Quattordicesimo Capitolo (Prima Parte)

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«Luce, non voglio vederti triste» brontola Katia in tono sommesso. «Infila il vestito e raggiungici in terrazzo» aggiunge accarezzandomi il capo con delicatezza, mentre io continuo a guardarmi le mani adagiate sulle cosce coperte dall'accappatoio soffice di Daniel. Anche il letto su cui sono seduta è suo. Ogni cosa che ho toccato e su cui ho posato gli occhi da quando sono qui gli appartiene. "Perché non me l'ha detto? Cosa l'ha spinto a tenermelo nascosto?". Sono tre ore che cerco di rispondere a queste domande e credo di aver capito perché si è comportato così: non ha voluto esporre il suo patrimonio, difendendolo da un'arrampicatrice sociale. Che si dia il caso sia io. Non posso negare di essermi comportata proprio come una di loro in passato – quasi sempre per la verità – ma con lui è stato tutto diverso fin da subito. Pensavo l'avesse capito, invece non ha fatto altro che considerarmi una delle tante che ha incontrato nella sua vita. Le mani di Katia, che coprono all'improvviso le mie, mi fanno sbattere ripetutamente le ciglia per poter concentrare l'attenzione sui suoi occhi chiari che mi scrutano con titubanza. «Luce, so che te l'ho ripetuto già decine di volte, ma sono davvero convinta che Daniel sia innamorato pazzo di te» mormora, accarezzandomi le nocche, e curva le labbra in un sorriso appena accennato, prima di raddrizzarsi.
«Ci conosciamo da due settimane e per tutto il tempo non ha fatto altro che mentirmi. Cosa ti fa credere che non mi consideri solo un'altra delle sue conquiste estive?» esplodo lasciandomi sfuggire una lacrima, che la mia amica asciuga sfiorandomi la guancia con tenerezza.
«Dal modo in cui ti guarda» risponde di getto. «Ho sempre cercato un uomo che mi guardasse allo stesso modo, ma non l'ho ancora incontrato» rivela, poi, a bassa voce.
«Come mi guarda?» le domando alzando un sopracciglio.
«Come se tu fossi la cosa più bella che abbia mai visto, e ammirarti fossi la sua unica felicità in questo mondo» risponde sorridente, facendomi sospirare.
«Giuseppe non ti guarda come vorresti?» ragiono aggrottando la fronte.
«No, Luce. Daniel ha occhi soltanto per te. Che ti importa se è uno chef, un imprenditore o entrambi? Conta quello che sentite qui» ribatte posandomi una mano sul cuore, che sento battere forte sotto il suo palmo. Deglutisco a vuoto reggendo il peso del suo sguardo rivelatore, che mi conferma la sincerità delle sue parole. Pensa davvero che fidarmi di lui sia la scelta più saggia da prendere e crede sul serio che Daniel sia perdutamente innamorato di me – cosa alquanto improbabile secondo il mio punto di vista meno fiabesco. D'altronde, non posso continuare a negare di provare io stessa qualcosa di forte per lui. Non sarei in queste condizioni altrimenti. Da quando ha lasciato la presa sul mio braccio non ho fatto altro che pensare a lui. Al suo modo speciale di leggermi dentro e alla sua capacità di sorprendermi rendendo ogni attimo speciale, al punto da farmi desiderare di poter spostare indietro la lancetta solo per aver più tempo per stare insieme. E ho rivissuto nella mia mente anche tutti i nostri litigi. Dal nostro primo scontro in presenza dei professori e dei nostri amici, all'ultimo. Quello avvenuto tre ore fa. L'unico che vorrei dimenticare. Centottanta minuti senza di lui sono bastati a farmi capire che perderlo definitivamente mi annienterebbe. Forse ha ragione Katia. Lasciarlo andare diventerebbe solo il mio ennesimo rimpianto. Devo guardarlo negli occhi, parlargli e capire perché si è comportato in modo sleale. «Grazie Katia» sussurro e i suoi bellissimi occhi chiari si inondano di lacrime.
«Te lo meriti, amica mia. Mi prometti che gli darai l'opportunità di spiegarsi tenendo a bada la tua diffidenza?» mi domanda asciugandosi le guance, e rifletto sulla sua richiesta. Sarà difficile accontentarla. Non sono certa di riuscire a frenare la mia mente malata, soprattutto dopo la scoperta che ho fatto circa dodicimila secondi fa. Impazzisco solo ripensando al suo sguardo impaurito e alla rabbia che mi ha invasa, facendomi fuggire da lui. Mi sembra di sentire ancora la sua voce mentre mi supplica di fermarmi e il suo gemito di dolore quando gli ho detto di aver fallito nel suo obiettivo di rendermi felice. Dolore che ho provato sulla mia pelle non appena ho avvertito la sua presa sul mio braccio affievolirsi fino a liberarmi, per poi voltarsi e andare via. «Allora?» La voce della mia amica mi riporta alla realtà, ma non so ancora cosa risponderle.
«Prometto che gli parlerò, ma non posso assicurarti di riuscire a far finta di niente. Devo potermi fidare di lui per andare avanti e ho bisogno di capire se posso farlo senza riserve.» Katia mi fissa con sguardo tenero e mi sorride, mentre le sue mani stringono le mie spalle senza alcuna energia.
«È più di quanto pensavo di poter ottenere. Sono certa che stai facendo la scelta giusta, Luce. E se così non fosse ti assicuro che sarò tua complice nel suo massacro» dice e piega il braccio per mostrarmi la grandezza del suo muscolo, che guardo trattenendo a fatica le risa.
«Lo terrò a mente» mormoro facendole l'occhiolino.
«Non so cosa farei senza di te, amica mia.»
«Niente, perché ti starò sempre tra i piedi. Sempre, non dubitarne mai» ribatte scompigliandomi i capelli per alleggerire il momento.
«Adesso, però, datti una mossa e non dimenticare di chiamare tua madre» mi rammenta, prima di uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, mentre io mi alzo per raggiungere il comodino lucido a lato del letto. Afferro la cornetta e compongo il numero di mia madre, immaginando il suo volto preoccupato.
«Luce, finalmente! Katia mi ha detto che hai dimenticato il telefono in un'altra stanza, ma avresti dovuto avvisarmi. Sono stata in ansia tutto il giorno» esordisce facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Ciao mamma» sussurro sfregandomi la fronte con la mano libera.
«Sì, ciao. Novità?» indaga subito. Bella domanda. Risponderle sarebbe complicato. È tanto tempo che non le racconto cosa mi succede, o almeno non tutto. Nonostante ciò lei non smette di farmi capire che è sempre al mio fianco, che non sono sola e che è sempre pronta ad ascoltarmi. Vorrei poterle dire che ho una tremenda paura di aprire il mio cuore all'uomo sbagliato perché non sopravviverei per la seconda volta a un errore di valutazione, ma le mie labbra rimangono incollate.
«È bello?» mormora lei e mi sembra di vederla sorridere davanti ai miei occhi.
«Troppo» sputo fuori di getto e giocherello con il cavo del telefono.
«Conoscendo i tuoi gusti credo proprio che sia un fotomodello» scherza, facendomi sorridere. «Ma non è questo a renderlo speciale, giusto?»
«Già. È... diverso. Fa paura» le confido sedendomi sul bordo del letto. «Vedi, Luce, quando eri nella mia pancia non facevo altro che pregare che nascessi sana e forte, e ho giurato a me stessa che avrei fatto qualunque cosa per proteggerti. Non posso descriverti cosa ho provato la prima volta che ti ho vista: eri bellissima. Imbronciata, con le mani strette a pugno sotto il mento, mi fissavi e io non riuscivo a credere di aver dato vita a un essere così perfetto. Poi ho cercato di farti allungare le braccia, ma tu tornavi sempre nella stessa posizione, dimostrando la tua testardaggine fin da subito. In quel momento ho capito di non poter far nulla per impedirti di fare le tue scelte, di commettere errori, di soffrire. Però, ho capito anche che ti avrei amata sempre, nonostante le scelte sbagliate, gli errori imperdonabili e la sofferenza. Niente e nessuno potrebbe impedirmi di farlo. Tu sei la mia vita, ma non sei mia. Forse una buona madre avrebbe lottato per tenerti al sicuro, per impedirti di conoscere la crudeltà del mondo. Io non me la sono sentita. Ho lasciato che scegliessi il tuo cammino da sola, mentre in silenzio ti seguivo. Qualora avessi avuto bisogno di una guida o di una mano che ti aiutasse a rialzarti dopo una caduta, io ero lì, proprio dietro di te. E quando ho letto nei tuoi occhi il dolore che ti porti dentro, ho stretto i denti e ho finto di non vederlo, solo per ripagare i tuoi inutili sforzi di nascondermelo.» La sento sospirare, mentre lacrime calde mi rigano le guance. «Non pensi sia arrivato il momento di tornare a essere te stessa? E di smetterla di mascherarti con me? Sono qui, piccola mia, e qualunque cosa ti abbia costretta a costruire un muro attorno al tuo cuore, sono certa che insieme possiamo sconfiggerla e liberare, finalmente, la tua meravigliosa anima» termina con un singulto che tenta, inutilmente, di soffocare.
«Mamma, vorrei tanto essere normale, ma ho commesso errori che non me lo permettono. Non potrò mai avere il futuro che ho sempre sognato da bambina» singhiozzo, passandomi la mano sul volto più volte con fare nervoso.
«Luce, Stefano è stato un abbaglio. Non tutti sono come lui» ribatte lei, dimostrando di aver intuito la fonte primaria di tutto il mio dolore.
«E chi mi assicura che Daniel non lo sia?» le chiedo, sperando che almeno lei sappia darmi una risposta.
«Il tempo» afferma e io aggrotto la fronte. «Bisogna conoscere le persone per poterle giudicare. Impara ad ascoltare prima di parlare e trarre conclusioni affrettate. Ognuno di noi è diverso dall'altro e ognuno ha il suo modo di affrontare la vita. Occorre tempo per imparare a comprendere i comportamenti degli altri.»
«Già, e se poi ti rendi conto di aver sbagliato giudizio? Non si può mica tornare indietro?»
«Non bisogna tornare indietro, ma andare avanti. Sempre. Anche dopo mille sbagli. Questa è la vita, tesoro mio. E viverla con la paura di soffrire ancora, significa non vivere. Chiunque potrebbe farti del male, non solo un uomo. Tu, però, devi avere sempre la forza di combattere per essere felice» conclude con tanto convincimento, che riesce addirittura ad ammansirmi. Forse ha ragione. È inutile nascondersi, prima o poi bisogna comunque uscire allo scoperto, altrimenti la vita non ha alcun senso. Lambiccarsi per evitare il dolore, quando tu stessa ne sei l'artefice. Privandomi delle emozioni, infatti, non ho fatto altro che ferirmi continuamente. Tanto vale correre il rischio di essere colpita da qualcun altro. «Mamma» sussurro a occhi chiusi. «Perdonami!» Solo in questo momento mi sto rendendo conto che allontanandola non ho fatto male solo a me stessa, ma anche a lei. Non merita di soffrire ancora per colpa mia. Non sono degna del suo amore, figuriamoci del suo dolore. Credevo che mostrarmi forte e determinata fosse l'unico modo per renderla felice, ma a quanto pare non è così.
«Piccola mia, non è a me che devi chiedere scusa, bensì a te stessa. Sei la sola ad aver subito i tuoi abusi ed è arrivato il momento di perdonarti» sentenzia, mentre io vorrei solo averla vicina per sentirmi al sicuro tra le sue braccia, come quando ero bambina.
«Ci proverò, promesso» le dico sottovoce riaprendo gli occhi.
«Sono sicura che ci riuscirai, sei già sulla buona strada» m'incoraggia con tenerezza.
«Grazie mamma, spero di non deluderti ancora!»
«Non l'hai mai fatto. Tu e tuo fratello siete il mio orgoglio. Quando avrai un figlio tuo mi capirai e ti accorgerai che le mie parole sono sincere. Ora non pensare a me, concentrati sulla tua rinascita. Dai a Daniel una possibilità, la merita. È lui l'artefice del tuo cambiamento. È riuscito a far breccia nel tuo cuore nonostante le catene che lo avvolgono, vorrà dire qualcosa, no?» domanda. Resto in silenzio per qualche secondo ripensando al viso che riconoscerei tra miliardi, mentre con la mano continuo a giocare con il filo del telefono.
«Penso di sì. Nessun uomo è mai stato capace di farmi battere il cuore come lui» le rispondo, poi, immaginando gli occhi penetranti di Daniel, e mi mordo il labbro quando penso alle sue: morbide e carnose da far invidia.
«Allora non lasciartelo scappare. Rincorrilo finché sei in tempo. La vita non dà sempre una seconda possibilità» dichiara in tono fermo.
«Lo so, purtroppo» dico socchiudendo gli occhi.
«Sono sicura che sarai felice, Luce. Hai già sofferto abbastanza. Adesso, però, non perdere altro tempo con me e vai a riprenderti il tuo uomo» insiste. Il mio uomo. Peccato che non lo sia. Non ha provato nemmeno a chiamarmi, forse è già troppo tardi.
«Va bene, mamma» le rispondo. «Ti chiamo domani per raccontarti com'è andata.»
«Okay. A domani bambina mia. Ti voglio bene!»
«Anche io. Tanto» sussurro e aspetto in silenzio che riagganci. «Luce, sei ancora in linea?»
«Sì» bisbiglio.
«Bentornata figlia mia. Ringrazia Daniel da parte mia quando lo vedi» mi dice prima di riagganciare, lasciandomi di stucco. Punto i gomiti sulle ginocchia e mi prendo il viso tra le mani. Ho parlato con mia madre dopo anni di silenzio e il merito è solo di Daniel. Grazie a lui sono stata capace di aprirle il mio cuore come non facevo da troppo tempo. È entrato nella mia vita e l'ha cambiata totalmente, senza darmi il tempo di abituarmi. Ha cancellato tutte le mie convinzioni e adesso mi sento persa, non so più che strada prendere. Ho evitato per un bel po' di espormi, ma con lui è impossibile non farlo. Gli basta uno sguardo per intuire il mio stato d'animo, una carezza per sciogliere il ghiaccio che circonda il mio corpo, una parola per calmare le mie paure. Domani gli darò la possibilità di spiegarsi e spero con tutto il cuore sia anche in grado di riuscire a convincermi della sua buona fede. Non posso lasciarlo andare. Non ora che ho ripreso a vivere... grazie a lui.

Black Light (Dilogia "Light", volume 1) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora