Sono geloso di molte cose.
Il mio quaderno, la mia tranquillità, il mio letto, la mia felpa preferita con i doni della morte disegnati sopra e il mio cibo.
Ma mai avrei pensato che sarei stato geloso di una persona, soprattutto di un ragazzo.
Il ragazzo in questione è seduto di fronte a me, concentrato sul suo amato libro, "foglie d'erba", di Walt Whitman.
È un libro di poesie, non avrei mai immaginato che potessero piacere ad un ragazzo come lui.
Le poesie sono difficili da capire, ci vuole concentrazione e immaginazione, e Louis sembra più il tipo da commedie, commedie del tipo "the heat" con Melissa McCarthy.
Dico solo questo: Louis Tomlinson mentre legge un libro è uno spettacolo.
Con quell'aria concentrata, gli occhiali che ricadono sul naso, gli occhi veloci che si muovono da una frase ad un altra, il labbro inferiore che continua a mordere senza rendersene conto e quegli occhi, degli occhi più azzurri di un cielo senza nuvole, sono la cosa più bella del mondo.Tutte queste piccole cose sono quelle che più mi affascinano, non tanto l'aspetto, perché tutti reputiamo la persona che ci piace bellissima, accecati dal sentimento.
Ma più quello che è lui dentro, l'animo gentile e fragile che cerca sempre di nascondere.
Tomlinson è la persona più forte che abbia mai conosciuto, dopo tutto quello che ha passato, tutto il dolore, la perdita delle gambe, quella temporanea di sua sorella, pensavo che non si sarebbe più ripreso.
E invece eccolo qui, con un sorriso sul volto e gli occhi sereni, più forte di prima, ha superato le aspettative di tutti: dei medici, della sua famiglia, dei suoi amici, persino lui stesso.
Adesso eccoci qui, seduti a un tavolo della caffetteria dell'ospedale, uno di fronte all'altro, lui con il suo amato libro e io con un caffè freddo in mano e gli occhi puntati sulla sua figura, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Louis Tomlinson è spezzato a metà.
Da un lato, la voglia di riprendere in mano la sua vita, dall'altro, la voglia di voler aspettare sua sorella Lottie, che lotta tra la vita e la morte.
La vita è un po' come un filo, uno di quelli che potrebbero spezzarsi molto facilmente, devi stare attento a stare in equilibrio e, nello stesso momento, a non spezzare la corda.
Questo filo va a rafforzarsi o a diventare più debole a seconda della persona.
Si rafforza quando ti lasci buttare giù e ti rialzi subito, pronto a combattere contro la forza che ti ha spinto a terra. Si rafforza quando affronti i problemi senza lamentarti.
Si rafforza quando capisci che gli errori ti rendono migliore.
E si indebolisce quando cadi a terra e non ti rialzi, pensando rassegnato che non ci sarà nessuno a tirarti su, o che non ci sia motivo per poter continuare a lottare.
Si indebolisce quando ingigantisci i problemi, quando li affronti a testa bassa o quando non li affronti affatto, e li lasci li, in un angolino, sperando che spariscano.
Si indebolisce quando ti arrendi.Ci sono tante, troppe persone che si arrendono ogni giorno.
E il nanetto qui davanti, è un combattente con la c maiuscola.
Il sottoscritto alza lo sguardo.
"Ho qualcosa in faccia?".
Sbatto le palpebre un paio di volte, tornando alla realtà.
"Chi? Io?".
Lui ridacchia, facendo comparire quelle rughette vicino agli occhi che tanto adoro.
"No, idiota, parlavo di me" mette il segnalibro e poggia il vecchio libro sul tavolino, "mi stavi fissando" mi dice, con un sorriso malizioso.
Arrossisco, accaldato, "non è vero".
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Never Enough [Larry Stylinson]
Fanfiction"rimarrai con me fino a notte fonda?" "perché?" "perché le conversazioni che preferisco sono fatte a notte fonda"