Il suo palazzo era come uno dei tanti che si possono trovare nella periferia di una città.
Di medie dimensioni, era di color panna, alto una trentina di metri con grandi terrazze che fuoriscivano da esso -quasi pareva che l'edificio potesse cadere in avanti e schiacciare le persone- e delle finestre, più piccole, che riempivano quelli che senza sarebbero stati brutti spazi vuoti.Dal marciapiede si poteva notare una lunga via costellata da palazzi tutti -più o meno- simili, con dei grandi cancelli, contornati da degli incavi fatti a muretto in cui erano presenti i vari campanelli, di fronte ad agnuno.
La prima volta che Ludovica arrivò lì era con l'agente immobiliare: era tutto vestito in tiro, molto elegante, con una camicia bianca girata fino all'avambraccio col colletto in su che gli dava un'aria da burlone e sulla testa quasi calva portava degli occhiali da sole a goccia che indossava agli occhi anche nelle zone d'ombra. 'Se la tira poco il signorino' pensava la ragazza ogni qualvolta lo vedeva in atteggiamenti vanitosi, anche se, infine, di giovincello nei suoi 50 e passa anni c'era ben poco.
Quando si era riferita all'agenzia aveva chiaramente espresso il desiderio di voler avere un appartamento nè troppo grande -visto che non avrebbe saputo come riempire tutti gli spazi- ma neanche troppo piccolo visto che con lei avrebbe alloggiato anche il suo amato rottweiler di 2 anni. Le sarebbe piaciuto avere una terrazza abbastanza grande in cui avrebbe potuto far colazione nelle giornate più calde e, perchè no, prendere il sole senza gli occhi indiscreti dei vicini su di lei. Quindi un altro requisito fondamentale era la privacy, cosa a cui lei teneva molto. E come dimenticare il garage per la sua Range Rover bianca.
L'agente decise che il palazzo 'Cenere' avrebbe fatto proprio il caso suo. Di nero non aveva nulla, ma rispecchiava tutte le richieste di Ludovica, la quale aveva preferito abitare in periferia visto che i costi sarebbero stati più bassi e non avrebbe finito i soldi che la sua amata nonna, prima di lasciarla, le aveva garantito proprio per il periodo universitario."Ecco, questo è il palazzo 'Cenere' di cui ti parlavo. Penso sia perfetto per te, ora entriamo a dare un'occhiata" le disse l'uomo esattamente di fronte al cancello.
Dopo aver oltrepassato il cancello, arrivarono al portone del palazzo. Era grandissimo e una volta spinto si rivelò anche essere molto pesante.
Salendo le scale bianche in marmo a spirale, da una porta uscì un ragazzo, moro, occhi scuri e penetranti, vestito con un completo sportivo -molto probabilmente stava andando a fare jogging- e il primo pensiero di Ludovica fu 'ammazza niente male, quasi quasi mi scelgo questo palazzo'. Nel pensare ciò le scappò involontariamente un sorriso di cui l'agente se ne accorse subito.
"Ride di me signorina?". Ah, signorina, proprio il dimutivo che poco fa anche lei gli attribuì al maschile.
"No, assolutamente. Quanto manca all'appartamento?" chiuse lei.
"Mh...ecco, siamo arrivati". Pure permaloso il tipetto, pensò Ludovica sbuffando.Nel pomeriggio andò a pranzare in centro città con l'agente per discutere delle altre proposte che le aveva fatto nei giorni precedenti e, dopo aver sopportato per una buona mezz'ora l'uomo che nel ristorante che avevano scelto cercava di fare di tutto pur di attirare a sè l'attenzione di una donna che evidentemente gli piaceva -scena esilarante-, decise di recarsi nuovamente nella zona del palazzo Cenere per vedere se quel quartiere le potesse piacere.
"Oi amo, quindi sto appartamento? Com'è?" le chiese Martina al telefono.
"Una meraviglia. Di certo non è il palazzo fatato col principe che sognavo da piccola, ma ci può stare", rispose Ludovica ironica nel pieno della sua passeggiata. Guardava a terra cercando di non calpestare le crepe, cosa che faceva spesso da piccola quando faceva lunghe camminate coi genitori. Altro punto a favore di quel palazzo: si trovava in un isolato che le ricordava la sua infanzia.
"Spero che almeno ci sia una stanza degli ospiti che ovviamente lascerai a me" intervenne l'amica per stuzzicarla, anche se in effetti un posto letto a Milano non le sarebbe dispiaciuto affatto.
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Disarmante
Fanfiction/di·ṣar·màn·te/ Spontaneo, ingenuo, così da vincere la resistenza o la cattiva disposizione d'animo di qualcuno. In tanti raccontano le persone, ma chi ci pensa alla forza disarmante che possono avere solamente due cuori?