Quarto Capitolo (Prima Parte)

12 1 2
                                    

«Marco, sei un imbecille.»
«Io? E tu che te ne stai chiusa in camera, invece di uscire a divertirti, cosa sei?» domanda sarcastico, appoggiandosi allo stipite della porta. È la prima volta che lo vedo senza l'uniforme da chef, sembra più giovane. Ha un costume rosso, una maglietta bianca con la scritta "Mangiami!" in petto e dellinfradito. I capelli, solitamente nascosti dalla toque, sono spettinati. Penso abbia trent'anni, ma, in questo momento, ne dimostra una ventina. Sorride, entra in stanza e, a passo spedito, si dirige verso il terrazzo. «Luce, ti do dieci minuti per prepararti. Se non sei pronta ti infilo il costume e ti porto di peso in piscina» minaccia ad alta voce. «Le tue amiche hanno scommesso che non saresti venuta con me neanche sotto tortura e non intendo dargliela vinta.»
«Va bene, vado in bagno a cambiarmi. Un quarto d'ora e andiamo a disintegrare le convinzioni di quelle due streghe» gli rispondo prendendo il bikini dal cassetto del mio comodino. Sono stanca di stare sola a rimuginare su quanto è accaduto ieri sera. Ho bisogno di distrarmi e mettere da parte i pensieri oscuri che mi frullano nella testa. Da quando Daniel è corso via per raggiungere Jessica Rabbit, non ho fatto altro che pensare a come poter distruggere le sue sicurezze. Ha oltrepassato tutti i limiti, ma non ne uscirà illeso. Si è persino permesso di non venire al lavoro, assicurandosi che Marco non si staccasse mai da me, nemmeno fossi una bambina a cui badare. Per fortuna non ho avuto alcun problema a condividere i miei spazi con lui, altrimenti sarei stata spacciata. È stato gentile e divertente, riuscendo, addirittura, a non farmi pensare al modo migliore per far scontare a Daniel tutte le sue colpe. Somiglia a mio fratello in un modo incredibile, forse è per questo che mi trovo bene in sua compagnia. Quando parlo con lui non mi metto sulla difensiva ed è strano, dato che l'ho conosciuto solo ieri. Ma i suoi modi e le sue espressioni, soprattutto, mi ricordano il mio fratellino. Devo appuntarmi di telefonargli domani, ho nostalgia delle nostre chiacchierate notturne. «Luce, quanto ci metti a infilare un costume? Dai, esci che uso il bagno e usciamo.» Lo ribadisco: "È la copia sputata di mio fratello".
«Marco, sei proprio fastidioso, te l'ho già detto?» gli dico aprendo la porta.
«Un milione di volte, ma se vuoi abbondare fai pure.» Si fionda dentro e mi spinge via sorridendo. «Non ce la faccio ad aspettare altri cinque minuti per fare pipì, preferisco subirmi qualche insulto che farmela sotto.» Scoppio a ridere e vado a recuperare un paio di sandali. Li trovo sul terrazzo, accanto alla giacca di Daniel che mi ha accompagnata per tutta la casa oggi. Ho finito il turno a mezzogiorno e, appena rientrata in camera, sono corsa da lei. Mi ha riportato col pensiero al corpo che l'ha indossata, causandomi emozioni contrastanti. Rabbia e desiderio si sono alternati ininterrottamente, esasperandomi. Devo scaricare tutte le energie negative e devo farlo il prima possibile.
«Pupa andiamo?» Marco mi riporta alla realtà.
«Sì, però sono le quattro, non avete mica intenzione di fare acquagym?» domando corrugando la fronte.
«Ihihihihih... no, stai tranquilla, ci divertiremo un mondo» ribatte prendendomi affettuosamente a braccetto, e ci rechiamo dai nostri compagni, fischiettando.
«Luce, ci hai fatto perdere la scommessa.»
«Sono felice anche io di vederti, Nadia» obietto sardonica accomodandomi sulla sedia accanto ad Andrea, che ancòra lo sguardo su di me. Sono furiosa e non riuscirò a nasconderlo facilmente. Credo mi stia uscendo il fumo dai capelli per quanto sono arrabbiata. Sono seduti al nostro tavolo anche Francesco e Jessica Rabbit, e fatico a trattenermi dal prenderla a sberle.
«Wow... Mi piace moltissimissimo il tuo nome. Io sono Monia e questo pezzo di figo è Checco» si presenta la sgallettata, senza smettere di massaggiare il torace di Francesco.
«È un piacere rivederti, bellezza. Voglio farti i complimenti per la tua esibizione di ieri. Sei stata stupefacente!» esclama Francesco guardandomi con uno sguardo languido, che mi fa arricciare il naso.
«Ma tu sei quella che Daniel ha cacciato dalla corrida?» domanda la rossa allargando le sopracciglia per lo stupore.
«No. Sono quella che lui ha portato in spiaggia senza alcun motivo» ringhio, fulminandola con uno sguardo carico di astio.
«Quando è tornato mi ha detto che ti sei buttata in acqua e lui ha dovuto salvarti. Non preoccuparti, capita a tutti di esagerare con l'alcol» continua lei, aumentando la mia ira a dismisura.
«Non c'è un fondo di verità in quello che ti ha riferito» sbotto battendo forte la mano sul tavolo. «Monia, lascia in pace Luce, non ti conviene provocarla» s'intromette Marco, mentre Andrea poggia la sua mano sulla mia e l'accarezza lentamente con il pollice, e io la ritraggo come se mi fossi scottata. «Allora che si fa? Giochiamo o no?» propone Francesco per cambiare discorso.
«Uffà... e va bene. Niente baci o cose simili però, sono fidanzata» asserisce Nadia.
«Non penserete mica di fare il gioco della bottiglia?» domando, guardando le mie amiche che scuotono il capo, trattenendo male un sorriso.
«Per colpa tua dobbiamo giocare a obbligo, verità e coraggio, visto che ci hai fatto perdere la scommessa. Quindi se stai pensando di svignartela sappi che non ti lascerò scappare per nulla al mondo» risponde Katia con il suo solito tono di voce basso.
«Non preoccuparti. Ho intenzione di divertirmi insieme a voi» la rassicuro, lanciando un'occhiata sensuale ad Andrea.
«Noi andiamo alla lezione di balli di gruppo, ci vediamo dopo» ci informa lo stagista di un altro corso. Si alza insieme ad altri tre ragazzi e si allontanano lasciandoci in sette a partecipare al gioco.
«Okay. Inizio io. Katia, obbligo, verità o coraggio?» chiede Nadia. «Mmmmm...Verità.»
«È vero che se potessi ti faresti Francesco anche adesso, su questo tavolo?» La mia amica diventa più rossa dei capelli di Jessica Rabbit e abbassa lo sguardo a terra prima di parlare.
«Sinceramente non riuscirei a fare una cosa del genere neppur volendo. Sono molto riservata.» «Va bene. Monia, obbligo, verità o coraggio?»
«Scelgo coraggio» afferma battendo le mani velocemente. «Hai il coraggio di stringere il pacco a Francesco?» le domanda Nadia divertita.
«Ihihihih ma certo. Non sarebbe mica la prima volta» risponde l'altra, toccandolo senza ritegno, mentre lui allarga le gambe per facilitarle il compito.
«Francesco, obbligo, verità o coraggio?» prosegue Nadia. «Obbligo naturalmente» le risponde lui con ovvietà.
«Ti obbligo a baciare Katia» comanda Nadia con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Cosa? Hai detto niente baci, non vale» prova a salvarsi la mia amica.
«Dai, non fare tante storie, tu sei single. Fra', pensaci tu a farla stare zitta.»
«Agli ordini Nadia» le dice lui alzandosi. Raggiunge Katia, la invita con lo sguardo ad afferrare la mano che le porge e lei lo fa senza farsi pregare. Francesco la tira a sé, le prende il viso tra le mani e la bacia con foga. Quando si staccano lui sembra soddisfatto, mentre lei appare disgustata. «Grazie bellezza» mormora facendola accomodare, prima di riprendere la propria postazione accanto a Jessica.
«Marco, tu cosa scegli: obbligo, verità o coraggio?»
«Coraggio.» «Hai il coraggio di mordere le labbra di Monia?»
«Sì» le risponde lui e lo fa.
«Luce, tocca a te. Obbligo, verità o coraggio?»
«Verità» scelgo senza fermarmi a riflettere.
«È vero che ti chiamano "Black Light" perché una volta, durante un amplesso sessuale, hai bruciato per sbaglio le iridi di un uomo rendendolo cieco?»
«Ahahahah... questa non l'avevo mai sentita prima d'ora. No Nadia, non sono così stupida da causare danni fisici irreparabili» la informo sincera, mentre gli altri mi fissano come se avessi due teste.
«Vuoi dirmi che ti chiamano così solo perché ti vesti sempre di nero?» chiede ancora l'impicciona, insoddisfatta della mia risposta non esaustiva.
«Questa è un'altra domanda, conservala per dopo» le faccio l'occhiolino e lei sbuffa.
«E va bene. Andrea, obbligo, verità o coraggio?» chiede, poi, voltandosi verso il mio collega. «Obbligo» le risponde subito lui. «Sei obbligato a piegare Luce a novanta gradi su questo tavolo e fingere di scoparla» sentenzia lei, con un ghigno divertito a incorniciarle il viso.
«Con immenso piacere.» Allontana la sedia e si alza, e io lo imito subito. Si posiziona dietro di me, mi attira a sé e, lentamente, mi spinge con la mano ad abbassarmi sul tavolo. Sento la sua erezione strusciarsi contro le mie natiche e, un attimo dopo, mi afferra i fianchi e inizia a emulare una scopata. Gli do corda andando incontro alle sue stoccate e facendo versi di puro piacere. Penso proprio che stiamo attirando l'attenzione degli altri ospiti dell'albergo, ma non mi interessa molto. Provocare Andrea inizia a piacermi o, forse, sono solo accecata dal bisogno di sfogare su qualcuno le mie voglie. Comunque sia, in questo momento, mi piacerebbe che non ci fossero indumenti a separarci. «Credo che possa bastare» afferma Marco, schioccando le dita per attirare la nostra attenzione. Ci stacchiamo controvoglia e io sono sempre più convinta che una scopata con lui mi farebbe davvero bene. Non è mia abitudine usare uomini a caso per divertirmi, solitamente scelgo la mia preda con attenzione. Quando sono nella mia città è facile trovare qualcuno adatto alle mie esigenze particolari. Mi basta fare una telefonata per avere assicurata una serata speciale. Gli uomini del mio mondo fanno a gara per conoscere la "Black Light" di cui tutti parlano. Qui sono semplicemente "Luce la stagista" e dovrò adattarmi. Andrea mi guarda come un esaltato e, probabilmente, io gli do la stessa impressione perché mi sento euforica. Tra la rabbia che fatico a gestire e la scenetta di poco fa, non so se resisterò a non trascinare il mio collega nella mia camera e approfittarmi di lui. Francesco mi fissa pensieroso, con un'espressione maligna che mi mette sull'attenti.
«Ora faccio io. Luce, obbligo, verità o coraggio» interviene Francesco.
«Guarda che devi iniziare da me o da Marco» sottolinea Monia, indispettita.
«Arriverà anche il tuo turno. Ora sono troppo curioso di sapere cosa sceglie questa meraviglia.» I suoi occhi azzurri mi sfidano mentre le risponde senza degnarla di uno sguardo. Quest'uomo mi piace sempre meno e, seppure non abbia una motivazione valida, la mia avversione nei suoi confronti cresce senza sosta man mano che condivido del tempo con lui. «Obbligo» sputo di getto, desiderosa di scoprire cosa abbia in mente. «Sei impavida, mi piaci» asserisce contento della mia scelta. «Ti obbligo ad andare nella mia camera con Andrea per un'ora.» «La tessera?» domando alzandomi, sostenendo il suo sguardo viscido. È l'occasione giusta per dare un po' di tregua ai miei ormoni impazziti e non me la lascerò sfuggire.
«Informerò io la hall che state andando a prenderla. Mi raccomando, fate come se foste a casa vostra. A dopo ragazzi, divertitevi.»
«Grazie Checco» ribatte Andrea e si stringono la mano, mentre Marco e le mie amiche mi mortificano con lo sguardo. Non possono capire quello che sta accadendo dentro me e non accettano la mia scelta avventata. Però, so che non lo fanno per giudicarmi, hanno solo timore che poi possa pentirmi delle mie azioni. Li saluto mandandogli un bacio per addolcirli, poi afferro il polso di Andrea e lo trascino verso l'albergo.
Arrivati nella hall troviamo una receptionist ad attenderci, allegra. «Andrea, ecco la scheda. Sai già la strada o vuoi che ti accompagni?» «La conosco, Gloria, anche se non sono mai salito al settimo piano. Sono felicissimo di poterlo vedere. A dopo.»
«Certo. Buon divertimento ragazzi». Afferro la scheda e ci incamminiamo in direzione degli ascensori.
«Andrea, ho bisogno di fare un salto in camera mia prima.» «Nessun problema, Luce.»

Black Light (Dilogia "Light", volume 1) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora