Era solo che volevo stare vicino a te

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Il cielo è una sfera infinita il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun posto. Il mio finestrino è un oblò verso l'infinito, le stringo la mano, non la lascerò più andare, lei è venuta con me ed è venuta per restare.

GIUD'S POV

Ieri mattina mi sono alzata maledicendo il mio giorno libero, i giovedì a casa sono belli, ma nello stesso tempo significa dover lavorare il sabato. Odio il mio lavoro, stare lì in piedi, pulire e sistemare le vetrinette, sorridere, servire i clienti, stare di nuovo in piedi, ripulire le ditate dalle vetrinette, riservire qualche svitato, e ricominciare; a volte li prenderei a schiaffi, si presentano in un oreficeria, che per definizione vende oro, e pretendono di spendere poco, e tirano su moine e discorsi, il mio capo, Marco, è moto severo, non voglio essere licenziata. E' così noioso a volte, stare là in piedi e veder passare le persone, consapevole che il giorno dopo mi sarò dimenticata di loro, e loro di me, consapevole che e nostre anime si sono incontrate e si sono trapassate a vicenda, lievemente, come due fantasmi che cercano un abbraccio, invani.

A volte rimpiango, di non aver finito gli studi, ma non posso farci assolutamente niente, dopo Tom e il trasferimento, non avevo più voglia di stare in vita, personalmente, ringrazio di cuore i Rossi, per avermi portata in Italia, li ringrazio, per il loro modo tenero di sopportare la mia continua assenza, i miei silenzi, le mie cuffiette a tavola, le mie uscite, i ritorni a casa troppo tardi.

Continuo a tenere Marta per mano, la stringo forte e la tengo come un piccolo tesoro, il mio.

Ricordo ancora il giorno in cui ci siamo conosciute, era un periodo buio della mia vita, i nostri genitori affidatari non ci vollero più vedere, e i servizi sociali hanno affidato me e mio fratello maggiore Tom a mia zia, Faith, l'ubriacona, come la chiamava Tom. Un giorno tornai a casa ed era andato via, 'Ti voglio bene, arrivederci. Sii sempre forte' non scrisse nient'altro, lasciò solo quel biglietto nella nostra stanza, insieme al segno indelebile della sua assenza. Ben presto anche Faith mi lasciò, mi sentivo quasi sollevata quella mattina, quando la vidi sul letto che non si muoveva più, con la siringa ancora in mano e gli occhi spenti. Passai qualche mese in un orfano trofio, orai progettavo la mia vita: a 18 anni, una volta uscita da lì, e invece, arrivarono questi signori Italiani, sulla sessantina, carini ed educati, straricchi. Sono entrata a casa loro, e mi sembrava un palazzo; sono entrata nelle loro vite, ma loro non nella mia, e nonostante ciò, nonostante la mia freddezza costante, la mia assenza, hanno sempre trovato modo di dimostrarmi il loro affetto, e col tempo ho iniziato ad amarli. Adesso ho 19 anni, e ancora nonostante tutto, sono il loro orgoglio, non li tratto come se fossero i miei genitori, più che altro, li tratto come se fossero i miei nonni, quelli che non ho mai avuto, con i nonni funziona così no? Non potrai mai farli arrabbiare giusto? Solo renderli fieri vero? Nessuno si arrabbia con nessuno, nessuno se la prende, nessuno si arrabbia con me. Ultimo ma non meno importante, non smetterò mai, e dico MAI, di rigraziarli, per avermi portata al circolo.

Ero abbastanza imbarazzata allora, una piccola ragazzina americana in mezzo a tutti quei signori italiani, passavo i pomeriggi in un angolo del circolo, ad ascoltarli parlare, senza capire. Quel giorno però, quel giorno è arrivata lei, e sorridendo, ha cercato di capire se fossi qualcosa di vivente, o se fossi semplicemente una bella statuina, era bellissima, mentre cercava di parlarmi, gesticolando nei peggio modi, una piccola bimba di 9 anni, che ogni due secondi si tirava su la visiera del cap, che era troppo grande per lei nonostante fosse uno dei più piccoli, che navigava dentro degli enormi stivali di gomma e usava una scaletta per spazzolare il suo cavallo, una piccola elfa, che amava i cavalli, quanto li amava, e in sella, sembrava un leone, forte coraggiosa, non temeva niente, quanto era bella, quando si sdraiava a terra nel recinto accanto a lui, e giocava a rincorrerlo come si fa con un cagnolino, senza timore, era innamorata del suo cavallo, in trans. Ben presto sconfisse lei per me la paura degli enormi bestoni, e mi ha trascinata con lei, in questo mondo magico

Where do broken hearts goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora