Cap.5

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Il pomeriggio l'avevo passato a fare una cosa di vitale importanza: dormire. Quando mi svegliai, o meglio quando la nonna mi svegliò, erano circa le 18:00. Dissi alla nonna:"scusa, la sveglia non ha suonato" la coscienza dentro di me rideva e diceva che una strozata peggio di questa non c'era. Ma tralasciamo i dettagli. Appena la nonna se ne andò, io mi preparai per la serata.
1. Feci il pieno al "mio" motorino.
2. Non mi ricordo cosa feci
3. Neanche in questo punto ricordo.

Quando sentii la nonna russare, si ragazzi vivevo con mia nonna che russa, aprii la finestra e facendo parkour quasi mi ruppi la gamba. Eh, no scusate. Saltai giù dal balcone, che era a 4 metri da terra. Presi il motorino, e per circa 20 metri lo spinsi senza accenderlo, per non svegliare nessuno. Quando lo accesi, o meglio dire, quando non lo accesi, il motore gorgoglio come una pentola di verdure secche e fritte, poi emanò un fumo che se lo avrebbe visto Bob Marley, sarebbe scappato. Non solo il fumo era nero, ma il vento tirava da ovest, indovinate chi aveva il motorino a ovest e lui era a est? Quindi diventai tutt'un tratto un fumatore passivo di 10° grado. E cosa più importante diventai un afroamericano.

Lasciai il motorino, e io sporco di fuliggine e stra incavolato ( per non dire n'altra parola), mi incamminai verso la festa. Ci volevo andare a tutti i costi. Il vero motivo del perché avevo accettato era che volevo rivedere Agnese.
Mentre stavo camminando sentii un motorino. Quando pensaii che mi attraversasse, si fermò di fianco a me. Il casco era verde scuro, la giacca di pelle nera faceva risaltare i jeans blu, indossava una camicia bianca sotto la giacchetta, e si intravedeva la corda di una collanina in oro. Quando si levò il casco, mi stupii di vedere lo stesso ragazzo che gli avevano suonato quella stessa mattina. Di primo impatto non lo avevo riconosciuto. Non indossava gli occhiali, il naso, sfortunatamente, era ancora più storto della Torre di Pisa. Mi chiese:" dove stai andando?"
"Io vado a una festa"
"Vai da Hall" era più un'affermazione che una domanda.
"Si"
"Dai monta, anch'io vado li, come ti chiami?"
"Io James, e tu?"
"Piacere mi chiamo Roger"
Mi ero fatto un nuovo amico, che avrà un ruolo importante, in questa storia e nella mia vita.

Vi devo spiegare come mi è venuto il nome Roger.
Ero in casa e c'erano degli ospiti, tra cui una anziana, cieca. Mi ha afferrato il braccio, e mi ha chiesto:"Tu come ti chiami?"
"Josef"
"Cosa? Roger?"
E da lì mi è venuto in mente Roger.

Il Ragazzo Dagli Occhi D'oroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora