22.La collana

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Al mio risveglio Richard non c'era più, ma c'era mia mamma con la colazione.
<<Buongiorno tesoro, mangi e facciamo un giro per la città!>>
Aveva un bel sorriso, uno strano sorriso.
<<Mamma è successo qualcosa? Ti vedo felice.>>
Gli chiesi.
<<Oh, te ne volevo parlare più avanti, ma non ti si può nascondere nulla. Mi sto sentendo con un collega...>>
L'ultima frase era pronunciata con paura, paura della mia reazione.
<<È fantastico mamma! Davvero, sono felicissima.>>
Lo ero davvero, si meritava un po' di serenità, lei mi abbracciò contenta e dall'emozione si mise a piangere.
Volevo tornare a casa, ma dopo una notizia del genere come potevo chiederglielo?
<<Mamma devo tornare a casa,subito...So che ora hai questa nuova situazione, quindi posso andare con Richard...>>
Lei mi guardò con aria interrogativa.
<<Cosa ci fa qui Richard?>>
Cercai delle scuse ma lei capí tutto, evidentemente i miei sentimenti per lui erano fin troppo evidenti.
<<È stato qui stanotte?>>
Chiese dolcemente.
<<N-no! Che dici!>>
Balbettai.
<<Allora chi ha lasciato quel regalo sul comodino?>>
Disse lei indicando il comodino alle mie spalle.
Accanto alla sveglia c'era una scatolina rossa.
La presi nelle mie mani, mamma era poggiata alla mia spalla, curiosa del contenuto, c'era un bigliettino attaccato al nastrino nero:
"R."
Era di Richard, non c'era dubbio.
Quando la aprì mamma restò stupita quanto me.
<<È bellissima! Te la metto, dammi.>>
Esclamò sorridendo. Mi mise la collana, la osservai allo specchio era a forma di cuore, piena di brillanti, stupenda.
<<Torni a casa con Richard?>>
Mi chiese con un sorriso complice.
<<Si.>>
Risposi ridendo.

Richard mi aspettava fuori dal mio hotel, con le braccia incrociate e la schiena poggiata alla macchina.
Quando mi vide il suo viso si illuminò.
Mi abbracciò subito.
<<Ti sta benissimo.>>
Disse toccandomi la collana.

Il tragitto mi sembrò brevissimo, quattro ore in auto con lui erano volate. Si fermò davanti casa mia.
<<Sali?>>
Gli chiesi.
<<Non posso purtroppo, ci vediamo domani...>>
Mi diede un bacio veloce e uscì dall'auto per prendere la mia valigia, in quel momento l'occhio mi cadde sul suo cellulare poggiato al sedile.
"Quando vieni?"
Era un messaggio, da una ragazza, non una qualunque...
Cercai di mantenere la calma facendo finta di nulla.
Lo salutai indifferente e salì a casa mia.
Mi addormentai subito.

Aprì gli occhi, intravedevo le prime luci del mattino filtrare dalla finestra.
Cercai di alzarmi, non ci riuscivo, ero immobile, non potevo parlare, ero paralizzata.
Cercai di mantenere la calma ero abituata a questa cosa, la paralisi del sonno, ma non mi succedeva da anni.
Aspettai, stando ferma, ma persi la calma sentendo dei passi accanto a me, cercai di urlare, niente. La persona si fermò davanti al mio letto stendendosi ai piedi, non riuscivo a vederla, altri passi si fecero largo al centro della camera.
<<Ho il diritto di sapere dove si trova il corpo!>>
Urlò una donna.
<<Quello è il diavolo in persona, non merita pace.>>
Rispose la persona seduta ai piedi del mio letto. Sussultai, conoscevo quella voce.
<<È mio figlio, la prego professore Costan.>>
Lo pregò lei.
Dopo il mio corpo riprese a muoversi e tutto sparì. Feci fatica a riprendere i movimenti, il corpo mi formicolava.
Dovevo chiamare qualcuno e raccontare tutto.
Ma quando guardai l'orario capì che forse era meglio fare tutto a scuola, erano le 7:30.

Richard mi lasciò a scuola.
Entrai a grandi passi in classe e le facce dei miei compagni mi preoccuparono.
<<Miller, finalmente. Stavo dicendo cose che interessano anche a te.>>
Mi informò la professoressa di italiano. Mi andai a sedere al mio posto e lei continuò a parlare.
<<Dimenticate la tesina, quest'anno hanno stravolto tutto, sarà difficile... A noi professori non sono chiare molte cose, ma ho il dovere di informarvi su quel poco che so.>>
Si poggiò alla cattedra e mise le braccia incrociate al petto.
Poi continuò.
<<Quest'anno non ci sarà la tesina, arriverete davanti la commissione e pescherete una busta a caso che contiene un argomento, siamo già a Aprile vi consiglio di iniziare a studiare.>>
Alex alzò la mano.
<<Quindi noi dovremmo ripetere l'argomento che contiene la busta?>>
Chiese.
<<Esatto.>>
<<Ma scusi, come facciamo ad affrontare un esame se nemmeno voi professori avete le idee chiare su ciò?!>>
Era Samuel a parlare.
La prof non riuscì a rispondere perché fu chiamata fuori dal prof Costan.
Si era ripreso?

A ricreazione iniziai a raccontare tutto a Giacomo e Kevin, Roberta ascoltava accanto a me ma sapeva già tutto, tranne l'episodio di stamattina.
<<C'è una probabilità che Marin sia solo una vittima...>>
Intervenne Samuel dall'altra parte della classe, il gruppo aveva ascoltato la mia conversazione da lontano.
<<Esatto...>>
Risposi.
<<Rivuole il suo corpo, lo dobbiamo cercare noi.>>
<<Si, so anche da dove partire.>>
A quel punto raccontai della paralisi e di ciò che avevo sentito.
<<Dove può tenere un corpo? Di certo non a casa sua!>>
Disse Giada.
<<Non si sta parlando più di un corpo, ma di ossa, sono passati tanti anni.>>
Puntualizzò Giacomo.
<<Non è da escludere che si trovi qui a scuola...>>
Disse Kevin, tutti sussultammo al solo pensiero.
<<È successa una cosa il mese scorso...>>
Disse Marta guardando Ludovica, non avevano fiatato fino a quel momento.
<<Si, mia mamma ha chiesto un appuntamento qui a scuola per parlare con il professore, all orario dell'appuntamento la porta del suo ufficio era semi aperta...>>
Ludovica prese fiato e continuò.
<<Sapete che sono curiosa, così sbirciai dallo spiraglio, aveva in mano una scatola che nascose dietro un quadro, nel muro...>>
<<Vuoi dire che...>>
Dissi lasciando la frase in sospeso.
<<Che nello scatolo potrebbero esserci le ossa di Marin.>>
Continuò Roberta per me.

S.A
Ciao a tutti!
Parto chiedendovi se vi piace la copertina realizzata da Checca_B , che adoro (Sia lei che la copertina😍).
Cosa pensate di questo capitolo? Chi pensate sia la ragazza con cui Richard parla?
A martedì 🖤

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