Capitolo 9

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-A domani, signor Rose-
-A domani, signorina Evans-

Chris Rose era tremendamente stanco, mentre usciva dal laboratorio e si avviava verso la sua macchina.

Era stata una giornata davvero stressante e ne stava subendo le conseguenze.

Il viaggio di ritorno però fu parecchio rilassante, accompagnato dalle dolci note di pianoforte di un'artista anonimo.

Arrivò a casa in poco tempo, e parcheggiò la macchina. Prima di scendere però aspettò la fine della canzone.

Uscito dalla macchina tirò fuori le chiavi di casa e si avvicinò al portone.

Stava per mettere la chiave nella serratura, quando notò un dettaglio importante: la porta era aperta.

Mai, mai Chris Rose aveva lasciato la porta aperta.

La spinse col cuore in gola, ed ebbe un sussulto quando accese la luce e vide quello che era rimasto di casa sua.

Era tutto distrutto, devastato.

Gli tremavano le gambe mentre si faceva spazio tra le cose sparse sul pavimento, tra cui anche mobili.

Non si era salvato nulla, a partire dai mobili e per finire ai quadri appesi sulle pareti, che ormai si riversavano a terra rotti e separati dalle loro stesse cornici.

Chris camminava lentamente, cercando di regolarizzare il suo respiro e con la tremenda sensazione di essere osservato.

Controllò lentamente anche le altre stanze, passò per il salotto, per la cucina, per il bagno e per le camere da letto, notando come tutte avessero lo stesso caos al loro interno.

Rimase solo una stanza da controllare, quella che lo spaventava di più: l'ufficio.

Il suo ufficio era come la sua anima, e Chris era immobile davanti alla sua porta, con il timore e il dubbio di aprire o non aprire la porta.

Aveva paura, aveva tremendamente paura.

Sapeva cosa aspettarsi però nonostante questo sentiva il suo cuore esplodere e una strana sensazione al petto.

Era certo delle condizioni in cui avrebbe trovato il suo ufficio ma quella sera, Chris Rose, non era pronto per la vista che gli si parò davanti.

L'ufficio era in perfette condizioni, tutto era stato sistemato (il disordine stesso di Chris sembrava essere sparito) e messo a lucido.

Quell'ordine maniacale permise a Chris di vedere un dettaglio sulla sua scrivania, esattamente nel posto in cui, tra le scartoffie, posava il suo portatile.

Su quella scrivania ormai priva di fogli vaganti e di appunti, erano stati posati una rosa nera e un biglietto.

Gli si avvicinò con cautela e, con mani tremanti, afferrò questi due oggetti.

La rosa sembrava appena raccolta, tanta era la sua freschezza e il suo profumo, mentre il biglietto era piccolo e spesso, ed emanava un forte profumo di dolci, quasi di biscotti.

La situazione risultava quasi ironica.

Con dita tremanti Chris aprì il biglietto e lesse il messaggio che, con tanta cura, qualcuno gli aveva lasciato.

A saperlo probabilmente avrebbe evitato anche di guardarlo, quel bigliettino.

Chris si portò le mani alla bocca, mentre gli occhi gli si facevano lucidi e la paura attanagliava il suo cuore.

Lasciò cadere il biglietto sperando che tutto quello fosse un tremendo incubo.





















Conosco il tuo segreto.

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