Capitolo 2

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Quella giornata per Gaia non era iniziata nel migliore dei modi.

Si era svegliata presto,  per avere il tempo di rivedere tutti i progetti e sistemarli in ordine nella sua cartellina in pelle nera e poi visto che le avanzava un po di tempo prima di pranzo, ne aveva approfittato per chiamare Luca, il suo ragazzo dai tempi delle medie.

Sapeva quanto fosse rischioso per il suo buonumore. Il ragazzo non le aveva perdonato il fatto di aver accettato quell'incarico e lei non era più riuscita a mettersi in contatto con lui dopo la partenza. Le sue chiamate erano state rifiutate ed i suoi messaggi avevano ricevuto delle risposte fredde e brevi.

Tuttavia quella mattina lui aveva finalmente scelto di risponderle.

«Ciao amore mio!» Esclamò lei, felice di vedere finalmente il volto del suo ragazzo aldilà dello schermo.

Luca dal canto suo moriva dalla voglia di vederla ma allo stesso tempo non riusciva proprio a passar sopra a quel torto che la sua ragazza gli aveva fatto. Lei avrebbe dovuto ascoltarlo, fidarsi di lui e rimanere a Firenze, la carriera non era la cosa più importante.

«Ciao, tutto bene?» Rispose secco, cercando di guardare in tutte le direzioni ed evitando i suoi occhi.

«Si tutto ok, ora mangio qualcosa e poi vado all'appuntamento, la casa rimane un po' fuori Torino quindi dovrò cambiare due bus. Tu invece?» Cercò di dargli più  informazioni possibili per farlo sentire coinvolto e non escluso come lui pensava e continuò a sorridergli, nonostante quella risposta fredda l'avesse infastidita parecchio.

«Bene, allora immagino tu debba andare o farai tardi all'appuntamento.» Si limitò a rispondere lui trovando finalmente il coraggio di guardarla.

«Si immagino di sì. Ho proprio voglia di non vederti ne sentirti per un po', chiamami tu quando sarai cresciuto ed avrei smesso di fare l'egoista.» Sbottò esasperata riattaccando la video chiamata, non era da lei perdere la pazienza ma quell'immaturo aveva davvero raggiunto il limite.

Come poteva pretendere di gestire la sua vita ed i suoi sogni? Lei non avrebbe rinunciato a tutto per lui. Gli era  riconoscente per averla aiutata e tirata fuori da quel brutto periodo che ora lei voleva solo lasciarsi alle spalle, ma negli ultimi  tempi era cambiato diventando quasi irriconoscibile. Si era sistemata il cappotto cercando di scacciare le lacrime che minacciavano di rigarle le guance, sapeva che le avesse lasciate scendere si sarebbe presentata all'appuntamento con le sembianze di uno zombie  ed era uscita fuori, sperando che una boccata d'aria fresca l'avrebbe aiutata a scacciare la delusione.

Nonostante fosse solo il secondo giorno a Torino si era già dovuta ricredere su quella città, era bella e le persone erano accoglienti e disponibili. Si era fermata a prendere un toast da mangiare in fretta in centro, vicino a Piazza castello, approfittandone per dare un'occhiata anche allo store della Juventus e poi si era diretta alla fermata dell'autobus. Come previsto in poco tempo il suo umore era cambiato ed ora, arrivata di fronte a quella enorme villa sulle colline alle porte di Torino, si sentiva elettrizzata all'idea di poter finalmente mettere in atto i suoi progetti.

«Buongiorno, sono Gaia de Rossi avrei un'appuntamento con il signor Bernardeschi alle 15.00.» Si limitò a dire stringendo le mani racchiuse nelle tasche del cappotto. Faceva freddo ma quel gesto era dettato soprattutto dal nervosismo e dalla tensione, che non volevano saperne di lasciarla in pace.

«Avanti.» Rispose una voce femminile al citofono.

Non aveva aggiunto altro e dopo poco Gaia si era ritrovata all'interno del grande giardino davanti alla casa. Non era un'appartamento come le aveva detto Giorgio ma bensì una villa, enorme.

«Avanti prego, Federico la sta aspettando di là, la accompagno.»

La donna che le aveva aperto doveva essere la stessa che le aveva risposta al citofono. Era abbastanza robusta e non troppo giovane, probabilmente lavorava lì da molto tempo, l'accolse con un sorriso cordiale e la aiutò a togliersi tutti gli strati di giacche per poi accompagnarla lungo il corridoio.

«Mi aspettavo che fosse più grande sa, quanti ha? Mi sembra addirittura più piccola di Federico.» Le chiese continuando a sorriderle.

«Abbiamo la stessa età credo.» Rispose Gaia timidamente. Non voleva dar l'impressione di saper troppo su di lui perciò aveva deciso di mantenersi vaga.

Quella breve conversazione fu interrotta dall'arrivo di due grossi cagnoloni che circondarono le gambe di Gaia con la chiara intenzione di reclamare attenzioni.

«Wendy e Spike! Smettetela subito e lasciatela stare non è qui per voi, stai tranquilla sono buoni.» La rassicurò con un sorriso bonario.

Non era certo un problema per Gaia quell'intrusione, amava i cani e rientrava in quella categoria di soggetti che li preferivano addirittura alle persone.

«Scusatemi stavo parlando al telefono con il Mister e mi sono scappati.»

Quella voce non proveniva dalla  donna che le aveva aperto, anzi era una voce giovane e maschile e sembrava anche allegra.

Gaia si voltò lentamente smettendo per un momento di accarezzare i cani, per potersi finalmente presentare al  cliente che tanto si era immaginata in quei giorni senza  averlo mai visto dal vivo.

I loro sguardi si incontrarono e loro rimasero qualche istante a studiarsi.

Gaia rimase colpita da quel ragazzo giovane e alto. La prima cosa che notò di lui furono le braccia, muscolose ed interamente tatuate poi lentamente il suo sguardo si spostò sul  viso. I lineamenti erano più maturi rispetto a quelli del ragazzo che giocava nella fiorentina. Sembrava molto più adulto rispetto a come se l'era immaginato guardando le fotografie, forse anche per via del taglio di capelli, ora erano molto corti mentre lei lo ricordava ancora con quel lungo ciuffo biondo che ricadeva sulla fronte.

Federico dal canto suo rimase un momento interdetto alla vista di quella ragazza che non poteva certo essere l'arredatrice che aveva appuntamento con lui, sembrava piccola e timida e stringeva una cartellina nera come se in qualche modo dovesse sfuggirle dalle mani.

«Buongiorno, piacere sono Gaia, tu devi essere Bernardeschi.» Si presentò lei per prima porgendogli la mano con un sorriso e nella fretta di rompere quel silenzio imbarazzante lo chiamò per cognome dandogli del tu.

Sarebbe voluta sprofondare per la vergogna.

«Gli amici preferiscono chiamarmi Federico, ma si sono io.» Rispose lui sorridendole a sua volta e senza scomporsi ricambiò la stretta di mano.



Spazio Autore

Ciao ragazzeee

Sono tornata con un nuovo capitolo e li ho fatti incontrare finalmente

Questi due ci faranno emozionare!!

Spero di ricevere i vostri voti e commenti e vi mando un bacio grande!

_Irisix_

Light - Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora