Per svegliare Federico, quella mattina, la luce del sole non era stata necessaria.
A dir la verità non era riuscito proprio a chiudere occhio.
Aveva sentito il bisogno irrefrenabile di guardarla per tutta la notte, e tutta la notte, non gli era neppure bastata.
L'aveva percorsa con lo sguardo, con le mani, lungo tutta la linea della schiena. Le aveva accarezzato ogni centimetro di pelle scoperta ed aveva imparato a memoria ogni parola della poesia che si era tatuata sul costato. Aveva guardato anche quella piccola cicatrice, sul fianco destro, chiedendosi se l'avesse avuta anche un'anno prima e come avesse fatto lui a non accorgersene.
La guardò ancora mentre dormiva al suo fianco. Una ciocca ribelle di capelli scuri le accarezzava le spalle scendendo in maniera disordinata fino ai seni e lui, con le sue mani, stava percorrendo da ore ormai la stessa traiettoria.
Gaia, impulsivamente, si rigirò fra le sue braccia tatuate ed il suo respiro sottile gli solleticò il collo, facendolo sorridere.
«Buongiorno.» Lo salutò. Si stiracchiò leggermente e arricciò la bocca quando Federico, senza riuscire a trattenersi, la baciò in fronte.
«Tu russi!» Gli disse. Ovviamente non era vero ma glielo aveva detto soltanto per fargli un dispetto. Le piaceva farlo. Perché se poi, per caso, Federico le avesse sorriso, Gaia sapeva che quel sorriso lo avrebbe avuto stampato davanti agli occhi tutto il giorno. Come una fotografia che piace e che non ci stanca mai di guardare.
Ed infatti, quando lui scoppiò a ridere, di cuore, senza riuscirsi a trattenere, lei rimase lì, per qualche istante, a fissarlo imbambolata.
«Ma sentila» Lui le prese il viso tra le mani e, delicatamente, fece in modo di portarlo davanti al suo, facendo sfiorare impercettibilmente le loro labbra. «Bugiarda.» Soffiò ad un palmo dal suo naso.
«Hai dormito bene?» Le chiese. Per lui quel risveglio era stato il migliore che ricordasse, nell'ultimo anno.
«Ho dormito benissimo» Ed era vero. Il problema poi, sarebbe stato quando lui avrebbe lasciato quella quella metà del letto vuota, perché lei sapeva sarebbe successo. Ed era quella la parte che più la spaventava.
«Fede, cosa succederà adesso?» Se lo ho era chiesta ripetutamente centinaia di volte quella notte. «Intendo quando tornerai a Torino..» La sua mano risalì istintivamente fino al petto del ragazzo e si appoggiò lì, quasi a volerlo trattenere.
Avrebbe voluto chiedergli così tante cose ed il tempo era così poco.
Tra quelle mura, tra la loro pelle, nulla era cambiato. Ma fuori dà lì, nulla era rimasto al suo posto.
Come potesse leggerle la mente la richiamò a sé, interrompendo il flusso dei suoi pensieri, che scorrevano troppo veloci.«Devo tornare a Torino stasera.» Non voleva lasciarla ancora sola ma, per quanto in quel momento avrebbe voluto potersi dedicare soltanto a lei, c'era sempre qualcosa di complicato a separarli, di nuovo. «Domani ricomincio ad allenarmi con la squadra.»
«Ok.» La voce le uscì sottile, gli parlava piano, in quella stanza vuota, come se dovesse dirgli un segreto impronunciabile in mezzo a un mare di gente.
Il lenzuolo, che fino a quel momento aveva aveva avvolto i loro corpi nudi, scivolò in un punto indefinito. Gaia lo fissò senza avere il coraggio di alzare gli occhi ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, una mano finì sul suo viso, accarezzandolo.
«Gaia guardami.» Fu un gioco da ragazzi per Federico sollevarla di poco e riportarla sul suo petto, facendo in modo che i loro corpi combaciassero di nuovo, come fino a poche ore prima. La schiena di Gaia si riempì di brividi sotto al suo tocco. «Non devi aver paura che io vada via..» Si staccò di poco da lei, solo per poterle guardare la bocca. Era così bella,così gonfia dei suoi baci. «Tornerò sempre.»
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Light - Federico Bernardeschi
Fiksi PenggemarGli opposti si attraggono? Sarà vero? Gaia e Federico hanno più cose in comune di quante ne possano immaginare. Si troveranno, si perderanno e si cercheranno senza lasciarsi scampo. Storia recensita da @quodvislibris