Capitolo 1

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Il suono della sveglia è come una martellata nelle tempie che mi fa battere più volte gli occhi. Allungo una mano e con un colpo non troppo gentile la zittisco buttando subito dopo un occhio all'ora. Merda. Sono talmente stanco che sembra come se mi fossi appena appoggiato sul cuscino anche se ho domito due ore. Due ore che però non hanno fornito il ristoro desiderato. Tra meno di quindici minuti Mirko passerà a prendermi e devo decisamente darmi una mossa. Mi alzo dal letto e sono un bagno di sudore. Odio questa città! Sono le sette di sera ma sembrano le due del pomeriggio.

Roma, a luglio inoltrato è insopportabile e deve ancora arrivare il peggio. Agosto. Quando mi sarò laureato e finalmente avrò un lavoro decente, con Giulia abbiamo già deciso che ci trasferiremo su verso il nord. Saremo più lontani da casa ma almeno d'estate riusciremo a respirare cazzo.

Con le gambe ancora indolenzite dalla sera precedente e senza cedere alla tentazione del letto che mi chiama esco dalla mia camera. Sono sul corridoio a dorso nudo diretto in bagno quando la voce di mia madre mi ferma.

«Stavo per chiamarti.»

«Avevo messo la sveglia.» Rispondo con uno sbadiglio.

«Tesoro, sembri distrutto...» Lo sono al mille per mille.

«Sto bene. Devo solo fare una doccia. Questo caldo mi sta uccidendo.»

«Vuoi qualcosa da mangiare?»

«Non ho fame ma grazie.»

«Mamma perché non gli prepari un caffè?» Ci voltiamo entrambi a mio padre che è sbucato anche lui sul corridoio dalla porta a vetro del salone.

«Un caffè alle sette di sera?»

Sorrido a mio padre che è stato appena cazziato dal generale.

«Un caffè sarebbe perfetto. Ciao papà.» Lui fa un cenno di saluto con la testa.

«Vuoi davvero un caffè con questo caldo?» Domanda mia madre corrucciando la fronte.

«Potresti fargli quello shakerato con il giaccio.» Aggiunge mio padre.

«Dante, ma la smetti? Tanto tu non lo bevi! È quasi ora di cena!»

«Mamma, un caffè freddo sarebbe fantastico... anzi preparane anche uno a Mirko sai com'è.» Pronuncio defilandomi in bagno mentre quei due iniziano a discutere. Una volta chiuso nella stretta doccia regolo la manopola dell'acqua sul freddo e come se stessi sotto una cascata artica mi godo l'acqua gelida che stempera e rigenera.

Torno in camera con solo un asciugamano in vita e dalla finestra che affaccia sull'androne del mio palazzo sento delle voci che riconosco al volo. Sporgendomi vedo Mirko già in divisa che sta chiacchierando con Erica la figlia del portiere.

Vivo in questo palazzo da quando sono nato. Ci conosciamo tutti o quasi. Il nostro appartamento è all'interno della scala "b" al sesto piano e a differenza di altri appartamenti, è decisamente il meno peggio perché a parte la mia camera, la cucina e il bagno, che affacciano sul cortile interno. Il salone e la camera dei miei hanno una bella vista sul parco verde della Caffarella nel quartiere Appio, una zona periferica dal centro di Roma abbastanza tranquilla e dove è ancora possibile respirare aria più fresca.

Emetto un fischio e Mirko riconoscendolo alza la testa ed Erica lo segue. «Ciao Andrea!» Esclama allegra. Sbracciandosi per farsi vedere.

«Ciao piccolina, dici a Mirko di salire?»

«Si certo!» Si sbraccia ancora e io sorrido sia per lei che per la faccia scocciata del mio migliore amico.

«Andre, faremo tardi!» Sbotta alzando la voce per farsi sentire.

Nessun Domani.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora