VIII. Tutti i migliori sono matti

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Il respiro di Marco è un tutt'uno col mio.
Nel mio corpo, in punti ben definiti, si aggrovigliano sensazioni che non conosco. Eppure, non temo l'impeto di questo amore. Perché se non è amore questo, a diciotto anni, cos'altro lo può essere? Se amore non è Marco, con le sue lettere di furiosa dolcezza, se non lo sono le sue mani che mi stringono, la sua bocca che mi cerca, il cuore che feroce mi batte in petto, allora cos'è, l'amore? E vorrei chiederglielo, cos'è per lui l'amore, ma il pensiero di lasciare la sua bocca mi fa desistere.

«Alice...» sussurra sulle mie labbra, la voce roca e sfatta di baci.
«Sì?» chiedo, incerta di quello che sta per dirmi. La luce che attraversa la stanza risalta le sue gote color porpora.
«Forse è meglio se ci fermiamo per un momento, che ne dici?»
Annuisco piano ma, nonostante il mio assenso, il corpo di Marco resta qui, a sovrastare il mio. Ci scambiamo uno sguardo rapido prima che lui arrossisca ulteriormente; poi scuote il capo e, mio malgrado, si allontana.

Apre la finestra, mentre io senza più il calore della sua pelle mi sento nuda: «Scusami. Fa caldo qui dentro.»
Decido di non ribattere, ma inevitabilmente nella mia testa si accumulano un sacco di domande. Ho qualcosa che non va? Forse ho l'alito cattivo? Emano sgradevoli odori? Magari ha semplicemente passato il suo limite di sopportazione: se così fosse, però, preferirei che me lo dicesse, invece Marco si limita al silenzio per un altro paio di minuti.

«Il thè è ancora caldo. Ti va?» domanda mentre armeggia con la teiera.
«Volentieri», rispondo avvicinandomi a lui e al letto, «posso sedermi?»
Lui mi guarda, sorride: «Prima hai una missione da portare a termine. Scegli una raccolta di poesie da leggere insieme, per favore.»
Questa volta sono io a sorridere come una bambina a cui vengono date delle caramelle. Senza esitazione raggiungo la libreria scura che troneggia su una delle pareti. Marco ha davvero una vastissima quantità di titoli e tutti in ordine alfabetico per nome di autore. È incredibile perché anche io li ordino nello stesso modo.
I miei occhi sanno già dove andare a cercare e, quando vedo raccolte di poesie di Jacques Prevert, non posso evitare di pensare a noi.

Quando provo a raggiungere uno dei volumi, però, mi accorgo che sono troppo in alto e non riesco neanche a sfiorarne i dorsi. Titubante, allora, decido di guardare più in basso e cercare un altro poeta, anche se nulla su questo pianeta è come Prevert.
Poco dopo, sento il petto ampio di Marco poggiarsi contro la mia schiena. Vorrei sprofondare nel tepore che emana. Le sue mani sanno già quale volume prendere e io non so far altro che sorridere.

Anche se ormai abbiamo scelto e trovato il libro, nessuno dei due si sposta. Restiamo così, come sospesi a testa in giù. E se la vita potesse essere questa, ogni giorno, per tutta la vita, darei ora tutto quel che possiedo per averla.
«Mi piace il tuo profumo.» mi sussura Marco ad un orecchio. Giù per la schiena sento una scia di brividi solcarmi la pelle indisturbata. Ora lui si allontana, dolcemente, come se prima avesse capito il mio disagio quando l'ho visto scostarsi rapido da me.

Si siede sul letto, poggiando la schiena contro la testiera di legno massiccio. Le due tazze di the fumante sono posate sul comodino, in attesa che qualcuno ne sorseggi il contenuto.
Marco mi fa cenno di avvicinarmi e io lo raggiungo, sedendomi sul bordo del letto.
«Non lì. Qui.»
Tra di noi c'è un veloce scambio di sguardi. Vedo la sua mano posata sul materasso, e indica proprio lo spazio che c'è tra le sue ginocchia flesse. Sento le guance bruciarmi, ma al diavolo l'imbarazzo! Finalmente, almeno col corpo, qualcosa si è definito tra di noi.

Come potrei non esserne felice? A parole, nonostante entrambi ne siamo avidi mangiatori, non definiamo mai nulla. Né sconosciuti né conoscenti. Né amici né fidanzati. Oggi voglio fare un'eccezione. Non mi importa dell'etichetta che potremmo indossare. Al momento l'unica cosa che mi interessa è essere, e soprattutto, essere insieme.

Sistemando il vestito, mi siedo tra le sue braccia che mi stringono ancora prima che io mi sia seduta per davvero.
«Sembra quasi un sogno averti qui.» mormora, accarezzando la mia spalla col suo naso.
«E invece sono qui in carne ed ossa...», rispondo, «e capelli.» ridiamo. Sono un po' nervosa, ma mi sento libera. Ci si può dire liberi quando si hanno due braccia che ti stringono?
«Perché prima... Ti sei allontanato così in fretta?» chiedo a bruciapelo, voltandomi verso di lui.
«Problemi tecnici», sospira guardandomi negli occhi, «comunque tu la voglia mettere, tutto sommato resto un uomo.»
Alice, maledetta, non fare domande la cui risposta ti imbarazza così tanto! Arrosisco e Marco ride: «Chiedo venia, mia signora», il suo tono teatrale mi fa sorridere, «sono stato troppo sincero, non voglio farti sentire a disagio.»
Scuoto la testa tra le risate.

Dunque, iniziamo la lettura. Ognuno di noi, a turno, apre il libro su una pagina casuale e legge la poesia che gli capita. Il tempo è un susseguirsi splendido di poesie, della sua voce che mi culla, delle sue mani che mi accarezzano piano. Io mi stringo contro il suo corpo, capace di farmi sentire piccola come una foglia, e Marco non mi respinge, anzi. Quando cala il silenzio nella stanza, mentre io ascolto l'intrepido battito del suo cuore, Marco chiude la raccolta di poesie e la posa sul comodino, dove ora ci sono due tazze vuote.
«È inutile.» sussurra al mio orecchio, espandendo il calore del  suo respiro su tutto il mio collo.
«Cosa?» chiedo, non cogliendo a cosa si stia riferendo.
«Leggere.»
«Dici sul serio?» mi scosto quanto basta per poterlo guardare negli occhi, e tra i nostri volti non resta che una manciata di centimetri.
«Mai stato più serio di così.» afferma, mentre sulle labbra nasce un sorriso che sembra essere stato trattenuto per un po' di tempo.
«Perché mi hai chiesto di scegliere un libro, allora?»
«Perché volevo guardarti leggerlo. Vedi, però... È inutile leggere, se ci sei qui tu. Non mi sono concentrato neanche su mezzo verso di quelli che abbiamo letto», spiega quasi sottovoce, «sei una piacevole distrazione.»
Arrossisco, boccheggio cercando di dire qualcosa, ma le sue ultime parole mi hanno rubato la voce. Marco prende una delle mie mani tra le sue, accarezzandone lentamente il dorso.
«Forse dovremmo stare a una distanza di sicurezza.» ipotizza, cercando i miei occhi, che non esitano a incatenarsi alle sue iridi. Ci penso un po': mi andrebbe bene tutto, ora come ora, anche se per me da oggi potrei diventare il suo adesivo personale. Ragionandoci, capisco però che Marco ha sicuramente esigenze diverse dalle mie e, per un attimo, ho il terrore di averlo messo a disagio.
Non è quello che voglio, ma lentamente mi scosto dal suo tepore: «Senti il bisogno di proteggerti da me?» domando a bruciapelo, ma con la giusta dose di rispetto.
«Al contrario! Sento il bisogno di proteggere te da me stesso» risponde ridendo brevemente, annullando la distanza che avevo creato poco prima. «Capisci? Io non ti voglio più distante di così. Non ora, almeno.»
I nostri visi tornano a distanza di respiro, la mia testa giace comodamente sul suo petto, in cui il cuore scalpita esattamente come pochi minuti fa.
«Caronte» sussurro, perdendo una delle mie mani tra i suoi capelli morbidi e folti. Marco arrossisce, sorride imbarazzato, sento il suo cuore bussare prepotentemente contro la sua gabbia toracica.
«Tu mi mandi fuori di testa, te ne accorgi? Mi sento più matto del solito» dice, mordendosi quelle labbra così ben fatte che sembra peccato divino anche solo guardarle. Le stesse labbra a cui ho dato il mio primo bacio, su cui mi sono disperata per così tanto tempo, convinta di aver tradito Caronte. La stessa bocca che poi non ho smesso di guardare con la brama di una bambina, con quel desiderio dolce di poterla assaggiare anche solo un'altra volta. E, maledizione, quante volte l'ho voluta così vicino, quante volte l'ho guardata da lontano quando Marco aveva deciso di ignorarmi, quanto mi è mancata in questo suo mese d'assenza, quanto vorrei recuperare tutti i baci che avrei voluto dargli!
Non posso far altro che sorridere, prima di cedere alla tentazione: «"Ti rivelo un segreto: tutti i migliori sono matti."»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2020 ⏰

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