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T

"Quante rampe di scale mancano ancora?" domandai con voce affannata al ragazzo che viveva in quella grande casa dalle scale infinite.
Non ero abituato a farne così tante e odiavo la sensazione di star sudando.

"Siamo arrivati. Ho avuto la necessità di posizionare lo studio così in alto. La luce è migliore".
Il tono con cui mi rispose mise in evidenza il fatto che avesse completamente dimenticato il piccolo battibecco di prima.

Annuii mentre la mano dell'artista si stava poggiando su un grosso pomello dorato, per poi scortarmi all'interno dello studio.

Lo spazio era letteralmente enorme. Tre grosse scrivanie in legno d'acero occupavano gran parte della stanza. Il restante era invece impegnato a causa di tutta l'attrezzatura. Cavalletti, tele, barattoli traboccanti di pennelli di qualsiasi dimensione. E le immancabili vetrate, che davano la vista su un immenso campo di grano, i cui colori venivano maggiormente messi in risalto dal sole.

"È magnifico" ammisi senza smettere di guardare la stanza.

"È da un po' che non ci entro" commentò Jungkook "ma sì, devo ammetterlo: è davvero stupendo"

"Come mai?" chiesi rivolgendomi alla prima dichiarazione fatta dal corvino.

Sbuffo una risata, passandosi una mano tra i capelli, sconvolgendo i riccioli bruni.
"Lascia perdere. Iniziamo?"

——

J

Non fissarlo.
Come faccio a non fissarlo se devo fare il suo ritratto?!
Fissalo ma non troppo!
Che cazzo significa?
Fissalo ma senza fissarlo!

Taehyung era già in posa da buoni cinque minuti, ed io non ero in grado di iniziare.
L'avevo guardato fino a quel momento, cosa cazzo mi prendeva nel momento in cui il mio cervello era consapevole che avrei dovuto ritrarlo?
Era come cominciassi ad andare nel panico quando sapevo che mi sarei dovuto concentrare su ogni sua piccolezza e sfumatura. Eppure, in quanto artista, avrei dovuto fremere al sol pensiero di ritrarre quell'uomo dal viso acerbo.

Notai la sua espressione interrogativa, dovuta al fatto che non mi vedesse ancora all'opera.

"Qualcosa non va?" domandò con della preoccupazione mascherata dall'indifferenza.

Scossi la testa, accennandogli un piccolo sorriso.
Afferrai il pennello P13, intinsi le setole consumate all'interno della spruzzata di un palissandro, e iniziai, trattenendo il respiro.

Il sole stava tramontando e i polsi mi dolevano. Quella del crepuscolo era la mia luce preferita: tutto assumeva un tono aranciato e mille volte più saturato. Filosoficamente parlando, amavo il concetto della morte del sole per lasciar spazio al nascere della luna. Era il momento della giornata in cui il meglio di me veniva a galla.

Il dipinto era quasi finito, dovevo aggiungere gli ultimi particolari al viso e avrei completato.
Pensai che Taehyung fosse nato per fare il modello: era stato impalato tutto quel tempo senza batter ciglio, senza far fuoriuscire alcun tipo di lamento (cosa che mai mi sarei aspettato, dato il suo essere tremendamente viziato e arrogante).
Aveva mantenuto la stessa espressione seria,
regale e raffinata, per ore. E, in quell'arco di tempo, io ero stato capace di immergermi nella sua persona. Mi ero accorto di un piccolo neo posto sotto un'occhio e un altro ancora sotto la punta del naso. Le labbra, sempre rivolte verso il basso, erano piene ma leggermente screpolate, ma inondate da del burro di cacao.
Il respiro regolare e silenzioso, quasi fosse una bambola impossibilitata a respirare. Ma una bambola meravigliosa, tanto bella quanto irraggiungibile, che portava nel suo sguardo una nota di dolore non indifferente.

Non appena finii, portai lo sguardo fisso negli occhi del giovane, congedandolo con un "Ho finito".
Taehyung ritornò alla realtà, quasi fosse stato in trance tutto quel tempo.
"Posso vedere?" chiese curioso.
Trovai piuttosto bambinesco e adorabile
il modo in cui fece quella richiesta: gli occhi gli brillavano dalla curiosità e in fondo, se
lo meritava dopo tante ore di attesa.

Lo feci avvicinare a me, che ancora sedevo sullo sgabello.
Non appena posò gli occhi sulla tela imbrattata dalle mie mani, i suoi occhi si spalancarono, nel mentre viaggiavano da una figura all'altra,
per poi soffermarsi esclusivamente sulla sua.

"Ho sempre avuto un alto livello di autostima" iniziò "ma non credevo di essere così bello".

"Beh, lo sei" ammisi senza troppi giri di parole, senza esitazione.

Notai il ragazzo leggermente turbato dopo quel complimento che, in realtà, sorprese anche me.

"E dimmi" era tornato il tono altezzoso e l'espressione arrogante "come mai ieri non hai cominciato a dipingere me per primo, se sono così bello?"

Perché la sola idea di guardarti di nuovo mi terrorizzava.

"Fatti miei" conclusi secco, cercando di sviare quella scomoda domanda.

Taehyung si voltò verso di me, con le mani incrociate sul petto e un'espressione glaciale.
"Quindi io avrei dovuto risponderti alla domanda su di Lui quando tu non puoi rispondere ad una semplice domanda come questa?" domandò sarcastico e antipatico,
alla maniera di un bambino capriccioso.

"Non è una domanda stupida come pensi" risposi alzandomi "e non preoccuparti, riguardo Lui, ho capito tutto fin dall'inizio. La mia domanda era solo in cerca di conferma".

"Sentiamo. Cos'hai capito, genio?" continuò stizzito passandosi la lingua all'interno della guancia.

"Che sei un lurido ragazzino che pur di fare la bella vita è diventato la puttanella di un vecchio balordo" non avrei saputo spiegare la mia rabbia in quel momento a cosa fosse dovuta, fatto sta che risposi in maniera così aggressiva che il giovane spalancò la bocca per lo stupore.

Mi pentii immediatamente del linguaggio colorito che stavo utilizzando: un minuto prima credevo di non esser degno di rivolgere la parola a Taehyung, un momento dopo ero lì a criticarlo, come se ne avessi il diritto.

"Come cazzo ti perme-" cominciò indignato, ma lo interruppi.

"Mi permetto eccome. Come ho già detto, conosco la merda di Seoul. Conosco tutto lo schifo che c'è ai piani alti, nel luogo dove tu vivi. Com'è che li chiamate? Sugar daddy? Al solo pensiero mi viene da vomitare" espressi senza alcun tipo di vergogna.

Tutto quello era vero. Il solo pensiero di quelle
mani, vecchie e raggrinzite, sul corpo giovane e meraviglioso di Taehyung, mi mandò in bestia.

"Si può sapere qual è il tuo problema?" chiese urlando, con le lacrime agli occhi per via dell'ira.

"Piuttosto dovresti porre la stessa domanda a te stesso. Vai in giro sputando veleno con il tuo atteggiamento altezzoso, quando sei solo uno schiavo, un essere inutile, proprio come me!"

Dopo questa sentenza cinque dita andarono a scaraventarsi contro il mio viso. Quelle mani erano troppo delicate per recarmi un forte
dolore fisico, ma il dispiacere emotivo era smisurato. Non avevo mai perso così tanto le staffe in vita mia con qualcuno, tantomeno con una persona che mi attraeva in quel modo.

Guardai il ragazzo dal turbante rosso carminio negli occhi, feriti e colmi di lacrime.
"Mi ero illuso che tu potessi pensarla diversamente su di me" pronunciò "Perché rovinare un viso da te considerato tanto bello?"concluse stanco, inerme.

"Perché rovinare un viso da te considerato tanto bello?"

Io, uomo ingrato, indegno.
Come avevo potuto mancargli di rispetto in quel modo?

Non ebbi il tempo di aprir bocca che Taehyung mi superò e avanzò verso la porta, correndo giù per le scale.

Cos'avevo fatto?

𝔯𝔞𝔤𝔞𝔷𝔷𝔬 𝔠𝔬𝔫 𝔩'𝔬𝔯𝔢𝔠𝔠𝔥𝔦𝔫𝔬 𝔡𝔦 𝔭𝔢𝔯𝔩𝔞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora