Lea tornò a casa stanca morta. Come al solito, la scuola era stata dura. Salutò sua madre e mentre si sedeva, come ogni giorno, lo sguardo per un attimo le andò al posto alla sua destra, dove fino a tre anni prima sedeva suo padre.Era sempre serio e silenzioso, ma sempre infinitamente buono e pieno d’amore per loro, anche se era costantemente con la testa tra i suoi pensieri, i libri, le infinite preoccupazioni derivanti dal suo lavoro di dirigente scolastico.
“Che avete fatto di bello oggi a scuola?”
“Mmmh, la verifica di Matematica, oltre alla solita confusione e minacce di note da parte dei professori, quasi ad ogni ora…”
“Com’è andata?”
“Bene. Direi bene”.
“…E poi mi sono scontrata con un tipo strano per il corridoio. Scappava dalla bidella, che lo stava inseguendo e gli urlava dietro. Mi ha fatto cadere tutti i libri e neanche mi ha chiesto scusa, inizialmente. Riflettendoci, era proprio bello, e alla fine mi ha anche aiutata a raccogliere tutto, finchè non si è avvicinata la bidella. A quel punto ha ripreso la sua fuga.Che c’è da mangiare?”
“Risotto ai frutti di mare. Piaceva tanto a tuo padre, ricordi?”
“Certo che lo ricordo, mamma. Ricordo tutto”.
Lea si avvicinò alla madre, perché le aveva visto comparire sugli occhi, neri e solitamente vispi e lucenti come i suoi, il solito velo di dolore. La abbracciò e le diede un bacio sulla guancia. Le accarezzò il viso.Dopo pranzo, si ritirò in camera sua, per cominciare a fare i compiti e aggiornare il suo diario intimo sugli avvenimenti della mattinata.
Aprì lo zaino e tirò fuori tutto ciò che conteneva, ma il piccolo diario dalla copertina nera non c’era. Ribaltò lo zaino completamente, controllò nelle tasche del cappotto, nella cartellina di Arte, ma nulla.
Sparito.
Cominciò a mettere la stanza a soqquadro, travolta dall’ansia. C’erano tutti i suoi pensieri più riservati lì dentro. Nessuno doveva leggerli! Era impossibile averlo lasciato in casa, perché ricordava di averci disegnato uno schizzo preparatorio durante la ricreazione. Possibile che non l’avesse ripreso? Un oggetto così importante! Se l’avesse lasciato in classe, l’ipotesi più probabile era che l’avesse preso un bidello. Oh no! Magari era finito nelle mani di quella pettegola di Giovanna, la bidella del piano. O forse quel ragazzo un po’ folle dall’aria spavalda, con cui si era scontrata nel corridoio. Boh!
Il mattino dopo, appena arrivata a scuola, avrebbe chiesto ai bidelli se sapessero qualcosa del suo diario. Se non lo avessero trovato, avrebbe dovuto rintracciare il ragazzo dello scontro...
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La chiave di volta
Short StorySÌ PERDITEMPO Max e Lea, due semplicissimi adolescenti, sono i due protagonisti del racconto. Si conoscono nel corridoio della scuola, quando sbattono uno contro l'altra e inizialmente non si trovano particolarmente simpatici. Ma col tempo tutto cam...