Quattordicesimo Capitolo (Seconda Parte)

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Sono nervosa. Non resisto più. Black Light sta per tornare in azione e la colpa è solo del bel ragazzo che mi sta tenendo sotto controllo da quando sono arrivata. Appena ho attraversato la soglia della discoteca del Lujuria, insieme alle mie amiche, mi sono sentita osservata e adesso, dopo circa due ore dal nostro arrivo, non è cambiato molto. Non è la prima volta che lo vedo, ne sono sicura. Ci siamo già incontrati giorni fa al bar accanto alla piscina. È vestito di nero come allora, ricordo perfettamente il suo sguardo indagatore che non la smetteva di scrutarmi, proprio come ora. «Hai fatto colpo?» mi domanda a voce alta Nadia per sovrastare la musica che ci circonda, dandomi una lieve gomitata, e mi indica con il capo lo sconosciuto seduto al bar di fronte a noi. Se n'è accorta anche lei. Per forza, l'insistenza con cui mi guarda quel ragazzo non passa di certo inosservata.
«Dici? Ho notato che mi ha lanciato qualche occhiata, nulla di più» le rispondo in tono altrettanto elevato, facendo la finta tonta. «È da un po' di giorni che ti ronza intorno, non te ne sei accorta?» ribatte lei dopo aver sorseggiato il suo drink.
«No» le dico spalancando gli occhi. Com'è possibile che non mi sia resa conto di essere controllata? Non è da me un comportamento simile, sono sempre stata attenta a ciò che mi circonda.
«È normale. Per te esiste solo Daniel ormai. Non riesci a vedere e pensare ad altro» afferma sorridendo, mentre io comincio a tramare un piano per scoprire le intenzioni dello sconosciuto.
«Beh, non stasera. Ho intenzione di guardarmi intorno. Non mi aspettate» le dico, facendole l'occhiolino, e mi alzo per poi raggiungere a passo sensuale il bar. Sento gli occhi di molti uomini puntati addosso, ma il mio sguardo resta fermo sul mio obiettivo mentre percorro il tratto di sala che mi separa da lui. Prendo posto sullo sgabello accanto all'uomo che ho intenzione di smascherare e mi volto per poterlo guardare meglio. Riesco a vedere solo il suo profilo: ha i capelli scuri come l'abito che indossa e la sua pelle è candida come la neve. È davvero molto bello: ha i tratti delicati, ma il suo corpo è possente e questo, purtroppo, gioca a mio sfavore. «Stai aspettando qualcuno?» gli chiedo e mi mordo il labbro, che cattura subito la sua attenzione. Per fortuna qui il volume della musica mi permette di non dover usare un megafono per farmi sentire.
«No, signorina. Cosa glielo fa pensare?» risponde tornando a guardarmi negli occhi.
«Il fatto che non mi hai offerto nulla da bere, dopo avermi provocata per tutta la sera» ribatto con voce suadente, dandogli subito del tu, e incrocio lentamente le gambe.
«Provocata? Non me ne sono reso conto, le chiedo perdono» dice lui sostenendo il mio sguardo fermo. È come pensavo, maledizione. Questo pivello lavora per qualcuno e ho tutte le intenzioni di scoprire chi sia. Forse è un uomo del bastardo che ha provato a violentarmi. O forse l'ha ingaggiato il prof. Di Nuzzo per vendicarsi di come l'ho trattato durante il viaggio in nave. Almeno spero. Se così non fosse sono davvero nei guai. Devo capire chi lo comanda, non posso abbassare la guardia, potrei essere in pericolo.
«No? Peccato. Eppure i nostri sguardi si sono incrociati molte volte. È stato solo un caso?» domando allo scagnozzo fingendomi dispiaciuta.
«Può essere» dice lui fissando i suoi occhi, incredibilmente azzurri, nei miei.
«Può essere, ma mi piacerebbe sapere se è stato così» lamento, attorcigliando una ciocca di capelli attorno al dito con fare sensuale.
«E cosa cambierebbe?» mi chiede e, con un gesto del capo, invita il barista a riempirgli il bicchiere vuoto, che stringe con forza in una mano.
«Molto» gli rispondo, tamburellando le dita sul bancone, mentre con l'altra mano continuo a giocherellare con i capelli. «Significherebbe che ho sprecato tempo a flirtare con un uomo che non mi desidera. E io odio perdere tempo con chi non lo merita» concludo fermamente.
«E se le dicessi che non sono attratto da lei?» domanda e solleva un angolo della bocca in un sorriso sbilenco. Percorro lentamente la ciocca di capelli che ho tra le mani, sfiorandomi volutamente le clavicole e il petto, fino ad arrivare alla punta per liberarla.
«Cercherei un uomo che mi desideri» dico, poi, e m'inumidisco le labbra, prima di voltare il capo verso la sala. «E credo proprio di riuscire a trovarlo» termino facendo l'occhiolino a uno stagista, che mi manda un bacio di rimando e torna a ballare come un ossesso. «Non mi capita mai di fraintendere uno sguardo voglioso con uno curioso, ma c'è sempre una prima volta» dichiaro, prima di tornare a guardare il parassita che sta trangugiando il suo drink.
«E non è questa» afferma, poi, mentre sto per alzarmi, posando la sua mano sulla mia, aperta sul bancone lucido. «Nessun uomo potrebbe resisterle. Sarei disposto a fare una pazzia per poterla avere solo una notte, ma non posso. Non ora e, probabilmente, mai» termina e tracanna il suo cicchetto, prima di guardarmi il seno con brama. Aggrotto la fronte, fingendo di non aver capito il senso del suo discorso, e faccio un cenno con la mano al barista per attirare la sua attenzione.
«Altri due, per favore» ordino appena ci raggiunge.
«Signorina, sono spiacente ma non posso servirle altri alcolici» mi comunica, mentre io tamburello la mano sul bancone con fare nervoso.
«Sono per me. Non fare tante storie, siamo tutti maggiorenni» interviene lo scagnozzo in tono minaccioso, facendomi sorridere. Inizia a ragionare, finalmente.
«La responsabilità è la tua» puntualizza il barista e ci riempie i bicchieri, stizzito.
«Sì, lascia la bottiglia» pretende l'altro e lui gliela porge senza obiettare, prima di allontanarsi con uno sbuffo.
«Grazie» mormoro, afferrando il mio cicchetto, e ne bevo in un solo sorso il contenuto, bruciandomi la gola. Mi volto verso l'uomo che ha riportato a galla Black Light e mi inumidisco nuovamente le labbra sotto il suo sguardo voglioso.
«Sei una tentazione troppo forte per poter essere ignorata. Non mi è mai capitata una cosa simile» dichiara lui, prima di bere il suo drink e incrociare nuovamente il mio sguardo.
«E allora cedi. Non ignorarmi, non ne hai motivo» sottolineo porgendogli il mio bicchiere vuoto, che riempie prima di colmare anche il suo.
«Non posso» dice e butta giù un'altra grappa. Gli passo subito anche la mia e scola anche quella in un istante. Sposta, poi, il suo sguardo sul mio seno e sospira pesantemente.
«Perché? Cosa te lo impedisce?» domando fingendomi ingenua, prendendo la bottiglia per riempirgli nuovamente i bicchieri. Ho bisogno di renderlo innocuo e, con tutto quello che sta bevendo da quando è arrivato, non credo manchi molto alla sua resa.
«Il rispetto» mi confida guardandomi con occhi lucidi, e tracanna anche gli altri due bicchieri abbassando, poi, lo sguardo sulle sue mani strette a pugno sul bancone.
«Non pensi che dovresti rispettare anche te stesso e i tuoi desideri per una volta?» lo provoco, chinandomi verso di lui per posargli una mano sulla coscia. Si gira di scatto nella mia direzione: i nostri volti ora sono molto vicini e posso sentire perfettamente l'odore disgustoso del suo alito impregnato di alcol.
«Lei cosa desidera?» s'informa lui, cercando di trovare una giustificazione all'errore che sta per commettere. Ormai l'ho in pugno. Mi avvicino al suo orecchio ed espiro lentamente.
«Vorrei andare nella mia suite e farti bere dalla mia bocca una bottiglia intera di liquore, per poterci poi abbandonare alla passione senza avere nessun rimorso. E tu? Tu invece cosa vorresti?» gli chiedo tornando a guardare le sue iridi azzurrissime e rinsaldo la presa sulla sua coscia, facendolo sospirare.
«Vorrei tanto poterti accontentare» sussurra passando a darmi del tu, e riesco appena a sentirlo per quanto è basso il tono della sua voce. Mi sta stancando la sua tenacia, è più cocciuto di quanto pensassi.
«Come ti chiami?» gli domando di punto in bianco facendogli aggrottare la fronte.
«Nanni» mi risponde, coprendo la mia mano, impegnata ad accarezzargli la coscia, con la sua.
«Avrei usato quel nome se mi avessi regalato un orgasmo spettacolare, ma... a quanto pare dovrò sceglierne un altro» dico raddrizzando la schiena e lancio un'occhiata veloce alla sala, prima di guardarlo con il sorriso sulle labbra. Intreccio le mani sulle ginocchia incrociate e aspetto la sua resa, che non tarda ad arrivare.
«Al diavolo, avvererò i tuoi desideri, fosse l'ultima cosa che faccio» sentenzia, infatti, sbattendo la mano sul bancone con irruenza, attirando l'attenzione del barista, che si avvicina controvoglia. «Una bottiglia di Rhum» gli ordina alzandosi in piedi di scatto. «Segnala sul mio conto» aggiunge appena gliela porge, e mi fa un cenno del capo per invitarmi a seguirlo. Sorrido, mentre tra me e me esulto per la mia ottima performance. Ce l'ho fatta, ormai è in trappola e solo un nome potrà salvarlo dalla punizione che ho in serbo per lui.

«Luce, cosa stai facendo? Mi si sta seccando la gola» domanda la mia vittima con le caviglie incrociate – fermate da una fascetta stringi-cavo, proprio come i polsi, che gli ho bloccato sopra la testa. Appena siamo saliti in suite l'ho fatto accomodare sul divano, gli ho fatto bere altri tre drink e gli ho proposto di fare un gioco, a cui ha accettato di partecipare senza pensarci due volte – come previsto. Così, con la scusa di dover usare un momento la toilette, sono andata a recuperare dalla mia borsa magica l'occorrente per renderlo inoffensivo. Quando sono tornata da lui l'ho trovato completamente nudo, disteso sul divano, con le braccia allungate dietro la testa. L'ho raggiunto con passo fiero e, con movimenti decisi, l'ho bendato e immobilizzato senza difficoltà. Il pivello, infatti, non ha opposto alcuna resistenza, rendendomi il compito terribilmente semplice, e non ha proferito parola fino a questo momento, permettendomi di riflettere sul da farsi. Deve essersi stancato di aspettare, ma tra un po' rimpiangerà questi momenti di pace e di attesa. Recupero la bottiglia di Rhum dal tavolino alle mie spalle e mi avvicino al divano, sfiorandolo con le gambe. Avverte la mia presenza e sorride, mentre io svito il tappo della bottiglia e me la porto alle labbra. «Apri la bocca» ordino, poi, prima di fare un sorso di Rhum, che rilascio lentamente nella sua bocca.
«Wow... ancora, ti prego» mi supplica dopo aver ingoiato. Esaudisco la sua richiesta e mi raddrizzo, prima di voltarmi per posare la bottiglia sul tavolo, accanto al mio amato frustino. Lo afferro, dopo averlo fissato per qualche secondo, e torno al mio posto. «Luce, altri due sorsi e poi liberami. Voglio scoparti prima che sia troppo sbronzo per riuscirci» bofonchia l'illuso agitandosi sul divano. Lo guardo con rabbia, stringendo con forza il mio labbro inferiore tra i denti. Voglio colpirlo, farlo urlare dal dolore, costringerlo a chiedermi perdono. Alzo la mano stringendola con forza attorno al manico del frustino e mi fermo, continuando a guardare la mia vittima intensamente. Non riesco a colpirlo. Non ce la faccio. Abbasso la mano e anche il capo, mentre Nanni sbadiglia, insonnolito. Com'è possibile che non sia più in grado di frustare un uomo? Mi sono rammollita. È solo che mi sento stanca di questi giochetti e non ho più voglia di ricadere nelle vecchie abitudini. Non ora che ho trovato il coraggio di tornare a vivere. Proverò a parlare con Nanni e se mi rendessi conto che mi sta ingannando, sarò costretta a usare le maniere forti. Getto il frustino a terra e gli tolgo la benda frettolosamente.
«Chi ti comanda?» gli domando con voce fredda. Spalanca gli occhi e distoglie immediatamente lo sguardo dai miei. «Guardami!» gli ordino e torna a guardarmi negli occhi. «Rispondi alla mia domanda»
«Nessuno» mormora nervoso.
«Non sei nella posizione per dire stupidaggini. Avrei potuto divertirmi a torturarti fino a farti urlare il suo nome, ma stasera mi sento particolarmente magnanima e ho voluto darti la possibilità di salvarti. Non farmene pentire» lo avverto in tono perentorio. Si agita, saettando lo sguardo a destra e sinistra per cercare una via d'uscita dalla spiacevole situazione in cui si trova. «Non puoi scappare, credimi. A meno che non voglia lacerarti la carne con le fascette, non ti conviene provare a spezzarle. Come pensi di poter uscire da questa stanza in queste condizioni?» gli faccio notare incrociando le braccia sotto al petto. Sto per perdere la pazienza e se non si dà una mossa mi costringerà a dargli una dimostrazione pratica del dolore che posso causargli.
«Tu non capisci, Luce. Lui mi ucciderà» piagnucola scuotendo il capo energicamente.
«Non ti succederà niente di male se me lo dici. Troveremo una soluzione per far sì che n'esca indenne. Ora parla.» Stringo tra le mani con forza il manico del frustino, tentando di calmare la rabbia che mi sta assalendo.
«Il Soberano» confessa con sguardo basso. Resto sconvolta dalle sue parole, con la bocca e gli occhi spalancati dallo stupore che mi hanno causato. Daniel? Che razza di storia è mai questa? Perché mi sta facendo seguire? «Da quanto tempo ti ha ordinato di tenermi sotto controllo?» domando a denti stretti.
«Non ricordo perfettamente. Credo circa due settimane» risponde guardandomi di sottecchi. Praticamente da quando ci conosciamo. Che motivo ha di spiare i miei movimenti? Non riesco a capire, ma farò in modo che sia lui a spiegarmeli. E questa volta sarò io a lasciarlo di stucco.
«Nanni, ho bisogno del tuo aiuto per fargliela pagare» gli dico iniziando ad allontanarmi.
«Non posso, appena saprà cosa è accaduto sarò un uomo morto» ribatte. Mi fermo e mi volto per guardarlo.
«Tranquillo. Sarò io a ferire lui questa volta. E se si azzarda a torcerti anche solo un capello se la vedrà con me. Hai la mia parola» lo rassicuro e gli faccio l'occhiolino. Nanni si è comportato bene con me. Non ha provato nemmeno a toccarmi, aspettando che fossi io a decidere se lasciarglielo fare. Ha confessato il nome del suo capo pur sapendo di doverne pagare le conseguenze e, inoltre, non mi ha sputato contro parole di diniego. Sono contenta di non averlo punito inutilmente. È un altro a dover pagare per le sue innumerevoli colpe. Daniel questa volta ha superato ogni limite e non può passarla liscia come sempre. Gli farò rimpiangere di avermi ingannata e poi, forse, gli darò l'opportunità di spiegarsi. Non può mentirmi, non può farmi pedinare, non può ferirmi. Non glielo permetterò, nemmeno a lui. Ne ho abbastanza di soffrire, adesso voglio essere felice e lo sarò. Costi quel che costi.

Black Light (Dilogia "Light", volume 1) COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora