A Carrara, in quella meravigliosa culla del bianco candido del marmo, talmente imponente e bello da acciecare gli occhi di chi rimane immobile a contemplarlo, viveva un ragazzo di nome Federico, bello e dannato da far impazzire.
Proprio in quella città, straordinario connubio di mare e montagna in cui solo il vento riuniva questi due apparenti opposti grazie alla sua lieve brezza che soffia mettendo i brividi; era cresciuta un'anima forte, talmente determinata da sapere sin dal principio le sorti del proprio futuro.
Spesso in quelle notti fresche tipiche di quel luogo, i sogni di Federico venivano perseguitati dalle stesse identiche immagini: vedeva del bianco, bianco ovunque che sembrava sopraffarlo; era un tunnel lunghissimo quasi senza fine in cui a malapena si poteva scorgere uno spiraglio di luce che invano cercava di entrare ed illuminarne le parti più oscure.
E lui stava lì, in questo cammino quasi senza via di fuga.
La mattina si svegliava curioso su quale fosse il vero significato di quel sogno.Ma era veramente un sogno? A volte i sogni sono talmente reali da essere -e non sembrare solamente- realtà.
La notte invece andava a letto con la speranza di rivedere quel mondo bianco che gli apparteneva, sperava di esplorarlo, di capirlo, di studiarlo nei minimi dettagli in quei pochi secondi che nella notte sembrano eterni.
Anche durante il giorno la sua mente sognante viveva di quel sogno; a volte a scuola il suo sguardo veniva incantato verso l'immensa finestra della sua classe ad ammirare quelle imponenti montagne rocciose che si potevano scorgere da qualsiasi punto della città.
Quelli erano i suoi momenti di fuga da una realtà che gli stava stretta, troppo stretta ad uno come lui che desiderava soltanto crescere per vivere di ciò che amava fare di più.
Perché si, quelli come lui sono troppo testardi per pensare a ciò che non gli interessa, piuttosto preferiscono vivere nel loro mondo, quello che si creano davanti a loro ad occhi aperti, in cui nessuno può entrare per ammirare ciò che di più bello vaga in quelle menti sognanti.
La scuola gli piaceva ma non troppo, quel giusto che bastava per farlo sopravvivere a quelle interminabili ore mattutine in cui le lancette dell'orologio sembravano essere perennemente bloccate.
Ma il motivo che lo spingeva ad alzarsi la mattina era tutt'altro, ben diverso.
Si dice che l'amore per le cose materiali non esista, che sia inutile e caratteristico di persone che non danno valore a ciò che nella vita veramente conta; il pallone è questo, è un oggetto, un materiale o come volete chiamarlo, senza nessun valore apparente agli occhi di chi vuole vederlo così.
Ma per Federico era tutto.
Quel suo magico mondo di cui era geloso aveva il pallone come suo fulcro, nessuno poteva toccarlo, era suo... era il suo sogno.
La mattina dopo aver aperto gli occhi si sentiva stanco come al solito, ma appena finita la trance mattutina, la sua mente pensava solo ad una cosa.
Sapeva che nel pomeriggio sarebbe andato ad una nuova sessione di allenamenti con quel suo amato pallone ed in men che non si dica scattava giù dal letto e cominciava la sua routine mattutina, cominciando con il caro e vecchio 'buongiorno' ai suoi genitori e alla sua amata sorella Gaia.
Quella passione e quell'amore erano già presenti in lui da quando era nato.
Era destinato al pallone ed il pallone a lui.
Un amore che col tempo lo aveva custodito con cura e fatto crescere con dedizione ogni giorno sempre di più. Una passione che deve i ringraziamenti anche ai genitori di Federico, i quali avevano sempre creduto infinitamente il quel piccolo ma grande sogno del figlio, ed erano pronti a fare di tutto per aiutarlo a farlo diventare realtà.
Che significa quando si dice che si ha la testa tra le nuvole? Quel piccolo campione avrebbe dato la risposta più bella al mondo se solo il suo passato potesse parlare.
Dopo ogni gol esultava imitando un aeroplanino, proprio quel piccolo giocattolo classico dei bambini -perché in fondo tutti i campioni sono stati bambini-.
Apriva le sue braccia cercando di allargarle il più possibile, voleva volare sempre più in alto, voleva andare chissà dove e solo dio sa quanto quel suo piccolo cuoricino batteva forte ad ogni gol.
Vedere la palla entrare in porta gli dava una scarica di adrenalina incredibile; si sentiva come quei supereroi di cui amava leggerne i fumetti alimentando sempre più la sua fantasia, quelli capaci di tutto, forti, determinati, sicuri di sé e di ciò che li circonda.
Si sentiva imbattibile e diventava un tutt’uno con quella disciplina.
Quelli come lui si riconoscono subito, non c'è nessuna difficoltà nel distinguerli tra una massa di bambini che calciano la palla.
Ad ogni partita, gli occhi della gente riunita attorno al campo per assistere si illuminavano e chi se ne intendeva almeno un po’ di calcio, ritornava in quel bambino che era un tempo e ad occhi aperti viveva quello stesso sogno che Federico aveva la fortuna di vivere per davvero.
Cominciò con una piccola squadra, l'Atletico Carrara.
E’ ovvio che da un bambino non ci si può aspettare un gran che, ma a lui sarebbe andato bene di tutto purché potesse indossare quei scarpini che ormai erano diventati i suoi secondi piedi, nonché alleati.
Dopo essere passato per l’Empoli, arrivò quella squadra, proprio quella a cui ambirebbe ogni bambino toscano che avesse lo stesso sogno di Federico.
Era ancora un ragazzino ma davanti a sé vedeva sempre più nitido quello che sarebbe stato il suo futuro.
Si avvicinava tutto sempre di più e il suo cuore batteva sempre di più solo toccandone il pensiero.
Quel colore, il viola, se lo sentiva già suo.
Quella squadra rappresentava il suo trampolino di lancio verso il suo sogno.
I sacrifici che vennero fatti furono tanti; doveva saper conciliare alla perfezione gli impegni di studio con quelli calcistici e spesso e volentieri gli rimaneva ben poco tempo per trovare svago con i suoi amici, come del resto facevano tutti.
Per lui era diventato quasi impossibile anche andare a fare un giro in spiaggia talmente era impegnato, ma poco gli importava, perché tanto la spiaggia della sua amata Carrara lo avrebbe aspettato in qualsiasi momento, non lo avrebbe abbandonato e il suono del vento mischiato a quello quasi assordante del mare lo faceva calmare e rassicurare.
Non poteva di certo perdere la concentrazione proprio in quelli che erano gli anni decisivi.
C'è chi cresce e matura col tempo, col passare degli anni e ha tutti i mezzi per fare ciò che più gli piace, comprese le tipiche sciocchezze adolescenziali. Ma per Federico fu diverso, ben diverso. Fin da piccolo ebbe a che fare con la concorrenza, quella sana e giocherellona ovviamente, ma che era un piccolo ma grande specchio di quello che gli sarebbe aspettato in futuro; per non parlare di quel carattere forte, duro ed inscalfibile proprio come il marmo della sua Carrara, che col tempo cresceva sempre più, assieme a lui.~•~•~•~•~•~•~•~•~•~
ehiii
fin'ora avevo fatto un'introduzione a ludovica, mentre ora ecco a voi quella di federico
ce ne sarà una seconda parte e dopodiché si entrerà nel vivo della storia.
buona lettura!
gaia
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Disarmante
Fanfiction/di·ṣar·màn·te/ Spontaneo, ingenuo, così da vincere la resistenza o la cattiva disposizione d'animo di qualcuno. In tanti raccontano le persone, ma chi ci pensa alla forza disarmante che possono avere solamente due cuori?