16 Aprile 2019

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Sono due giorni che io e Alberto non ci rivolgiamo la parola.
Sono due giorni che nemmeno ci guardiamo più in faccia.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo.
Ogni volta sempre la stessa storia.
E se non fossimo destinati a stare assieme?
E se fossimo davvero incompatibili?
E se non esistesse un futuro per me e Alberto?
Ci siamo cambiati di stanza. Ancora.
Io ora dormo con Valentina, lui con Vincenzo.
Stamattina non ho voglia di alzarmi.
Non ho voglia di vederlo.
Non ho voglia di fingere davanti alle telecamere che vada tutto bene.

Alla fine mi sono arresa.
Mi sono dovuta alzare.
La produzione ci ha mandato Elena. E io so che quando c'è Elena non si tratta di niente di buono, almeno per me.
La lezione che ci propone oggi si chiama G Active.
Ci chiede di muoverci a ritmo, di improvvisare, di essere i leader e di coinvolgere gli altri.
Non ne ho proprio voglia. Non sono dell'umore.
Però, forse per orgoglio, ci provo.
Dobbiamo seguire i movimenti di Elena.
Ma nel giro di due minuti mi distraggo.
Alberto è accanto a me.
Come riesce ad essere così tranquillo?
Gli lancio spesso delle occhiate con la coda dell'occhio e perdo il filo del balletto, o qualsiasi cosa sia, di Elena.
Oggi non ho la testa.
<<Madonna come sono scroordinata>> la butto sul ridere <<Forse è meglio per me se mi ritiro, prima di fare altre figuracce>>
Ottengo l'effetto desiderato: tutti scoppiano a ridere. Perfetto.
Mi faccio da parte e lascio che gli altri continuino con i loro balletti.
Alberto inizia a fare lo scemo.
Non reggo. Esco dalla stanza.
Esco dalla casetta e mi accendo una sigaretta.
Perché Alberto si comporta così?
Perché sembra che non gli importi nulla?
Perché scherza con le altre davanti a me?
Perché ha perso l'interesse verso di me solo una volta che mi ha avuta?
Mi scoppia la testa.
Vorrei urlare. Vorrei piangere. Vorrei tirargli uno schiaffo.
Ma mi limito a spegnere la sigaretta e rientrare.

<<Sono due giorni che mi eviti>> afferma Alberto appoggiato allo stipite della porta della mia camera.
Ma no. Ma che Bravo.
<<Potrei continuare all'infinito>> rispondo acida.
<<Quindi se non fossi venuto io avresti lasciato che tutto finisse così?>> mi domanda con tono serio.
<<Sono venuta a tempo debito ma qualcuno non ha apprezzato le tempistiche >> gli lancio un'occhiataccia prima di proseguire dicendo << Sono stufa di correre dietro alle persone>> sospiro. Si avvicina.
<<Anche se quella persona sono io?>> mi chiede dolcemente. Lo guardo negli occhi.
Mi manca il respiro.
<<Io, io... credo d-di s-sì>>
Qual era la domanda?
<<Mmh>> mugugna non troppo convinto della mia risposta.
Si avvicina ancora.
<<Possiamo parlare, per favore?>> mi chiede facendomi gli occhi dolci.
<<Non se mi guardi in quel modo!>> ammetto arrossendo. Lo sento ridere.
Mi siedo sul mio letto, mi imita.
<<Ho esagerato. Tu stavi esponendo un tuo pensiero, eri infastidita per una cosa detta da Loredana e stavi condividendo la tua frustrazione con noi. Stavi semplicemente spiegando il suo pensiero che hai più volte espresso non coincidere con il tuo.
Eppure non ci ho visto più.
In quel momento sentivo uscire dalle tue labbra un continuo "Alberto vincitore", "Alberto non perde", "Alberto non viene eliminato", "Alberto non rischia".
Io mi sento un concorrente proprio come voi.
Non mi sento Dio, non mi sento già arrivato, non mi sento vincitore.
A volte canto bene, altre volte male.
Sono umano, ho i miei difetti, ho il mio tallone d'Achille, i miei punti deboli, come tutti.
Certo, spesso vinco ma non è mai detta l'ultima parola. Ad esempio, tu contro di me hai vinto ancora.
Poi ci sono ancora tante persone con cui non ho avuto l'occasione di sfidarmi e, di conseguenza, non è detto che anche contro di loro io abbia la "vittoria in tasca">>
<<Lo so, Alberto. Non devi dirlo a me>> gli dico mentre gli sfioro la mano.
<<Scusa per lo sfogo, non ero venuto qui per questo. Volevo scusarmi per averti trattata male quando mi sei venuta a parlare.
Ero ancora arrabbiato, più che altro ferito che la donna più importante della mia vita potesse anche solo pensare questo di me.
Mi sono reso conto quasi subito di essermi comportato da idiota ma lo sai meglio di me che seppur diversi una cosa ci accomuna, l'orgoglio.
E se avessi dovuto ascoltare il mio orgoglio ora non sarei qui.
Però mi sono detto: vuoi davvero perderla per questa stronzata?
Vuoi davvero perderla per mantenere integro l'orgoglio?
E, come puoi ben vedere, la mia risposta è stata no. Ed eccomi qui>>
Non gli lascio nemmeno terminare il discorso che già gli sono addosso.
Lo stritolo. Anche se sono passati solo due giorni mi era mancato abbracciarlo.
E poi, poi lo bacio.
Prima sulla guancia, poi sulle labbra.
Mi erano mancati i suoi baci.
Mi era mancato tutto di lui.
I suoi occhi addosso.
Le sue mani sul mio corpo.
Le sue labbra sulle mie.

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