Capitolo 6

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Erano passati due mesi dall'arrivo della fatidica lettera, durante i quali Jeanine decise di allenarsi duramente per prepararsi a quelli che sarebbero stati gli allenamenti ufficiali per diventare un'Agente Élite.

Le tremavano le gambe, mentre con il trolley in mano si avvicinava ai cancelli che l'avrebbero accolta per i mesi successivi.

Quella mattina il padre non l'aveva neanche guardata in faccia mentre la salutava, troppo impegnato nel guardare il computer sul quale stava lavorando. Lei cercò di non farci caso e se ne andò tranquilla ed emozionata per quel nuovo inizio.

Superati i cancelli, Jeanine camminava guardandosi attorno, quasi con la bocca aperta.

La grande struttura principale e le due strutture secondarie erano circondate da una folta vegetazione e la nebbia iniziava a decorare il bosco che accoglieva le strutture.

All'entrata c'erano poche persone, tutte giovani e che si guardavano l'un l'altro stringendo borsoni o valigie.

Probabilmente anche loro sono qui perché hanno superato il test.

-Buongiorno- disse Jeanine con tono neutro.

Il gruppo le rispose educatamente.

Jeanine non poté non notare però i due ragazzi che l'avevano completamente ignorata e parlavano tra di loro.

Erano entrambi alti, il più alto aveva una chioma bionda disordinata, spalle larghe e braccia robuste, che probabilmente teneva incrociate davanti al petto; non poteva esserne sicura perché lo vedeva di spalle.

Il ragazzo davanti a lui invece aveva un viso gentile e serio, decorato da occhiali semplici che ne nascondevano gli occhi castani, come i capelli lisci che gli incorniciavano il volto.
Aveva un fisico snello e asciutto, con una muscolatura tonica ma non eccessiva.

-Buongiorno!-
Una voce squillante interruppe l'attenta analisi di Jeanine.

-Ragazzi potevate aspett- il suo piede incontrò un sasso o forse si rifiutò di obbedire, portando la giovane ragazza a una rovinosa caduta.

Jeanine non ebbe il tempo di sporgersi in avanti per aiutare, che la chioma bionda di prima le si mise davanti e aiutò la ragazza a rialzarsi da terra.

-Sei sempre la solita...-
-Hey! Non è mica colpa mia, è che sono inciampata!-
-Ce ne siamo accorti Sophie, ce ne siamo accorti.-

Il ragazzo che ora Jeanine poteva vedere in viso teneva le sopracciglia aggrottate mentre si avvicinava all'amico in compagnia di quella nuova arrivata.
Il viso squadrato del ragazzo era decorato da occhi verdi, coperti leggermente da un paio di occhiali semplici ma più complessi di quelli dell'amico.

Teneva la mano sul fianco della ragazza, mentre camminavano insieme.

Lei aveva lunghi capelli chiari che le scendevano in morbide onde lungo la schiena e le incorniciavano il viso a punta.
Un'ennesima montatura di occhiali, stavolta più delicata, decorava gli occhi neri di quel viso sconosciuto.

Jeanine non ebbe il tempo di osservare anche gli altri ragazzi presenti che una giovane donna vestita elegantemente aprì la porta principale e vi si affacciò, per poi iniziare a chiamare i ragazzi uno ad uno, tenendo in mano quello che sicuramente era l'elenco.

Mentre veniva fatto l'appello, Jeanine scoprì che il ragazzo biondo si chiamava Richard, mentre il ragazzo castano si chiamava Philip.

-Rose Jeanine-

La diretta interessata prese il suo trolley e si avvicinò all'entrata, mentre i pochi rimasti (tra cui Sophie), la guardavano perplessi dopo averne sentito il cognome.

-Prego, vai avanti per quel corridoio e poi entra nell'ultima porta a sinistra.-

Annuì e iniziò a percorrere il corridoio indicato.

Il palazzo era decorato da un arredamento incredibilmente minimalista che gli conferiva un aspetto quasi vuoto e le pareti bianche entravano in grande contrasto con il pavimento nero e lucido sul quale Jeanine camminava insicura.

Arrivata davanti alla porta la tirò per aprirla, ma non ci riuscì; ci provò una seconda e poi terza volta ma senza risultato; a quel punto iniziò a pensare di aver sbagliato porta, quando si rese conto che la porta, per essere aperta, doveva essere spinta.

Entrò rossa dall'imbarazzo, mentre i presenti la guardavano confusi, visto il rumore che aveva fatto prima di riuscire ad entrare.

La stanza era ampia ma quasi vuota, vi era presente solo una scrivania e una sedia girevole dall'aspetto confortevole, sulla quale vi era seduta una donna dai freddi occhi color ghiaccio, che le sorrideva.

Sarebbe stato difficile non riconoscere una persona importante come Karina Rakovska.

La osservava con sguardo gelido mentre ticchettava con le unghie sul marmo scuro della scrivania.

Le mani erano decorate da tanti anelli sottili, probabilmente in argento e le lunghe dita sembravano ancora più lunghe per via delle unghie a punta, decorate da uno smalto color carne.

Il suo corpo sembrava magro ma tonico e il viso poco marcato dall'età era decorato da zigomi alti e guance incavate.

Jeanine sussurrò un "salve" che non ricevette risposta e si accostò alla parete, sentendosi ancora gli occhi di Karina addosso.

Dopo minuti infiniti durante i quali arrivarono tutti i membri del gruppo, Karina si alzò mostrando una figura magra e inaspettatamente bassa, nonostante i tacchi.

-Benvenuti ragazzi, per chi non mi avesse riconosciuto, sono Karina Rakovsa.
Oggi inizia il vostro percorso di addestramento, che spero vi renda degni di essere chiamati Agenti d'Élite. Quest'anno, come sempre, ho ideato io i test di ammissione e sono stata io stessa a giudicarne gli scritti. Volevo complimentarmi con tutti voi per essere riusciti ad arrivare fino a qui e soprattutto tu... Jeanine Rose... mi hai colpito. Ho grandi aspettative nei tuoi confronti, spero tu tenga in alto il nome di tuo padre.-

Karina dedicò alla ragazza uno sguardo gelido e un sorriso che sembrava nascondere molto altro, mentre gli sguardi di tutti i ragazzi ormai erano su Jeanine.

-Nonostante la mia squadra di Élite sia sempre stata perfettamente bilanciata e funzionale, quest'anno ho deciso di fare dei cambiamenti radicali, che spero accettiate nonostante non siate stati avvertiti.
Visto l'ormai crescente utilizzo di modificati in tutti gli ambiti, quest'anno vorrei sperimentare anch'io, assegnandone uno ad ognuno di voi, così da poterne sfruttare le capacità anche in battaglia.
Non preoccupatevi, ho fatto un'attenta analisi e sono stati addestrati da me medesima per potersi adattare ad ognuno di voi, in base alle caratteristiche fisiche che vi mancano.-

Karina sorrise e le si illuminarono gli occhi, mentre una porta, nascosta fino a quel momento, si aprì, facendo entrare in fila indiana un gruppo di semiumani, di sesso ed età differente, che avevano in comune solo un anello sottile attorno al collo.

Jeanine vide una chioma candida, per poi non vedere più nulla.

Blooming and withering Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora