Sorprendimi

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POV's Tish

Alberto apre la porta di casa sua mentre mi tiene per mano, trascinando goffamente anche i nostri bagagli.
Sto tremando, più di quanto avrei mai potuto immaginare.
Appena ci facciamo strada in salotto, ci vengono incontro sua madre e sua sorella.
La prima non esita un attimo e viene ad avvolgermi in un caloroso abbraccio, stringendomi forte.

Mamma di A: < Finalmente si è deciso a farti venire. Benvenuta Tish. Alberto ha parlato tanto di te. >

Mi sento le guance andare in fiamme, mentre lei continua a stritolarmi tra le sue braccia. Nonostante l'imbarazzo, sento anche una sensazione di calore, di affetto, quell'abbraccio ha tutto ciò che serve per definirlo materno e questo mi rassicura.

T: < Piacere di conoscerla, signora Antonella. >
Antonella: < Ma cosa sono questi formalismi, togli quel signora e dammi del tu, che mi fai sentire vecchia altrimenti! >

Mi fa strano darle del tu, ma se lei preferisce così, proverò a sforzarmi.
Nel frattempo anche Ramona viene verso di me e mi abbraccia.
Ho sempre pensato che lei mi odiasse, e forse è così.
Lei è molto protettiva nei confronti di Alberto, e in me sicuramente avrà visto la fidanzata acida e problematica di suo fratello, molto lontana da quelle che le ha fatto conoscere finora.
Nonostante tutto il suo abbraccio mi sembra sincero, così come il sorriso che mi rivolge.
Ramona non è una di molte parole, è sempre posata e riflessiva e spesso questo l'ha messa in contrasto anche con Alberto che, usando le sue parole, è sempre stato l'artista istintivo ed impetuoso.
Prima di incontrare me ovviamente, che sono l'esasperazione di queste caratteristiche.

Provo a mettere da parte questi pensieri, mentre mi godo la felicità di Alberto nel riabbracciare i suoi cari.
Sono mesi che è lontano da casa, per uno così viscerale come lui, è stata una tortura.
Riempie la mamma di baci e di carezze e lei se li sta godendo a pieno. Del resto come darle torto, la capisco perfettamente.

Anto: < Alberto andate a sistemare le vostre cose, fai decidere a Tish dove preferisce dormire, io nel frattempo comincio a preparare la cena. >

La ringrazio e mi faccio guidare da Alberto verso la zona notte.
Questa casa è enorme, ci sono un sacco di quadri, il pianoforte, libri e vinili ovunque.
E poi ci sono tantissime foto in giro.
Tutto corrisponde al ritratto della famiglia perfetta che mi ero fatta nella mia mente. Chissà se c'è veramente anche un posto per me.

Alberto mi porta nella sua stanza.
Una stanza grande, ariosa, con le pareti dipinte di blu.
Ci sono due letti singoli, probabilmente gli stessi che univa quando dormiva insieme a sua nonna e che quando lei se ne è andata non si sono più riavvicinati.
Mentre sono persa nei miei pensieri, lo vedo avvicinarsi e mi prende la nuca con una mano per baciarmi intensamente.
Io gli stringo le mie braccia intorno ai fianchi e mi godo finalmente le sue labbra sulle mie.
Un bacio che sa di voglia, di desiderio, di tutto l'amore che non abbiamo fatto in queste settimane.
Non appena ci stacchiamo per prendere fiato, provo ad interrompere il silenzio

T: < Dove dovrei dormire esattamente ? >
A: < Qui con me, ovviamente. >

Sorride malizioso, capisco dove vuole andare a parare.

T: < Sicuro che non sembri inopportuno agli occhi dei tuoi genitori ? So che voi al Sud ci tenete a certe cose. >
A: < Amore, i miei genitori hanno avuto 20 anni prima di me, sanno anche loro come vanno certe cose. Io non ci vedo nulla di male, e nemmeno loro. >

Detto questo mi dà un ultimo bacio a fior di labbra e ci accingiamo a sistemare le nostre cose, prima che sua madre ci chiami per la cena.

Quando ci dirigiamo in cucina, noto che è arrivato anche suo padre, Sandro, che avevo già avuto modo di conoscere quando era venuto ad Amici per la sorpresa. Mi viene incontro e mi abbraccia e mi invita ad accomodarmi a tavola.
Che sensazione strana essere qui seduta con loro, in uno squarcio di quotidianità così familiare. Eppure a dispetto di quello che pensavo, mi sento a mio agio, come se a questa tavola ci sedessi da sempre.
Inutile dire che Antonella ha cucinato come se avesse dovuto sfamare un esercito. Ci sono cannelloni, polpette, arancini, melanzane fritte.
Alberto è praticamente in paradiso, ma come biasimarlo, davanti a tutto questo ben di Dio neanche io so da dove iniziare.
Assaggio un po' di tutto, non mi faccio pregare. L'amore per il cibo è un'altra cosa che accomuna me e il tenorino che mi è seduto accanto.

La cena va bene, si parla del più e del meno, di Amici, dei nostri dischi, dei progetti lavorativi di entrambi.
A un certo punto, mentre aiuto Ramona e Antonella a sparecchiare la tavola, vedo Alberto allontanarsi per un attimo.

Sarà andato in bagno o a prendere qualcosa in camera sua, quindi non mi stranisco più di tanto.
Tuttavia passati una decina di minuti, lui ancora non si fa vivo.
Cerco di mostrarmi disinvolta, mentre continuo a chiacchierare con sua mamma e sua sorella, ma non vedo l'ora che ritorni per salvarmi dall'imbarazzo di questa situazione.

Ed ecco infatti che dopo un'altra manciata di minuti, ritorna in cucina e mi lascia un leggero bacio sulla guancia.
Gli sorrido dolcemente, mentre sua mamma e sua sorella ci danno la buonanotte avviandosi verso le loro rispettive stanze.

T: < Dove eri finito ? >
A: < Ero andato a sistemare una cosa. >
T: < Cioè ? >
A: < Vieni con me, te la mostro. >

Mi prende per mano e ci incamminiamo verso una piccola scala che dal balcone della cucina porta direttamente sopra in terrazza.
Appena arrivati all'esterno, resto sbalordita da quello che vedo davanti ai miei occhi.

Ci sono piccole candele bianche accese ovunque, petali di rosa che tracciano un breve percorso che conduce a un mucchio di cuscini adagiati su lenzuola e coperte.
Sono senza parole, lui mi cinge le spalle con il suo braccio, mentre bacia teneramente la mia tempia.

T: < Tu sei pazzo! >
A: < Di te sicuramente. >
Mi fiondo sulle sue labbra, mentre mi accorgo che da una piccola cassa posizionata lì a terra partono le note di Accanto a Te.
È tutto così magico, brividi intesi percorrono tutto il mio corpo mentre continuo a baciarlo senza prendere fiato.

Senza staccarci, muoviamo disordinati passi verso quei cuscini e quelle coperte, fino a caderci sopra.

A: < Ricordi cosa ti avevo promesso quando hai lasciato la casetta ? >
T: < Che volevi fare l'amore con me sotto il cielo di Messina. >
A: < Io mantengo sempre le mie promesse. >

Se stasera ti fidassi anche tu, potremmo ricominciare anche adesso. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora