Capitolo 1

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Harleen
Il rumore dei miei tacchi sono l'unica cosa che si sente in modo costante, alcune urla strazianti o risate malvagie di qua e di la, ma per il resto si sentono solo le mie scarpe.

L'Arkham Asylum è uno dei posti più brutti che ci siano in tutto il mondo, un posto oscuro in cui pazzi psicotici si danno alla loro ira e pazzia. Uno solo è più spaventoso, e non perché urla più di altri, non perché da di matto cambiando personalità, non perché appena vede gli elettro stimolatori dell'energia ad elettroshock impazzisce e inizia a sembrare un animale da palco scenico.

Non fa nulla di tutto ciò, ed è per questo che è più pauroso. Lui è consapevole della sua pazzia, non se ne vergogna, non ha reazioni abnormi per cercare di mettere da parte i suoi problemi che non accetta. No, lui li accetta tutti, dal primo all'ultimo. Sa sfruttarli, esattamente come sa sfruttare le menti altrui con un po' di pazzia e un po' di normalità di tanto in tanto. Ti conquista, ti corteggia, e tutti sono sempre caduti nella sua trappola. Innalza i tuoi punti deboli, sprofonda le tue forze, e li usa a suo solo scopo e piacimento. Lui è il vero male. E io, sono solo la sua psichiatra.

È semplicemente bellissimo, affascinante, gentile, educato e... Bè, pazzo. Un vero gentiluomo. Nonostante io conosca tutta la sua storia, un po' dal schedario dell'ospedale psichiatrico, un po' da racconti di città e un po' perché lui si confida con me, mi trovo estremamente attratta da lui. Lo trovo interessante, da ammirare.

Oggi gli ho portato un regalo, speriamo sia gradito anche se non è un granché, ma mi ha detto che gli piacciono i gatti perché sono eleganti, raffinati, aggraziati e misteriosi, cose che, a sue parole, un pazzo deve saper essere. O cose che il Joker deve saper essere. Elegante e raffinato, anche se molto eccentrico, aggraziato, per poter avere in pugno la preda in modo più semplice, e misterioso, qualità che in lui si trova sempre anche se apparentemente racconta molto di se.

Arrivo davanti la porta della sala in cui parliamo ogni giorno, osservo le guardie con sguardo d'assenso e aprono la porta per farmi entrare.

<<Buongiorno Harleen Quinzel! Come sta oggi, dottoressa?>> sfodera un sorriso che mostra tutti i suoi denti, con il rossetto rosso che contorna quei pezzi di metallo.

Mi osserva attentamente e curioso con la bocca leggermente socchiusa, come fa sempre. I suoi occhi chiarissimi, contornati dal nero, sono il punto che risalta di più di tutta la stanza, insieme ai suoi bellissimi capelli color verde acceso. È maestosamente bellissimo, così intenso. È difficile tenergli lo sguardo, ma sono talmente rapita da lui e dai suoi occhi che al tempo stesso mi è fin troppo facile.

<<Bene, molto bene. E lei, Mr J?>> sussurro osservandolo ammirata.

<<Straordinariamente una favola, dottoressa. Vederla è un enorme piacere. Vivo per questi momenti con lei>> sussurra come un serpente a sonagli pronto all'attacco, con quella favolosa voce profonda e gutturale.

Mi siedo di fronte a lui, non smettendo di fissarlo negli occhi, cosa che sembra non riuscire a fare anche lui.

<<Ho portato qualcosa per lei, Mr J>> affermo lentamente.
<<E cosa, dottoressa? Cosa? Sono curioso>> ride a bassa voce. Sembra più una risata di scherno, o di sfida, eppure nel suo sguardo c'è interesse, lo vedo.

<<Le ho portato un gattino di peluche. Mi diceva che le piacciono molto i gatti, e siccome un gatto vero e proprio non potevo regalarglielo, ho pensato che questo fosse meglio di nulla>> sussurro un po impaurita di sembrare ingenua.

Si avvicina e, sempre con i suoi occhi cristallini nei miei, sibila divertito: <<Che bel pensiero, dottoressa. Veramente un bel pensiero.>>
Si ferma così a fissarmi, con quel sorrisetto inquietante e troppo felice, troppo per le circostanze in cui siamo, dondolando lentamente la sua testa, rimanendo curioso e divertito su di me.

Harley Quinn and The JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora