Poirot is my Cat!

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Grace faceva roteare il suo ombrello «Quindi, oltre alle tue grandi doti investigative...»
«Mi lusinghi.»
Sgranò appena gli occhi.«... Parli anche italiano?»
Poirot, che fissava Boston sotto la neve -un paesaggio molto più monotono di quanto si possa pensare-, ridacchiò.
Gettai fuori l'aria.«Sono bilingue. Mia madre è italiana, dalla Sicilia.»
Intrappolò un po' di neve fra le mani e la sciolse.« E come si dice piccolo detective in italiano?»
«Piccolo investigatore.»
«E in siciliano?»
«Quello dovrai chiederlo a mia madre.»
Annuì, girando verso i giardini pubblici.«E perché parlavi italiano?»
«Vedi, Poirot...» iniziai, poi il fiato mi si bloccò in gola.
Grace si voltò e mi guardò, confusa. Poirot mi guardò. Io non dissi nulla, fermandomi sulla strada. Anche lei si fermò, poco più avanti.
«Poirot?» aggrottò la fronte.«Che c'entra? Non è tipo un personaggio di Agatha C-»
«Gatto, signorino!»
«Gatto!» mi aprii in un sorriso.«Poirot è il mio... gatto. Un persiano. Prima o poi devo fartelo vedere.»
«E cosa c'entra il tuo... gatto con l'italiano?»
«Ha fatto cadere un vaso e... mia madre, sì, ha detto un proverbio in siciliano. Abbiamo scambiato qualche battuta in italiano e devo essermi confuso al telefono.»
«Ah, ora è chiaro.» riprese a camminare.«Be', è perfettamente normale.»
Io guardai Poirot, che mi regalò un'occhiataccia da dopo parliamo e vedi come finisce.
«È normale.» ripetei.
Io e Grace eravamo appena colleghi, nemmeno amici, e la maggior parte delle volte la sua... illeggibilità mi snervava.
Ma quella bugia, per quanto stupida potesse sembrare, mi gravò sul petto finché non fu distratta dal cadavere.
Iniziai a chiedermi per quanto avrei retto quella situazione prima d'impazzire.

La cosa orribile di un parco pubblico è che, quando c'è la neve, le famiglie decidono di fare un giro.
Niente di male, ovviamente.
Finché non c'è un cadavere seduto su una panchina con la testa fracassata.
Templeton teneva lontani i curiosi, con le spalle sporche di neve e i capelli biondi e stopposi scombinati.
Ci fece passare e Grace rimase ferma sul posto.«Lo conosco.»
Io guardai l'anziano accasciato sulla panchina, poi lei.«Sul serio?»
Si riscosse un secondo.«Cioè, non io. Mia madre. È un ex poliziotto, è andato in pensione due anni fa. Hanno lavorato insieme.»
«Poliziotto, generale...» Poirot scosse il capo. «Sta accelerando. Inizia a generalizzare il campo.»
«Templeton, cosa ha detto ai media?» mi voltai di scatto.
Lui mi guardò rimanendo di profilo.«Della linea di omicidi. Perché?»
«Grandioso.» mi rivoltai.«Sa ufficialmente di essere braccato.»
«Quindi?»
«Se non troviamo qualcosa, aspettiamoci un omicidio nelle prossime ventiquattro ore.» osservai una ragazzina coprirsi il viso con la mano e fuggire via.«Gesù, qualcuno ci metta un lenzuolo sopra.»
Dopo qualche secondo, Grace mi raggiunse. Mi fece vedere un bigliettino ripiegato in quattro parti, sporco di sangue.«Nella sua tasca destra. La esaminerò, ma non ti assicuro niente. È bravo.»
Scrutai i versi scritti a macchina.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar
uno, ahimè, è rimasto indietro
Sette soli ne restar.
«E sul fronte studi e famiglia?»
Scossi il capo.«Ben ha detto che non ci sono collegamenti. Le famiglie non si conoscevano, uno ha studiato a Londra, lei qui a Boston. Non abbiamo...» rimasi a fissare un albero.
«Non abbiamo?»
«Grace, credo...» sentii la testa girare.«Credo di aver appena ucciso un uomo.»

«Malcom, ti senti bene?» mi fece sedere su una panchina, tirandomi per la spalla.«Mi spieghi che cazzo dici?»
«Avevo già pensato a questa ipotesi, ma volevo esserne sicuro e... per non sbagliare ho fatto passare un'altra vittima.»
«Non la seguo, signorino.» Poirot aggrottò la fronte.
«Non ti seguo.» ripeté Grace.
«Vivo con un avvocato in casa.» spiegai, digitando il suo numero velocemente.«Assimilo informazioni senza volerlo. Ti ricordi il nome dell'uomo?»
«Certo, perché?»
Alzai una mano.«Ehi, mamma.»
«Dimmi tutto, amore mio.»
«Ho fatto un casino, ma devo rimediare.» strinsi il pugno, per non far tremare la mano.
«Vediamo.»
«Tre anni fa, un tuo collega si ritirò dalla carriera.» guardai il Coroner chiudere il cadavere nel sacco. Mi venne quasi da vomitare.«Per un caso che gli diede una pessima, pessima fama. Un personaggio in vista, una donna e un poliziotto. Dimmi che ricordo bene.»
«Come sempre, Malcom.» sentii una penna scattare.
«Cazzo.» feci cenno a Grace di andare verso le strisce.«Tra mezz'ora riesci ad essere a casa?»
«Quindici minuti, zuccherino. La legge non aspetta nessuno.»
Quando attaccai, Grace mi guardò. Io feci lo stesso.
Poirot guardò entrambi.
«Hai bisogno di qualche minuto, Malcom.»
«Non suona tanto come una domanda, Grace.»
«Perché non lo è.» inclinò la testa per guardarmi.«Hai avuto una distrazione che...»
«... Non posso permettermi quando si parla di vita delle persone. Lo so, e quindi?»
«Hai bisogno di metabolizzare la cosa.»
«Lo farò dopo.»
«Solo un po' di tempo.»
Sbuffai. Quando mi alzai, Templeton mi fece un cenno.«Parli come se ne avessimo.»

Grace rimase a fissare mia madre per qualche secondo, mentre lei si legava i ricci neri.
«Voi due siete... identici.»
«Bene, oppure avrei già rotto tutti gli specchi della casa.» mormorai, indicandole l'isola della cucina. Lei mi guardò, con i suoi occhi viola che vagavano sul mio viso, come se capisse. Era così che ci si sentiva, dall'altra parte? La cosa non mi faceva impazzire.
«Oh... e dov'è Poirot?»
«Poirot?»
Mi voltai di getto verso mia madre, che stringeva gli occhi verdi su di me.«Poirot, mamma. Il nostro gatto.»
«Il nostro... gatto, certo.» sorrise a Grace.«Il nostro bellissimo...»
«Persiano.»
«Persiano!» annuì «Ora è dal veterinario. Ti dispiace andarlo a prendere dopo, Mac?»
Grace alzò lo sguardo dal quaderno.«Si è fatto male, immagino.»
Sospinsi mia madre verso la cucina.«Col vaso, esatto. Ma parliamo del caso!»
«Il caso, giusto.» aprì il suo laptop.«L'uomo che state cercando è James K. Hamilton. Si è ritirato dalla carriera tre anni fa, per un caso che l'ha rovinato. Doveva difendere un modello.»
«Calum.» mormorai dalla sedia. Mia madre aggrottò la fronte, preoccupata.
«Già. È stato accusato di molestie da una ragazza del catering.»
«Amy?» domandò Grace.«Se non sbaglio, fu un caso condotto in modo molto superficiale. La ragazza si aggrappava a congetture ed era appena maggiorenne. Da due mesi, se non erro.»
Mia madre esitò «È giusto, sì. Ma nel bel mezzo della causa fu l'avvocato stesso accusato di atti osceni, e si ritirò.»
«Accusato da Amy?»
Scosse la testa.«Da Calum. Molti pensano che lui abbia architettato la messa in scena perché il caso non stava andando nel verso giusto, ma James non è più tornato in tribunale.»
Grace picchiettò la matita contro il labbro.«Calum fu tuttavia supportato dal poliziotto Greg Portman, vero?»
«Ragazzi, sembra che ne sappiate più di me.» mia madre sospirò.«Posso sapere che succede?»
«Le tre persone che ha elencato, signora Parker, sono morte negli ultimi due giorni.»
Sbatté le palpebre e mi guardò «E tu ci sei dentro, Malcom?»
«Non ne hai nemmeno idea.» risistemai la borsa e mi alzai per darle un bacio sulla guancia, sforzandomi di sorridere.«Lei è il miglior avvocato penalista di tutta Boston, Azzurra Parker.»
Mi allontanò, ridendo.«Coraggio, ruffiano. Non tornare tardi, sono già le sei. Dobbiamo parlare.»
«Anche noi, signorino.» Poirot mi fissò, serio.«Di quello che è successo oggi pomeriggio.»
«Allora, Grace, hai da fare o puoi venire a trovare un potenziale omicida con me?»
Grace tirò fuori il suo sorriso indecifrabile.
«Oh, Malcom, speravo che me lo chiedessi.»

mi scuso per l'aggiornamento con 24 ore di ritardo, un ritardo causato da una mostra al museo che mi ha presa per tutta la giornata!
spero che la storia vi piaccia, comunque
enjoy

Cronache Gialle: Dieci Piccoli IndianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora