Michael
Strusciavo pigramente la gomma delle mie converse nere consumate, sull'asfalto compatto della strada che mi avrebbe condotto a casa.
Sicuramente mi sarei dovuto sorbire le liti di Matt e Jar, per chi doveva giocare alla playstation prima, senza pensare che avrebbero potuto giocare insieme.
Sospirai lieve, aprendo lentamente la porta blindata, schiudendo le labbra, confuso dal silenzio tombale che circondava la casa. Mi chiusi la porta alle spalle e mi diressi nella mia camera.❝Mamma, papà, sono a casa!❞ urlai, salendo pigramente le scale fino ad arrivare alla mia camera.
Che strano, é tutto così silenzioso.
Posai il mio zaino celeste costellato di scritte nere, fatte con il pennarello indelebile e mi voltai verso lo specchio.Delle occhiaie spaventose mi scavano gli occhi e le iridi erano quasi azzurre, segno inconfondibile della mia notte passata sveglio.
Ero sempre stato sonnambulo e spesso mi alzavo, camminando per la casa, senza ricordarmi nulla la mattina successiva.Diedi le spalle allo specchio e chiusi gli occhi, sentendo il bisogno imminente di qualche ora di sonno. Mi sfilai la camcia scozzese blu, indossando il maglione largo che usavo in casa, sentendo una leggera puzza su di esso. Non riuscii a capire di cosa si trattasse, ma non ci diedi peso. Scesi pigramente le scale, dirigendomi in salotto.
❝Mamm...❞alzai lo sguardo e ció che vidi mi spiazzó; mi si offuscó la vista, date le lacrime che sentivo uscire, prepotenti.
La mia intera famiglia era appesa al soffitto, con delle corde doppie attorno al collo ormai violaceo.I loro corpi penzolavano a mezz'aria e le corde scavavano la pelle del loro collo, sanguinante. Il viso totalmente viola significava che erano morti per soffocamento, ma la cosa peggiore era il loro busto.
Un taglio orizzontale squarciava il loro corpo, mentre il loro intestino penzolava da esso, gocciolando continuamente e producendo un fastidiosissimo gocciolare che mi trapanava i timpani.
Sul pavimento c'era un'enorme lago di sangue, che continuava ad espandersi senza tregua.Il mio sguardo terrorizzato si posó sul mio maglione, impregnato di sangue secco, che gli procurava una puzza penetrante, che mi arrivó fino al cervello.
Ero stato io?
L'unica cosa che riuscii a fare in quel momento era urlare. Urlare fino a raschiarmi le corde vocali, fino a sentire i demoni dentro di me, accompagnarmi.
Urlavano con me, facendomi impazzire e non so per quanto urlai.Forse non ho mai smesso.

STAI LEGGENDO
upset :: mgc
Hayran KurguLui non era colpevole per i delitti commessi in quella casa, tra quelle calde mura color crema; lui era solo un testimone, ma nessuno gli aveva creduto. Tutti si fermavano all'ingannevole apparenza, etichettandolo come il carnefice che descrivevano...