Michael aveva radicalmente perso il conto dei giorni che passavano in quel lurido posto. Si sentiva come una particella di polvere, che vagava, mosso dal vento o da qualche spiffero. Spinto ovunque, rimbalzando e senza arrivare da nessuna parte.
Suor Charlotte camminava velocemente per i corridoi, essendosi alzata in ritardo e dovendo portare Michael nell'aula di Terapia di gruppo. Non era sicura che portare il ragazzo in quel luogo fosse sicuro, ma aveva l'obbligo di provarci almeno una volta. Magari avrebbero potuto aiutarlo.
Ella aprì lentamente la cella del rosso che era accucciato sul materasso cigolante della sua cella sporca.
Appena la ragazza entró, gli occhi chiari di Mike si spostarono sulla sua figura esile, che lo guardava con timore. La sua non era paura, piuttosto imbarazzo. Come poteva dimenticare l'accaduto in infermeria? Al solo pensiero le fremeva tutto il corpo, come attraversato da scosse.
❝Michael, vieni.❞ Charlotte cercó di usare un tono di voce severo, che non le riusciva affatto bene, data la sua voce dolce e vellutata. Michael si alzò lentamente, obbedendo, sotto lo sguardo sorpreso della biondina, che schiuse le labbra.
Portó Michael in una stanza dalle pareti ricoperte di scritte e disegni con colori a cera, che rendevano la stanza profumata rispetto al resto dell'istituto.
Al centro di essa erano posizionate alcune sedie messe in cerchio e tutti i pazienti occupavano un posto.
L'attenzione del rosso venne attirata da Karrie, che scuoteva freneticamente la mano in aria, indicando poi il posto vuoto accanto a lei. Michael camminó lentamente verso la sedia, sedendosici e sorridendo dolcemente alla biondina che mangiucchiava, come al solito, una banana.
Charlotte lasció un ultimo sguardo a Michael, prima di uscire dall'aula.
Ella si sentiva sporca, ricoperta dal peccato della lussuria. Era sicura di essere stata macchiata dal diavolo, che l'aveva provocata con il piacere sessuale. Prese un respiro profondo e si diresse nei sotterranei dell'ospedale, ove c'era un grande crocifisso di legno, circondato da candele ingiallite dal tempo.
Si inginocchió di fronte al suo Dio e cominció a recitare una serie di lunghe preghiere, che sperava l'assolvessero dal destino nell'inferno.
Secondo Dante, i peccatori della lussuria vengono trascinati e sballottati da una bufera; proprio come nella vita terrena elli vennero trasportarti dal desiderio carnale, nell'inferno pagano i loro peccati con la stessa moneta.
__
❝Allora, Luke, perché non ci dici il motivo per cui hai ucciso dodici malati di Leucemia?❞ Chiese la donna dalla lunga coda di cavallo castana, aggiustandosi gli occhiali rossi che erano poggiati sul ponte del suo naso.
La Dottoressa Cornwell era lì per cercare di aiutare i pazienti dell'ospedale psichiatrico. Eppure sapevano tutti che per quelle povere anime non c'era più alcuna speranza di guarie, ma rimaneva quello spiraglio di luce, che creava ancora speranza.
❝io sono un dottore, il dottor Fluke!
..e quelle persone non avevano più speranza.❞ annuì deciso il biondo, continuando a grattarsi nervosamente i palmi delle mani ricoperti di croste e ferite fresche. Michael si chiese come mai avesse quelle ferite e perché insisteva nel cercare di riaprirsele.La donna sospiró, ticchettando con la penna sulla cartellina che teneva sulle gambe. Sfoglió alcune pagine di essa, prima di alzare lo sguardo sui pazienti.
Michael la guardava incuriosito, non capendo il motivo della sua presenza. Era una totale perdita di tempo, e quella donna non era al sicuro in quella situazione.
❝Michael..mh, chi é Michael?❞ con lo sguardo sfoglió i volti dei ragazzi che la circodavano e Karrie saltó in piedi, cercando di parlare con la bocca piena di banana.
❝Lui é Michael! É lui!❞ la biondina saltava in continuazione, come se fosse davvero felice.
Michael piegó leggermente la testa di lato, osservando la donna che lo guardava incuriosita.
❝Bene, Michael, ti va di parlarci su cosa é accaduto nella tua casa il 12 gennaio? Quando la tua famiglia é stata trovata dilaniata nella vostra casa?❞ La donna pose quella domanda con una naturalezza spaventosa. Eppure Michael si rese conto che fu la prima a non incolparlo con una semplice domanda. Non gli avveva chiesto perché avesse ucciso la sua famiglia.
Michael ricordava bene quel giorno.
É stata come una condanna a morte, una condanna all'ergastolo in quel lurido ospedale psichiatrico.
STAI LEGGENDO
upset :: mgc
FanfictionLui non era colpevole per i delitti commessi in quella casa, tra quelle calde mura color crema; lui era solo un testimone, ma nessuno gli aveva creduto. Tutti si fermavano all'ingannevole apparenza, etichettandolo come il carnefice che descrivevano...