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Apro la porta ed esco dal bagno mezza nuda sotto lo sguardo attento di Noah.

Abbasso lo sguardo imbarazzatissima e mi dirigo velocemente nella cabina armadio.

Per tutto il tempo ho sentito il suo sguardo ardere sulla mia pelle.
Chiudo la porta alle mie spalle.

Indosso dei pantaloni con motivi floreali a vita alta e una semplice maglietta a mezze maniche bianca, noi lupi non lo sentiamo il freddo e abbiamo la pelle sempre a una temperatura elevata.

Esco dal armadio e vado verso la porta per andarmene a fare colazione. Sto per abbassare la maniglia quando ad un certo punto i miei piedi non toccano più terra.

Io: "Noah...mettimi giù dannazione!?" Urlo cercando di divincolarmi dalle braccia del ragazzo.
Non si degna nemmeno di rispondere e mi adagia meglio sulla sua spalla.
Ho i capelli svolazzanti. Sono messa con il ventre sulla sua spalla e gli arti insieme alla testa a penzoloni.

Io: "Amore mi metti giù, non voglio fare una brutta figura." Insisto cercando di scendere ma senza risultati.

Noah: "No, neanche per sogno. Resti lì finché non arriviamo."

Sbuffo pesantemente e attendo di essere lasciata scendere.
Mentre stiamo attraversando il corridoio che porta alla sala da pranzo il mio culo sta per scontrarsi con la faccia di mio padre.

Mio zio, che grandissima figura di merda.

Papà: "Che cosa state facendo, vi sembra questo il modo di presentarvi davanti al branco?" Mio padre in quanto Alpha cerca di rimanere serio, ma una risatina leggera lo tradisce.

Noah mi fa scivolare lentamente sul suo petto, fino a che i miei piedi toccano terra.

Noah: "Mi dispiace Alpha non capiterà mai più."

Papà: "Non preoccuparti figliolo divertitevi finché potete." Mio padre da una pacca sulla spalla al mio uomo e comincia a camminare davanti a noi mentre noi lo seguiamo tenendo le dita delle mani intrecciate.

Il portone viene spalancato e ognuno prende il suo posto.

La tavola è imbandita di cose buone, uova, pancetta, latte, pane e tante altre cose.

Io mi prendo solo un bicchiere di spremuta, una fetta di pane con della pancetta sopra e sono apposto.

Si sente il vocio di tutti i membri del branco.

Io mangio in silenzio fino a quando mio fratello mi interrompe.

Bryan: "Piccola ma dov'è il marchio? È scomparso."

Io: "Non scherzare fratellone non è divertente. Il marchio non può scomparire da un momento all'altro."
Che scherzo di cattivo gusto, il marchio sarà sicuramente al suo posto.

Papà: "Ha ragione tuo fratello, il marchio è scomparso. Dobbiamo andare a fare delle ricerche per capire che diavolo sta succedendo." Finiamo di fare colazione e ognuno va a fare il proprio dovere.
Una volta salutati tutti esco e mi incammino più verso il centro del branco.

Vedo dei bambini che giocano a rincorrersi, altri che giocano a nascondi e sorrido fermandomi per un momento a guardarli.

Vedo una palla che rotola fino a scontrarsi con i miei piedi e fermarsi e una bambina di almeno 6 anni si ferma e abbassa lo sguardo pentita.

Io: "Ehy. Piccola non devi abbassare lo sguardo con me. Che cosa stai giocando?"
Le chiedo porgendole la palla che lei prontamente afferra.

X: "Sto palleggiando signorina." Nonostante tutto rimane sempre con lo sguardo rivolto verso terra.

Io: "Non chiamarmi così, il mio nome è Allison. Il tuo qual'è? E perché non giochi con gli altri bambini?" Le domando abbassandomi alla sua stessa altezza e le alzo il viso facendo scontrare i nostri sguardi.

X: "Io mi chiamo Maya e gli altri bambini non vogliono giocare con me perché sono più debole di loro."

Io: "Allora giocherò io con una bellissima bambina come te." Detto questo prendo la palla dalle sue mani e comincio a correre.

Corro più lentamente del normale siccome lei è piccola per facilitarle il compito.

Ci rincorriamo, ci tiriamo la palla per quasi un'ora e mezza fino a quando la palla finisce all'interno del bosco dietro dei cespugli.

Io: "Aspettami qui Maya, vado a prendere la palla e ritorno a giocare con te perché il bosco è un posto troppo pericoloso per una bambina."

Maya: "Va bene fai veloce però." Mi risponde sorridendo.

Mi incammino nella direzione in cui ho visto dirigersi la palla.

Guardo dietro ai cespugli, ma la palla non c'è. Allora comincio a guardarmi intorno ma non c'è traccia di quella maledetta palla, ma non mi arrendo. Non voglio vedere triste quella bambina.

Mi addentro sempre di più nel bosco per cercarla.
Mentre cammino mi metto a pensare.

Come diavolo ha fatto a sparire il marchio? Non è una cosa possibile.

Meglio che torni indietro se non voglio fare degli spiacevoli incontr...
Non faccio in tempo a finire di pensare che sento un bruciore al fianco, abbasso lo sguardo faticando a tenere gli occhi aperti e vedo una siringa di sonnifero.

Non riesco a fare altro che il buio mi avvolge per la seconda volta in un giorno.

The Alpha's MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora