Capitolo V

20 3 0
                                    

Dopo lo scontro con Lea, Max tornò in classe, ma mentre attraversava il corridoio calpestò qualcosa, abbassò lo sguardo e sotto il suo piede vide un diario abbastanza spesso dalla copertina nera. Era indeciso sul da farsi e ci rifletté un po' su.

Lo spinse in là con un calcio e qualche metro più avanti lo tirò su, lontano da sguardi indiscreti.

Appena tornato a casa, nemmeno pranzò (tanto era solo come al solito), andò subito in camera sua, curioso di leggere cosa contenesse quel diario.

15 marzo 2015

Caro diario,
Di solito ti racconto cose belle che mi succedono o mi sfogo con te, ma oggi non sono né felice né arrabbiata, solo tremendamente triste.
Purtroppo ieri pomeriggio papà è morto.
E' successo tutto così in fretta che non riesco ancora a crederci.
Dicono si sia suicidato, ma io non ne riesco davvero a capire il motivo. Adesso mamma è in camera, con la porta chiusa. Mi ha chiesto di lasciarla un po' da sola e credo proprio che stia piangendo disperata.
Vorrei farle compagnia e consolarla ma penso che abbia bisogno di piangere, per sfogarsi.
Guardando i libri sugli scaffali non riesco a non pensare a papà, perché è stato lui a trasmettermi la passione per la letteratura, facendomi leggere i libri che amava di più.
Adesso ti saluto e spero di poterti raccontare qualcosa di meno triste la prossima volta.
Lea

Dopo aver letto alcune pagine a casaccio, Max si sentì un po' in colpa, così andò a vedere a chi appartenesse il diario e scoprì che era di Lea Restaneo, forse la ragazza con cui si era scontrato quella mattina a scuola? Doveva esserle caduto nello scontro ed era scivolato più lontano del resto dei libri.

"Sembra un po' timida, ma è abbastanza carina" pensò, mentre chiudeva il diario. "Certo che sta vivendo proprio una brutta storia. Non lo avrei mai immaginato. E' la figlia dell'ex preside della scuola, che si è ucciso tre anni fa proprio nell'ufficio di Presidenza. Da allora quella stanza al primo piano è stata sigillata dalla polizia, e anche dopo che sono finite le indagini e l'hanno dissequestrata, non è mai più stata utilizzata.

Adesso la Presidenza è al piano terra, vicino alla segreteria.
L'ho conosciuto suo padre: un paio di volte abbiamo anche avuto delle conversazioni, quando i professori, per punirmi, mi hanno mandato in Presidenza. Ricordo che era apparentemente molto duro ma poi, quando ci parlavi, sentivi che aveva dentro una grande bontà, che non avrebbe fatto del male a una mosca".

Preso da queste riflessioni, intristito e commosso per la storia familiare di Lea, Max era seduto sul letto con una tazza di caffè bollente tra le mani. La poggiò sul comodino e ricominciò a leggere.

13 marzo 2016

Caro Diario,
Scusa se in questo periodo non scrivo spesso, ma vedi è un po' difficile: la mia giornata finisce alle 23:00 e in genere sono distrutta.
Domani sarà il primo anniversario della morte di papà. Non ci credo, mi sembra ieri. Mi manca così tanto, a volte mi piace immaginare che sia ancora con me, che si tratti solo di un brutto sogno destinato a svanire, prima o poi. Ripenso al suo sorriso, ai suoi occhi luminosi, le sue braccia forti, il suo modo di parlare "aristocratico" (come lo chiamavo io).
Ma lui ha voluto metter fine a tutto questo. Mi ha voluto davvero lasciare? No! Non l'avrebbe mai fatto. Lui era il mio eroe e io ero la sua principessa.
Ma chi poteva odiarlo fino al punto di ucciderlo, allora?
Mamma già inizia a parlarmi dell'università, ma non la ascolto più di tanto: ho già abbastanza pressione! Gli allenamenti di Karate, lo studio, qualche faccenda di casa per aiutarla. Non ne posso più, spesso non ho tempo neanche per respirare.
Sono andata in biblioteca. C'era calma finalmente. Ho continuato la lettura di "Colpa delle stelle" di John Green: sta diventando uno dei miei romanzi preferiti, anche se è dannatamente triste.
Poi sono andata a lezione di karate. Il maestro mi ha proposto di fare l'esame per diventare cintura marrone. Ho detto che ci devo pensare, ma solo per fare scena, so già che accetterò, infatti quando faccio karate mi sento una roccia, e l'unica cosa di cui ho bisogno in questo periodo è sentirmi forte.
14 marzo 2016

Mentre scrivo sto ascoltando "A Thousand Years" di Christina Perri. Mi fa pensare a papà, al fatto che aveva promesso che mi avrebbe amato per sempre, che mi sarebbe stato per sempre vicino. Non posso credere che mi abbia abbandonato, lui non era il tipo da fare queste cose, non era uno che scappava.
Ricordo l'ultima volta che ho visto il suo sorriso. Eravamo a cena, esattamente un anno fa, diceva cose strane, non ricordo bene cosa. Frasi del tipo "Devi essere rispettosa con gli adulti", "Devi diventare una donna emancipata", "Sarai sempre la cosa migliore che ho fatto", "Sarò sempre fiero di te, non dimenticarlo, piccola mia", "Ti voglio bene".
Quest'ultima cosa me la disse tipo cinque, sei volte, nel corso della cena. Mamma lo guardava stupita, cercando forse di capire il perché del suo comportamento così diverso dal solito. Lo ricordo come se fosse ieri: i suoi occhi davanti ai miei, la luce fioca, le tende arancioni in movimento per il vento leggero che entrava dalla finestra, socchiusa per far uscire i vapori della cucina. Sembrava tutto così strano quella sera.
Ad un certo punto, si alzò da tavola e disse "Vado a dormire, sono tremendamente stanco".
Andò a dormire che non erano nemmeno le dieci. I suoi occhi scintillavano, il sorriso gli occupava tutto il volto, mi scompigliò i capelli con un'ultima carezza.
Fu l' ultima volta che lo vidi. Al funerale la mamma non mi ha fatto vedere il suo cadavere, forse voleva che lo ricordassi com'era quella sera: ma un uomo come l'uomo di quella sera non mi avrebbe MAI lasciata sola, non avrebbe mai lasciato la mamma.
MA ALLORA COSA GLI E' SUCCESSO DAVVERO QUEL GIORNO!?
Lea

La chiave di voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora