Michael stava tracciando sul muro sporco e incrostato della sua cella, i giorni che passavano.
Disegnava piccole ombre, volti e scriveva nomi. Usava un carboncino nero, rubato dal caminetto della sala principale.
Sentì dei passi farsi sempre più vicini alla sua cella, finché delle chiavi vennero inserite nella serratura della porta e aperta.
La figura di Suor Charlotte si fece spazio, entrando nella cella di Michael.
❝Michael❞ sorrise la ragazza, guardandolo. Michael alzó lo sguardo verso la sua figura esile di Charlotte.
❝Vieni, devo parlarti❞ Michael si alzó e, facendo scivolare il carboncino nella tasca posteriore della sua tuta Grigia, seguì Charlotte, fuori dalla cella.
❝Ora Suor Jude deve parlarti..e devi risponderle, Michael..oppure ti farà male❞ sussurró la ragazzina, guardando il rosso con i suoi grandi occhi castani. Il ragazzo la guardó e cominció a camminare verso l'ufficio di suor Jude. Entró e la donna lo scrutó.
❝Clifford❞ sibiló il suo nome con disprezzo, proprio come aveva fatto il primo giorno. Michael la guardó e aspettó che la donna parlasse.
Ella cominció a ticchettare le sue unghie opache sulla scrivania di legno scuro.
❝Mi hanno riferito che dal primo giorno non hai rivolto parola a nessuno. Nemmeno a quella santarellina di Suor Charlotte.❞ sibiló la donna. ❝Confermi?❞ chiese, retoricamente. Suor Jude non aveva bisogno di una risposta.
Michael teneva lo sguardo fisso su di lei, aspettando che gli ponesse le domande che voleva.
❝Voglio i dettagli per cui tu sei qui.❞ sibilò Suor Jude, alzandosi dalla sua sedia imbottita bordeaux. Il rosso non aveva intenzione di rispondere; sarebbe rimasto muto. Parlare era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
❝Ascoltami, Clofford❞ sibiló Suor Jude ❝Non ho tempo da perdere, quindi se non hai intenzione di dirmi ció che voglio, dovrò prendere provvedimenti❞ ringhió, camminando verso un armadio di legno scuro, inciso di ghirigori.
Lo aprì, facendo scivolare lo sguardo sui vari oggetti che erano riposti con cura in esso.
I suoi occhi si illuiminarono quando vide ciò che cercava. Afferrò l'oggetto scelto e tornò nella visuale di Michael, che la guardava, con superficialità.
❝Clifford, tu do un'ultima occasione di parlare, dato che la mia pazienza sta scemando.❞ sibiló suor Jude, apparentemente comprensiva, tenedo fra le mani la frusta di legno e cuoio numero tre. Michael rimase impassibile, non muoveva un muscolo. I suoi occhi verdi scivolarono sul frustino, ma non ci fu segno di sorpresa o paura da parte sua.
Suor Jude si mise alle sue spalle e, tirandolo dai capelli rossi lo costrinse a mettersi in ginocchio, con la testa sulla scrivania.
La donna gli alzó la maglia grigia, scoprendo la schiena pallida di Michael.
Con un movimento agile diede contatto tra il frustino di cuoio e la schiena del ragazzo.
Michael stringeva i pugni ad ognu frustata. Stringeva i denti e dei leggeri gemiti di dolore uscivano dalle sue labbra. Strinse gli occhi chiari, trattenendo i gemiti, che gli appassivano in gola.
Sul viso di Suor Jude si era dipinto un sorrisetto compiaciuto, che si intensificava ad ogni frustata.
La schiena di Michael era ormai piena di graffi e sangue. Appena Suor Juse si sentì soddisfatta, smise di frustare il ragazzo.
Dalle labbra del rosso uscì un sospiro di sollievo.
Michael venne sbattuto nella sua cella.
❝Che questo ti serva da lezione, Clifford❞ Sibiló Suor Jude, chiudendo la porta della sua cella.
SALVE SALVINO
Finalmente ho aggiornato, ora voglio la statua, su.
No ok scherzo.
Uhm..spero che vi stia piacendo, mi lasciate un commentino? Per favore gnaw
Oddio, amo Michael. Cioé..é tipo un qualcosa di meraviglioso.
E lo si puó notare dalla foto che ho messo sopra aw
Ricordatevi di votare, mi raccomando Gnaw.LERSOLA DEL MIO CUORE, COMMENTA.
Non fate caso a questa frase, tranquille. La diretta interessata..capirà.
Rido.OGGI VI CHIEDO: Chi é il vostro idolo femminile? Il mio é Taylor Momsen, la amo.
Okay, rispondete gnaw.✖Love you all✖
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upset :: mgc
FanfictionLui non era colpevole per i delitti commessi in quella casa, tra quelle calde mura color crema; lui era solo un testimone, ma nessuno gli aveva creduto. Tutti si fermavano all'ingannevole apparenza, etichettandolo come il carnefice che descrivevano...