La sala era gremita di gente e Jeanine si sentiva quasi fuori luogo in quell'ambiente così formale.
I giornalisti tenevano stretti i loro taccuini e tantissime videocamere puntavano al palco mentre nella sala venivano abbassate le luci.
-Questa è la volta buona che muoio.- si disse Jeanine, stringendo con forza la camicetta bianca proprio all'altezza del cuore, che in quel momento batteva all'impazzata.
Non era molto sicura di se e l'idea di essere al centro dell'attenzione l'aveva sempre terrorizzata.
A peggiorare quest "ansia da prestazione" c'era anche tutta la sua infanzia, nella quale la fama del padre l'aveva sempre riempita di aspettative da parte degli altri, che finiva però sempre per deludere.
Lei non era un genio, era una dodicenne normalissima, ma tutta questa pressione l'aveva sempre fatta sentire mediocre, mai all'altezza, mai degna del suo cognome.
Il padre le porgeva la mano, mentre il presentatore annunciava la loro entrata.
Non era abituata al contatto col padre, la destabilizzava anche più della situazione che la portava ad essere sul palco davanti a migliaia di persone per una premiazione così importante.
Le mani di Chris Rose erano grandi e ruvide, le classiche mani di un lavoratore. Il contatto con varie sostanze chimiche aveva reso i palmi secchi e screpolati ma Jeanine in quel momento riusciva solo a fissare quella grande mano che stringeva la sua e a pensare al fatto che la sua fosse terribilmente sudata.
Mentre saliva sul palco e il padre le lasciava la mano si sentì completamente spaesata, sentiva che quello non era il suo posto e non riusciva neanche ad alzare lo sguardo sulla folla di cui sentiva ogni minimo sguardo addosso.
Il padre si schiarì la voce e si posizionò davanti al leggio, facendo cenno alla figlia per farla avvicinare.
Era stupido da parte sua, eppure in quel momento lei riusciva a pensare solo alle sneakers fuori contesto che portava ai piedi.
-Buonasera signori e signore. È un grandissimo piacere per me essere qui oggi, per ricevere quello che per me è sempre stato il premio più ambito: il nobel per la scienza. Vorrei per prima cosa ringraziare tutti quelli che hanno creduto nelle mie idee e poi, come sorpresa, oggi vi annuncerò un'ennesima scoperta che ho concretizzato di recente.-
La sala inizialmente restò in silenzio, per poi scoppiare in un brusio incredibilmente forte, composto da tutte le ipotesi della numerosa folla.
-Come già sapete, il mio punto di interesse è principalmente il DNA e la genetica, ed è proprio grazie ad approfonditi studi di queste discipline che oggi posso affermare a voi tutti che è possibile unire il DNA di diverse razze, impiantando geni umani in alcune specie specifiche di animali.-
Il precedente brusio si trasformò in un'esplosione di voci che finirono per riempire la sala di domande senza risposte.
Il presentatore che fino a quel momento era rimasto dietro le quinte a guardare disinteressato la situazione in sala, vi rientrò e lentamente e non con poche difficoltà, fece tornare il silenzio.
In quel momento tutte quelle persone potevano essere divise in tre gruppi: da una parte molta gente era piacevolmente sorpresa e non aspettava altro che vedere quella scoperta dal vivo per poterne vedere gli effettivi vantaggi; da un'altra parte molta gente era terribilmente spaventata da questa novità, della quale sospettavano che ci sarebbero stati più lati negativi che positivi. Una piccolissima parte della gente in sala, invece, si chiedeva se tutto questo fosse giusto e sospettava che modificare la natura stessa sarebbe stato molto pericoloso.
Jeanine, che in quel momento si sentiva piccola piccola davanti a tutta quella gente e davanti a quella scoperta, non sapeva cosa pensare, desiderava solo essere nel suo amato letto per poter capire davvero le parole del padre, senza tutti quegli sguardi addosso.
La restante parte del discorso risultò ovattato alle orecchie della giovane che si sentì quasi in trance mentre scendevano dal palco.
Salirono sulla limousine velocemente, nonostante l'assalto dei giornalisti e si diressero verso casa prendendo strade secondarie.
Jeanine era appoggiata pigramente sullo sportello e con la testa rivolta verso l'esterno.
In quel momento non riusciva a pensare a nulla, sentiva semplicemente una strana sensazione che le faceva sentire il corpo pesante e la mente stanca, quasi spenta.
Lei non era una mente, eppure non ci voleva un genio per capire che quella notizia era di una portata devastante per la società.
Chris Rose si mangiava le unghie senza neanche rendersene conto, mentre guardava la giovane figlia illuminata dai lampioni che le passavano davanti al finestrino.
Un velo di lacrime gli offuscò lo sguardo nel vedere come i tratti della madre fossero quelli più evidenti e sorrise nel guardarle i due nei sulle guance, che invece aveva ereditato dal nonno paterno.
Non era stato facile crescere una bambina da solo, nonostante lui avesse vastissime conoscenze quasi su tutto, niente lo confondeva e lo metteva in difficoltà come quella piccola creatura, che ormai gli stava crescendo davanti agli occhi.
Distolse lo sguardo da Jeanine per poi guardare fuori dal finestrino.
Anche lui era tremendamente stanco e non sapeva cosa pensare, fino a quel momento era stato certo che sarebbe stata una buona idea annunciare questa scoperta, eppure ora i dubbi gli invasero la mente e vennero accompagnati da un terribile mal di testa.
Cercò di consolarsi dicendo a se stesso che ormai il danno (sempre se di danno si sarebbe trattato) era fatto, quindi poteva solo aspettare.
STAI LEGGENDO
Blooming and withering
FantasyL'uomo, nonostante la storia, continua e continuerà sempre a ripetere i suoi errori. Può una sola ragazza cambiare le cose?