Harley Quinn and The Joker

Capitolo 10

Joker
Ho paura di pensare e di muovermi. Per la prima volta, improvvisamente, non ho più il coraggio di fare nulla.

Sono ancora sotto l'effetto di questo strano veleno mentre Harleen, ormai non più, si getta velocemente da Joy osservandola con grande compassione e rimorso. Si gira dalla mia direzione raggiungendomi e abbassandosi alla mia altezza. Mi abbraccia dicendomi che è molto dispiaciuta per non essere riuscita a fermarla ma a me non importa, voglio solo che mi si stacchi di dosso e che mi lasci in pace.

Dopo qualche minuto sento le forze ritornare e mi allontano bruscamente dalla sua presa avvicinandomi a mia sorella distesa inerme sull'asfalto.

Silenzio, c'è solo silenzio. I miei uomini sono rimasti immobili senza sapere che fare; per il resto la piazza è vuota. Una piazza sempre così piena di anime da torturare, non c'è nessuno su cui posso sfogare tutta la mia ira.

Quella maledetta donna se n'è andata, nemmeno su di lei potrò farlo.

Inizio a prendere in mano tutte le cose che mi ritrovo davanti lanciandole il più lontano possibile. Questa cosa non mi aiuta, anzi mi irrita di più perciò mentre lancio quello che ho tra le mani urlo e prendo a pugni tutto per sfogarmi.

Più urlo, più la mia ira peggiora e le voci iniziano a riempirmi la testa con tanta veemenza. Ripetono frasi di odio e di vendetta con toni diversi, alcune sono inquietantemente profonde, altre sono terribilmente acute.

La mia testa va a fuoco, mi racchiudo il viso tra le mani in un tentativo disperato di concentrazione, ma invano. Le mie mani salgono pinzandomi i capelli e tirandoli fortissimo.

Il mio cervello è liquefatto da tutte queste emozioni negative e per lo sfinimento mi inginocchio a terra allargando le braccia e lasciando uscire tutto. Inizio a ringhiare per poi urlare sempre più forte e l'aria intorno a me sembra seguirmi generando un vento fortissimo. Ora realmente senza forze mi accascio ansimante su me stesso prendendomi le tempie tra le dita.

Dopo qualche secondo le voci sembrano essere sparite, perciò mi giro e vedo Harleen bloccata in ginocchio dove l'avevo lasciata.

Lei, proprio lei ha aiutato Pamela. Certamente poteva prendersela da sola la mitragliatrice ma ha fatto questo per farmi capire una cosa: Harleen è debole. Mi ha dimostrato che quando vuoi bene ad una persona, che tu sia un meta-umano oppure no, non ti passerebbe mai il dubbio della sua fedeltà. Il suo cuore è ancora troppo pieno di ingenuità e di amore verso le persone a cui è legata da renderla cieca, facendole del male non accettando la sua vera natura. Anche se è ancora troppo poco pazza per essere normale, io, solo io la accetto così com'è.

Ma è proprio questo il punto: la accetto e la amo ad un livello spropositato che le sue debolezze diventano le mie. Lo so per mia personale cultura che i veleni trasmessi con un bacio sono contagiosi per tutti quelli che baciano la persona infetta. Solo una volta che il metabolismo di quest'ultima elimina il veleno in modo naturale non c'è più pericolo. Nonostante però tutte le mie conoscenze in questo campo l'ho baciata, tentando in un gesto ingenuo di riportarla alla realtà, di riportarla da me. Improvvisamente i miei saperi sono volati via come un soffio per salvare la donna che amo.

Io non posso essere amato, questo è quello a cui vanno in contro le persone affezionate a me: alla morte e alla debolezza in situazioni che non tutti vivono. Bisogna essere nati per saper gestire queste cose, e saper controllarle, altrimenti tutto diventa impossibile.

E che ne sarà della mia reputazione se continuo a tenermela stretta?

Inizia improvvisamente a piovere e io continuo a guardare il vuoto. É da tempo che sono immobile, tutti mi stanno osservando con la paura negli occhi. Lentamente mi giro verso Harleen che mi squadra attentamente per poter capire cosa mi passa per la testa.