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J.

Scoprii solo quella mattina che la mia casa fosse posta a Nord della periferia della cittadella: non avevo mai fatto caso al sole che continuava a sorgere, imperterrito ogni mattina, alla mia sinistra.

Mi alzai poggiando i piedi nudi sul pavimento, beandomi del freddo che emanava. Mentre pensavo al fatto che fossi completamente digiuno da due giorni, ripercorsi con il pollice tutte le scheggiature di quel letto in legno ormai troppo vecchio, prima di dirigermi in cucina per assumere un minimo di zuccheri.

Preparai un tè caldo e decisi di mangiare gli avanzi delle Tortine di riso regalatemi dalla proprietaria dell'unico market presente in paese: era abbastanza anzianotta, ma con i dolci ci sapeva ancora fare.

In quella calda mattinata non avrei avuto molto da fare, come sempre, d'altronde. Decisi così di farmi un ulteriore giro in paese, proprio come il giorno prima. Indossai qualcosa velocemente, subito dopo essermi dato una ripulita. Prima di uscire dall'abitazione volse lo sguardo alla porta di legno che separava me e il mio laboratorio. Abbassai il capo, passandomi la lingua nell'interno della guancia. Se avessi continuato in quel modo, a non dipingere altro che cose a caso, senza un minimo di passione, avrei finito per abbandonare per sempre l'arte.

𝔯𝔞𝔤𝔞𝔷𝔷𝔬 𝔠𝔬𝔫 𝔩'𝔬𝔯𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦𝔫𝔬 𝔡𝔦 𝔭𝔢𝔯𝔩𝔞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora