Calda, ecco come potrei definire quella giornata. Erano appena le 7 del mattino ed a Quantico c'erano gia 25 gradi! Era estate si, ma alle 7 era già troppo caldo per i miei gusti.
Essendo il mio primo giorno di lavoro dovevo comunque mantenere un certo decoro, niente di troppo scollato o appariscente, lavorare per l'FBI aveva i suoi lati no.
Eh si, io Beatrice Colson appena trentenne iniziavo a lavorare per la BAU , l'unità analisi comportamentale dell'FBI .
Ancora non riuscivo a crederci, proprio io tra tanti allievi ero stata presa. Mi dissero che avrei lavorato con una squadra, non vedevo l'ora, ero emozionata e forse anche per quello che stavo morendo di caldo.
Optai per un pantalone nero aderente ed una camicia a maniche corte rosa chiaro, niente giacca o sarei morta prima di arrivare a lavoro.
Così una volta pronta mi avviai , presi un cappuccino ghiacciato al bar sotto casa e me ne andai dritta alla sede dell'FBI dove ad attendermi c'era il mio capo Erin Strauss.
-Signorina Colson, vedo che è in anticipo, molto bene!- Si complimentò lei.
-Non mi piace arrivare tardi. Buongiorno!-
-Felice di sentirglielo dire. Venga, le presento il capo della squadra dove lavorerà.-
Ci avviammo al 4° piano dell'edificio e lì trovai un ufficio pieno di scrivanie , una totalmente vuota, di sicuro era la mia. Salimmo qualche scalino e ci ritrovammo davanti una porta con sopra la scritta A. Hotchner, in quel momento tirai ad indovinare il nome, Arthur? Adam? Andrew? Mi ritrovai a sorridere, ma fui subito portata alla realtà dalla Strauss che aprì la porta.
-Agente Hotchner, le presento Beatrice Colson. Come già stabilito in precedenza farà parte della sua squadra. La lascio nelle sue mani.- Ma come? mi lasciava sola con quell'uomo dall'area burbera ?
-Si signora, grazie.- Aspettò che la Strauss uscisse dalla stanza per poi fissarmi e sorridere, io ero tesa come una corda di violino.
-Scusa per il caldo, ma l'aria condizionata è rotta e devono venirla ad aggiustare.-Allora non ero l'unica ad avere caldo, lui poi era pure con la giacca e non versava neanche una goccia di sudore.
-Non si preoccupi, ci farò l'abitudine.-Dissi, lui mi fece segno di accomodarmi alle poltrone di fronte la sua scrivania e così feci.
-Allora, ho letto il fascicolo.... Ottimi voti in accademia, una laurea in psicologia ed una in criminologia, notevole! Cercavamo una come lei per la squadra.-
-La ringrazio, spero di essere utile, non sono mai stata sul campo.-
-Si accorgerà che è molto diverso da come lo descrivono in accademia. Non nego che ci vuole dello stomaco di ferro e una dose di lucidità e coraggio non indifferente.-
-Sono pronta a tutto signore.- E lo ero, davvero!
-Vedo anche che ha avuto un'infanzia molto particolare... Maltrattamenti domestici, abusi. Lei ha ucciso suo padre...- Stava per continuare ma lo anticipai.
-Fu legittima difesa!-
-Lo so. Anzi, penso che sia proprio per questa infanzia che ora si trova qui.-
-Si, ha ragione.-Mi limitai a dire.
-Bene, per me è una candidata eccellente, vedremo come se la caverà sul campo. Venga con me, le presento la squadra.- Mi alzai assieme a lui ma prima che potesse aprire la porta lo richiamai.
-Signor Hotchner!-
-Si?-
-Potrebbe darmi del tu? Non sono abituata a farmi dare del lei.-Lui si limitò a sorridere e ad annuire aprendo la porta.
L'ufficio che prima era vuoto adesso era pieno di gente, ma noi andammo verso un gruppo in particolare, erano sei persone , tre donne e tre uomini.
-Ragazzi, vorrei presentarvi un nuovo membro della squadra. Lei è Beatrice Colson , lavorerà con noi, è in gamba .-
-Benvenuta nella squadra. Sono Derek Morgan.- Dio quanto era bello ed alto!
-Io sono Penelope Garcia , sono davvero, davvero felice di avere un'altra ragazza in squadra. Io non sarò sul campo, ma vi seguirò dal mio santuario tramite internet.- Simpatica e bizzarra, saremmo diventate subito amiche.
-Beatrice... hai origini italiane?-Chiese uno dei più anziani, io feci cenno di si.
-Beh, almeno una volta ogni tanto potrò parlare di buona cucina con qualcuno! Io sono David Rossi, ma puoi chiamarmi Dave, come fanno tutti.-
-Grazie, ma non credo di essere un'ottima cuoca.-Risi stringendogli la mano.
-Piacere io sono Spencer Reid...-Molto eloquente il ragazza, avrà avuto su per giù la mia stessa età.
-Io invece sono Jennifer Jareau ma puoi chiamarmi JJ, mi occupo di scegliere i casi per voi.-
-Molto piacere.-
-Infine io sono Emily Prentiss, non vedo l'ora di lavorare sul campo con te.-
-Grazie a tutti per il benvenuto, davvero!-
Non sembrava, ma ero molto timida quando conoscevo persone nuove, il bello arrivava quando ci prendevo confidenza, lì allora si che ci si divertiva.
-Ora che ci penso arrivi giusto in tempo!-Disse Rossi con un sorriso.
-Per che cosa?-Chiesi curiosa.
-Beh, la prossima settimana terrò una lezione di cucina a tutta la squadra, sarei felice se ti unissi a noi... anzi devi!-
-Beh, non so che dire...-Dissi imbarazzata, ero appena arrivata e già mi invitavano da loro per una lezione di cucina!
-Dai accetta, sarà divertente!-Insistette JJ.
-In più ci conosceremo meglio!-Esclamò Derek.
-Va bene, accetto!-
-Perfetto!-Esclamò Rossi euforico.
Quella giornata non fu molto movimentata, ad essere sincera per una settimana restammo in ufficio a sbrigare delle scartoffie, ma in compenso conobbi meglio i membri della squadra.
Erano tutti fantastici, Spencer era un genio su tutti i fronti e Derek lo prendeva in giro molte volte, ma si volevano bene, quest'ultimo aveva iniziato a chiamarmi con nomignoli come "dolcezza" o "Tesoro", tanto che pensai ci stesse provando con me, ma poi mi spiegò che lo faceva con tutte e da allora eravamo come fratello e sorella. JJ era sempre molto calma ma simpaticissima, mi dava molti consigli, come Emily, lei a differenza di JJ era più aperta . Penelope era diventata in men che non si dica una delle mie più grandi amiche , mi fece vedere anche il suo santuario. Con Rossi parlavo maggiormente di cucina, mi aveva dato delle ricette e non vedevo l'ora che arrivasse il sabato della lezione di cucina. Con Hotch invece legare fu un pò più difficile, era sempre serio e sulle sue, scoprii il suo nome dopo tre giorni che ero lì dentro, Aaron, il suo nome era Aaron Hotchner.
Quella sera ero tornata a casa dopo una lunga giornata di lavoro, volevo sdraiarmi ed andare a dormire quando mi arrivò una chiamata, era Etan, il mio caro fratello, aveva un figlio che dopo la morte della moglie dovette crescere da solo, anche se io gli avevo dato una grossa mano.
Mi aveva invitata a cena a casa loro e con le preghiere del mio adorato nipotino non potevo dire di no, così mi ritrovai in metro e poi da mio fratello.
Tra di noi c'era un legame speciale, fu proprio lui poi a convincermi ad entrare nell'FBI. Lui mi aveva salvata da nostro padre più di qualche volta, fortunatamente quando nostro padre uccise nostra madre ed io uccisi lui, era maggiorenne, aveva 20 anni io 15, mi prese sotto la sua protezione.
Mio nipote Markus invece aveva appena compiuto tre anni, era bellissimo, aveva ripreso da me e mio fratello in fatto di aspetto fisico, capelli nocciola, occhi verdi e pelle chiara, era anche alto per la sua età!
Proprio mentre eravamo alla fine della cena e stavo facendo il bagno a Markus, squillò il telefono, era Hotch.
-Pronto?-
-Bea, abbiamo un caso, ce la fai a venire in mezz'ora in ufficio?-
-Si certo! Arrivo subito.-
-Prepara una borsa con qualche cambio, staremo fuori qualche giorno.-
-Va bene.-
Ero stanca, ma purtroppo il lavoro chiamava, da una parte ero felice, dall'altra mi odiavo per aver pensato di essere felice per le disgrazie altrui.
Fortunatamente a casa di mio fratello avevo qualche panno per quando restavo da lui, così presi un suo vecchio borsone e infilai dentro tutto quello che mi sarebbe servito.
Arrivai in perfetto orario grazie alla metro che era ancora aperta, così Hotch quando fummo tutti presenti ci presentò il caso.
Un serial Killer aveva ucciso tre donne nel Maryland , lavava i panni delle vittime facendole rimanere nude , le accoltellava più volte ma nessuna di esse aveva un collegamento.
Così volammo verso il Maryland , il viaggio durò qualche ora, così dopo una breve supposizione riposammo un pò, io crollai assieme a JJ su una delle poltrone. Solo quando atterrammo mi svegliai, o meglio Emily mi svegliò.
Hotch mi portò con sé sulla scena del crimine, di sicuro voleva vedere come reagivo alla vista di un cadavere.
-Sono l'agente Hotchner e lei è l'agente Colson, siamo dell'FBI.-
-Prego seguitemi.- Disse un poliziotto facendoci entrare in casa della vittima che trovammo stesa a terra, completamente nuda e martoriata da pugnalate. L'odore non era per nulla gradevole ma tenni durro e trattenni il fiato quando mi avvicinavo alla vittima.
-Le ferite inferte sono 13, tutte in luoghi diversi, i vestiti erano nell'asciugatrice già tutti puliti.-
-Ci sono segni di violenza sessuale?-Chiese Hotch mentre esaminavo il corpo con attenzione.
-No signore.-
-Lavare i panni è un modo per depistare le indagini. Niente impronte, niente DNA. Che ne pensi?-Disse Hotch avvicinandosi a me.
-Credo che sia una donna.-Dissi.
-Cosa te lo fa credere?-
-Il fatto che ha lavato i panni, ha anche cercato di pulire la moquette, vedi... una macchia è molto più sbiadita. In più non c'è violenza sessuale, quindi ci sarà un movente di vendetta.-
-Bene, ottima deduzione. In effetti un uomo non avrebbe perso tempo a lavare i panni, li avrebbe bruciati. Bisogna vedere con chi ha avuto incontri negli ultimi giorni. Magari si nasconde il nostro serial killer.-
Tornammo in centrale dove grazie ad altri indizi del resto della squadra tracciammo un profilo.
Il profilo era di una donna, sulla quarantina, con problemi di bipolarismo a cui era stato fatto un torto .
In effetti dopo due giorni di indagini e sonno mancato scoprimmo e catturammo il serial killer, era una donna di 45 anni che dopo un'incidente era impazzita e uccideva chi gli aveva fatto dei torti, come una delle sue vittime era il suo datore di lavoro, mentre l'altra era la parrucchiera che le aveva rovinato i capelli, mentre l'ultima era la signora dell'assicurazione che non l'aveva risarcita per l'incidente.
Era tardo pomeriggio quando tornammo a casa e mi ricordai solo allora di aver promesso a Markus di portarlo al cinema a vedere un film per bambini, così dopo essermi lavata e cambiata andai a prenderlo e ci dirigemmo al cinema dove di sicuro avrei fatto una lunga dormita.
-Zia, pendiamo i pop con ?- Adoravo mio nipote quando parlava, non riusciva ancora a pronunciare la lettera R ed ogni volta sorridevo a quella sua parlata buffa.
-Va bene, pop corn per te ed un hot dog per me, che muoio di fame.- Risi pagando i biglietti.
Arrivammo alla zona de bar del cinema dove ero in fila per il cibo e le bevande quando qualcuno mi urtò per sbaglio.
-Oh mi scusi!- Un momento, quella voce!
Mi voltai e vidi Hotch in tenuta non elegante come suo solito, bensì maglietta a maniche corte e pantaloni.
-Hotch?-
-Bea? -
-Anche tu al cinema?- Chiesi stupita.
-Si, ho portato mio figlio Jack. Tu piuttosto, non sapevo avessi un figlio.- Disse serio.
-Infatti non è mio figlio, è mio nipote. - Risi.
Pensava veramente che avessi un figlio?
-Scusami, credevo che...- Era la prima volta che vedevo Hotch in difficoltà, forse anche perché il figlio lo stava tirando per entrare in sala.
-Dai papà, sennò il film inizia!- avrà avuto più o meno 5 anni , la faccia era de padre, ma i capelli non erano per nulla uguali a quelli de padre.
-Noi andiamo a vedele Alvin , voi?- Chiese mio nipote.
-Anche noi!- Esclamò il figlio di Hotch.
-Beh, allora ci conviene entrare, sennò il film inizia senza di noi.- Rise Hotch, Hotch che rideva era da fotografare.
-Giusto!- Presi la roba e vedendomi in difficoltà Hotch mi aiutò.
-Papà, posso mettermi vicino a Markus ?- Chiese il piccolo Jack , già avevano fatto amicizia quei due, incredibile!
-Per me non ci sono problemi, basta che stai buono.- Ecco la faccia di Hotch severo , quella che vedevo tutti i giorni.
Così prendemmo posto, tra me ed Hotch c'erano Markus e Jack che ogni tanto ridevano per il dilm, non che noi eravamo seri, anzi ci divertimmo anche io ed Hotch visto che il film era davvero esilarante.
Fu davvero una piacevole serata , non avrei mai immaginato che Hotch sapesse ridere, lo vedevo sempre così serio.
Quando uscimmo dal cinema i bambini erano euforico ed erano le nove di sera.
-E adesso chi lo mette a letto!- Esclamai guardandolo giocare col figlio di Hotch.
-A chi lo dici, prevedo una lunga serata . - Disse lui a braccia conserte osservandoli.
-Beh, sarà meglio che vada, tra poco la metro chiude.- Dissi guardando l'orologio che avevo al polso.
-Siete venuti in metro?- Chiese stupito.
-Si, purtroppo non ho ancora una macchina.-
-Allora vi do un passaggio, almeno forse ho la speranza che Jack si addormenti in macchina.-
-Sei sicuro? Sono quasi 20 minuti di viaggio.-
-Meglio, almeno crolla durante il viaggio. E poi non è sicuro che una ragazza giri da sola in un bambino a quest'ora .-
-E va bene, accetto. Mi risparmierò una lunga camminata.- Risi.
-Andiamo.-
Recuperammo i due bambini sovraeccitati per il film e li caricammo in auto dove crollarono a metà tragitto.
-Wow! Devo assolutamente farmi un'auto . Si sono addormentati subito.- Dissi guardando i piccoli dormire alla grande.
-Te l'ho detto che si sarebbe addormentato !- Esclamò Hotch stando attento alla strada.-
-Come mai hai tu tuo nipote?- Chiese poi.
-Beh, mio fratello era a lavoro ed io gli avevo promesso di portarlo al cinema.-
-E la madre?-
-Markus non ha più la madre da quando aveva due mesi. È morta in un incidente stradale. Lui si è salvato per miracolo.-
-Mi dispiace.- Era serio e vedevo anche un po' triste .
-Beh, lui non la ricorda. Io faccio di tutto per non fargli sentire la mancanza di una mamma. Ma a volte è difficile.- Spiegai.
-Fare il genitore non è facile, ne so qualcosa. Speri sempre di fare la scelta giusta, ma poi non si sa mai quale sia veramente la cosa giusta o no.-
-Già ... beh tua moglie sarà contenta di trovarlo già addormentato, o sbaglio?- A quella frase lui fece un piccolo sorriso malinconico e poi tornò serio .
-Si, lo sarebbe...- Disse solamente e da allora non parlammo più, non osai, di sicuro avevo detto qualcosa di sbagliato ed avevo fatto una figura del cavolo.
Quando arrivammo sotto casa di mio fratello lo ringraziai.
-Grazie ancora per il passaggio.- Dissi prendendo Markus dai sedili dietro.
-Ma figurati. Ci vediamo domani a lavoro.- Disse con un sorriso.
Restò lì fermo finché non vide che ero entrata in casa .
Quando entrai in casa Anche mio fratello era appena tornato.
-Con chi siete tornati?- Chiese dopo che misi a letto Markus .
-Al cinema abbiamo incontrato Hotch il capo della mia squadra . Era con suo figlio, ci ha dato un passaggio, Markus ha legato molto con Jack il figlio di Hotch.-
-Almeno si fa qualche amico.- Disse mio fratello.
-Beh, io torno a casa... non vedo l'ora di farmi una doccia a mettermi a letto.-
-Rimani qui!-
-Non posso Etan, domani devo alzarmi presto e voglio il letto di casa mia.-
-Va bene, chiama quando arrivi a casa.-
-Si generale!- Risi andandomene.
Quella sera crollai sul letto e dormii a sonni profondi, tanto che la mattina dopo faticai anche a svegliarmi con la sveglia.Continua, che ne dite? è un piccolo test, ultimamente sto riniziando a vedere criminal minds, grazie a sky. Quindi ho pensato che una nuova storia facesse piacere. Spero vi sia piaciuta, un bacio a tutti!!
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Gli sguardi dell'amore
FanfictionBeatrice Colson entra a far parte del BAU e si troverà a lavorare con le menti più brillanti dell'FBI , ma può rimanere del tutto indifferente sotto gli sguardi di più ammiratori?