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Fin da bambino la campagna mi era sempre piaciuta. Certo, non avrei mai potuto rinunciare alla chiassosa città, alla night-life e a tutte le comodità a portata di mano, ma sotto certi punti di vista le zone rurali erano di gran lunga superiori.
Pareva volessero accoglierti con un abbraccio, con i loro toni caldi nell'arancione, nel giallo e nel rosso nelle tonalità più disparate. L'aria pulita, l'odore di erba appena tagliata e gli uccelli che attraversavano il cielo ad ogni ora del giorno. Sotto sotto ero stato felice dell'idea di quel vecchio stronzo.Yeongju veniva descritta da chiunque come un luogo tanto e bello e misterioso da essere fonte di mille leggende e racconti che infestavano le menti dei bambini del posto durante le notti più umide e buie. Pareva che da un momento all'altro uno spirito maligno potesse venir fuori dalla fitta nebbia. O che un folletto potesse sbucare da uno dei tanti ruscelli pronto a prenderti in giro o infastidirti. Eppure sentivo che mai avrei potuto trarre giovamento da qualcosa come da quel misterioso posto.
Certo, era totalmente diverso dalla capitale, Seoul, a cui ero da sempre abituato. Non c'erano strade asfaltate, continuamente calpestate e rovinate dalle ruote delle auto. A sostituire il grigiore dei palazzi e degli edifici c'erano colori brillanti e accesi: l'erba era di un verde tanto intenso da accecare la vista, l'ocra del grano e il rosso dei papaveri erano sfolgoranti. La natura in quel posto parlava, ti entrava in petto e ti tirava a sé come il canto delle sirene di cui tanto avevo letto nelle opere della mitologia greca.Non appena uscii di casa il vento era stato capace di cancellare ogni traccia di lacrime che non avevano cessato di uscire per tutta la notte. Il creato di Eolo fu come una presenza amica che, con un tocco delicato, tentasse di eliminare il tormento intriso nel mio animo. Ma come sarebbe potuto avvenire un miracolo simile? Un dolore tanto intenso avrebbe mai cessato di lacerare la mia anima? Ero un essere "abominevole", come Lui era solito chiamarmi quando il suo scopo era quello di punirmi.
Probabilmente uno come me non meritava la pace interiore, non meritava neanche un spiraglio di quella felicità tanto ambita dall'uomo fin dall'alba dei tempi.Parvero ore quelle che io che io trascorsi a camminare nel bel mezzo del campo di grano, a piedi nudi, fregandomene dei graffi formatisi dovuti agli aghi del grano e agli insetti. Il sole stava sorgendo, venendo fuori dalle nuvole basse, raggiante come un fiore nell'atto di sbocciare. Gli sorrisi, quasi fosse un vecchio amico. L'ennesima lacrima solitaria scorse il mio viso, ed io lasciai ulteriormente il mio corpo venir scosso dai singhiozzi.
Avevo deciso di scappare dalla mia vita, dalla mia realtà, ero fuggito, come un nomade errante, infelice, irrequieto, alla ricerca del suo porto sicuro. Probabilmente non l'avrei mai trovato, forse ero destinato a sprofondare nell'abisso dell'agonia, senza mai riuscire a tornare in superficie.
Mi asciugai per l'ennesima volta le guance bagnate con un lembo della felpa che Jungkook mi aveva prestato. Era probabilmente la prima volta che indossavo un indumento del genere.
I giovani a Seoul vestivano comodi, con pantaloni e felpe over-sized, ma io non avevo mai provato la sensazione di indossare un capo d'abbigliamento tanto confortevole.Sarei potuto sembrare tonto ad avere certi pensieri, ma quello che per gli altri era un'azione quotidiana, per me sentire sulla pelle un indumento dal tessuto tanto caldo, fin troppo grande per me, con un cappuccio che mi permetteva di coprire il capo, era una sensazione magica, che era capace di farmi sorridere anche tra quelle dannate lacrime.
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𝔯𝔞𝔤𝔞𝔷𝔷𝔬 𝔠𝔬𝔫 𝔩'𝔬𝔯𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦𝔫𝔬 𝔡𝔦 𝔭𝔢𝔯𝔩𝔞
Fanfiction"I soggetti dei suoi quadri.. lui li tira dentro il suo mondo. Tu ti ci potresti perdere." -Ragazza con l'orecchino di perla, 1665 kookv fluff angst ¡smut!