuca; lentamente mi guidò verso il letto, infilò l'altra mano sotto il pigiama troppo largo e accarezzò la mia schiena. Brividi di piacere si fecero strada lungo il mio corpo.
Lo volevo
Il letto si lamentò con un cigolio acuto sotto il nostro peso ma non ci badai, ero totalmente immersa in quel turbinio di sensazioni e piacere. La bocca di Andrea si staccò dalla mia per un momento, mentre mi sfilava il pigiama dalla testa.
"Sei bellissima" ripeté abbassandomi la spallina del reggiseno e baciandomi la spalla nuda.
Improvvisamente sentii la porta della mansarda aprirsi con uno scatto. D'istinto mi coprii il petto con le mani e mi girai dando le spalle alla porta.
"Si bussa, cazzo!" gridò Andrea alzandosi improvvisamente e andando a chiudere la porta in faccia all'intruso.
"Chi era?" chiesi agitata, con le braccia ancora a farmi da scudo sul seno
"Quel coglione di mio fratello" sbuffò lui, poi vedendo il mio sguardo spaventato aggiunse "E' andato adesso, non ci disturberà più"
Il battito del mio cuore diminuì ma ancora mi sentivo vulnerabile, insicura.
Andrea tornò verso di me e mi baciò, spostandomi lentamente le mani dal petto. Lentamente cominciò a baciarmi il collo, la clavicola, la spalla e poi sempre più in basso fino a raggiungere il mio seno. Inarcai la schiena verso di lui e tirai la testa indietro, chiudendo gli occhi e fremendo di piacere.
Tutta l'agitazione di qualche momento prima svanì e mi sentii di nuovo al sicuro. Senza che quasi me ne accorgessi mi sfilò i pantaloni del pigiama e le mutandine e li lanciò per terra dietro di lui. Mi afferrò le cosce e le allargò dolcemente insinuandosi tra le mie gambe; premette il suo bacino contro il mio e sentii la sua erezione pulsare.
"Ti voglio" disse ansimando e spingendola contro di me.
Mi lasciai sfuggire un gemito di piacere quando lo sentii entrare dentro di me lentamente, come se volesse assaporare ogni singolo secondo.
Cominciammo a muoverci con un ritmo deciso e sentii ogni centimetro del mio corpo fremere e il mio cuore battere velocemente.
"Non fermarti" sussurrai conficcando le unghie nelle sue braccia.
Nel sentire quelle parole aumentò il ritmo e io non riuscii più a trattenere i gemiti di piacere; lo sentivo ingrossarsi dentro di me e la mia mente diventò un tutt'uno con il mio corpo e con il suo.
Qualche istante dopo lo sentii esplodere in un orgasmo silenzioso.

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